Educazione sessuo-affettiva e scale arcobaleno a scuola
L'episodio del ragazzo che non vuole salire le scale arcobaleno, l'educazione sessuo-affettiva nelle scuole, il libro "Sentimenti MalEducati"

L'episodio del ragazzo che non vuole salire le scale arcobaleno, l'educazione sessuo-affettiva nelle scuole, il libro "Sentimenti MalEducati"
L’episodio del ragazzo che non voleva calpestare le scale arcobaleno anti-omofobia ci può insegnare più di quanto pensiamo. Questo incidente ci dice molto sulla società e sul futuro che stiamo lasciando ai giovani, ma anche su cosa bisogna cambiare e, soprattutto, su quanto la scuola sia importante per i ragazzi e le ragazze giovanissimi/e che non ricevono educazione a 360 gradi a casa, partendo dall’educazione sessuo-affettiva.
In una scuola di Verona si verifica un episodio molto interessante quanto preoccupante: un ragazzo di 13 anni si rifiuta di salire le scale i cui gradini sono pitturati con i colori dell’arcobaleno. La scala, inaugurata la scorsa primavera dalla scuola in occasione della giornata internazionale di sensibilizzazione contro l’omofobia, riporta scritte come fiducia, ascolto, rispetto, comprensione, tolleranza, altruismo, lealtà, empatia, cura, attenzione, pazienza, accoglienza e, sull’ultimo gradino recita la frase L’amore è amore, nient’altro.
Questo ragazzo, insieme alla sua classe, doveva recarsi al piano superiore della scuola per una rappresentazione teatrale, ma si è rifiutato di calpestare questi gradini, prima provando a usare una scala di servizio e, dopo essere stato ripreso dalla docente, si è «aggrappato alla ringhiera della scala che dà sul vuoto con un salto di almeno quattro-cinque metri». A quel punto la docente si è arrabbiata e la conseguenza è stata una nota disciplinare per il comportamento «assolutamente inadeguato» del ragazzo. Tutto questo perché? Il ragazzo è «contrario alla comunità Lgbt» e non voleva quindi calpestare le scale arcobaleno erette proprio a sostegno della comunità.
I genitori hanno subito contestato la nota, descrivendola come una presunta violazione dei diritti di loro figlio e facendo appello al ministro dell’istruzione, Giuseppe Valditara, e al direttore dell’ufficio scolastico regionale Marco Bussetti, quest’ultimo ha subito chiesto chiarimenti alla scuola. Anche l’ex ministro per i Rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi, ha deciso di fare una dichiarazione sull’accaduto:
«I genitori mi hanno contattato mandandomi il carteggio e mi pare che sia una situazione assurda. Parliamo di un ragazzino, non può essere obbligato a salire una scala appoggiando in questo modo l’ideologia che contesta. Era possibile salire un’altra scala ma non gli è stato permesso. È stato punito per ragioni ideologiche. Andrà fatta un’ispezione per verificare fino in fondo l’accessibilità delle due scale e per essere certi che la scuola non diventi un luogo di indottrinamento».
La reazione dei genitori e del ministro ha trasformato un episodio scolastico in una narrazione strumentale, come pensa l’assessore comunale ai diritti umani, Jacopo Buffolo. Nel dibattitto si intromette anche Rossano Sasso, esponente del Carroccio, capogruppo del partito in commissione Scienza, cultura e istruzione:
«Trovo inaccettabile questa presa di posizione nei confronti di un ragazzino in formazione che può avere delle idee più o meno consapevoli vista l’età». Molti cominciano a schierarsi con il ragazzo, difendendo le sue idee e la sua libertà di pensiero. Ma lo studente ha ricevuto la sanzione dalla scuola solo per quanto riguarda l’atto pericoloso che ha messo a rischio la sua incolumità, non per le idee manifestate contro la comunità Lgbt: “Non vi è alcuna motivazione ideologica alla base della nota disciplinare”, conferma il preside dell’istituto.
La questione è partita dall’astio del ragazzo verso la comunità Lgbt, ma la nota non ha nulla a che fare con questo, quindi si sta cercando di far passare la situazione come un’imposizione ideologica della scuola, che però non è. In primis, il padre del ragazzo ha affermato che imporre «questa ideologia è violento», come se valori come l’empatia e il rispetto siano violenti.
Quindi cosa ci insegna questa vicenda? Vorrei parlarvi dell’assurdità del dibattito sull’ideologia e dell’accusa alla scuola come luogo di indottrinamento, ma penso che dovremmo soffermarci sull’educazione dei bambini di oggi, il cui livello sembra diminuire, e per questo la scuola ha più dovere che mai di cambiare le cose.
I ragazz* non ricevono sempre la giusta educazione a casa: l’empatia, la tolleranza, l’altruismo, l’accoglienza, sono valori che tutti i buoni cittadini devono conoscere, ma non sempre ci vengono dati dai nostri genitori. Per questo la scuola è importante e deve riempire le mancanze di educazione dei nostri genitori. Questo potrebbe farsi attraverso l’inserimento dell’educazione sessuo-affettiva nelle scuole, dei cui principi fa parte il contrasto di fenomeni di violenza di genere, stereotipi e discriminazioni, che aiuterebbe i più giovani e le più giovani a capire che discriminazioni come quelle del ragazzo di questa storia non sono accettabili. Bisogna anche educare noi stessi e, in caso ci siano, i nostri figli e nel caso in cui non ci si riesca, qui viene l’importanza dell’educazione sessuo-affettiva nelle scuole.
Un importante contributo al tema viene dal libro di Stefano Rossi Sentimenti malEducati. Coltivare l’intelligenza affettiva per insegnare ai ragazzi le cose dell’amore. Il libro è ricco di assist per nutrire il rispetto, l’attenzione e l’approccio all’altro, per insegnare il potere difensivo del no e la capacità di liberarsi da invidia, gelosia, paura, rancore, prepotenza e arroganza che avvelenano la capacità dei nostri ragazzi di vivere relazioni sane.
Un secondo passo è una legge contro l’omotransfobia: purtroppo l’Italia fa parte dei 9 paesi europei (su 27) che ancora non hanno implementato una legge del genere e che non hanno aderito alla dichiarazione europea contro l’omofobia e per la promozione delle politiche europee a favore della comunità Lgbtqia+. Nel mentre, le violenze contro le persone che fanno parte della comunità aumentano: nel 2024, si sono verificati 149 casi di atti discriminatori e/o violenti ai danni di persone Lgbt, ovvero, una ogni due giorni. Sono proprio i piccoli atti, come quello del ragazzo che si rifiuta di salire scale arcobaleno, che poi portano a conseguenze più grandi come atti di violenza.