Il 25 settembre gli Italiani saranno chiamati ad eleggere il nuovo Parlamento. La campagna è iniziata nel mezzo dell’estate, all’inizio in maniera un po’ stanca, poi in modo più intenso grazie al friccicore dello sbarco dei leader politici sui social utilizzati dai più giovani, come Tik Tok e Instagram (clamoroso l’eco dell’esordio di Silvio Berlusconi).

Molte delle associazioni LGBT+ italiane si sono unite per fare sentire la propria voce e far arrivare le proprie rivendicazioni ai vari schieramenti che stanno competendo. E’ nato, così, il movimento La strada dei diritti di cui ho parlato in altra occasione.

Le rivendicazioni espresse alla politica dalle associazioni LGBT+ che si radunano intorno al movimento #lastradadeidiritti

Il movimento sta portando un lavoro certosino di analisi dei programmi di ciascun partito politico, nessuno escluso, che condensa, aggiornandola giorno dopo giorno, in una tabella sinottica di confronto, tutte le posizioni dei partiti sui temi più caldi: una tabella che trovate qui sotto aggiornata al 5 settembre.

Come si può direttamente constatare, in cima alla classifica dei partiti virtuosi (non è una novità) troviamo +Europa (che fa sua la tradizione storica di posizionamento pro-diritti del movimento radicale), segue l’Alleanza tra Verdi e Sinistra e, immediatamente dietro, a sorpresa, l’Unione Popolare di de Magistris che riunisce Potere al Popolo, Rifondazione Comunista, il gruppo parlamentare ManifestA e molte realtà sociali e intellettuali.

Staccati di una lunghezza PD e Movimento 5 Stelle. Mentre, tra le pecore nere, Fratelli d’Italia e Lega (ultima in classifica).

Incombe sull’Italia lo spettro di una paventata recessione, addirittura per alcuni superiore a quella del 2008, e, quindi, ci si aspetterebbe di trovare come protagonista del dibattito politico i programmi per prevenire questo rischio e garantire solidità finanziaria e progettuale all’Italia.

Invece la gran parte del dibattito vira sui diritti e non ci sarebbe nulla di male perché si parla di temi rilevanti per il vivere insieme. Vira sui diritti, purtroppo, soprattutto per alimentare una gazzarra che, alla fine, porta poco e niente di concreto, basti pensare, rimanendo sui temi LGBT+, a come non si sia riusciti ancora ad andare a dama con uno straccio di legge contro l’omotransfobia.

Una novità importante, però, emerge dalle prossime elezioni: la quantità di candidati LGBT+ esplicitamente out e che, anzi, spesso fanno del loro essere out segno di credibilità per il loro impegno politico e programma elettorale.
Vediamo chi sono questi candidati.

Molte le candidature di rappresentanti noti del mondo LGBT+: in primis tra le file dei partiti champion nella classifica della sensibilità per i diritti LGBT+: Marilena Grassadonia per Alleanza Verdi-Sinistra, già presidente di Famiglie Arcobaleno e ora responsabile dell’Ufficio Diritti LGBT+ di Roma Capitale, e Yuri Guaiana per segretario dell’associazione radicale Certi diritti e senior campaigns manager per l’associazione internazionale LGBT+ All Out. Nelle fila di +Europa anche Alberto Ruggin e Matteo Di Maio.

Unione Popolare arruola nei collegi campani l’unica candidata transgender, Loredana Rossi, fondatrice e attuale vicepresidente di Atn – Associazione Transessuale Napoli, figura chiave nella storia dell’aiuto alle donne trans e ai femminielli di Napoli.

Presenti candidature consolidate di politici LGBT+ dichiarati, presenti da diverse legislature: nel Terzo Polo (Azione + Italia Viva) Ivan Scalfarotto e Barbara Masini (già Forza Italia)

Finiamo la carrellata con il Partito Gay LGBT+, costituito di recente, e che presenta i suoi candidati nelle liste del Movimento 5 Stelle. A scendere in campo per loro il portavoce Fabrizio Marrazzo e Marina Zela, tra i fondatori.

E Giorgia Meloni? A Cagliari viene interrogata dall’attivista Marco Marras sui diritti LGBT+ e replica “Hai già le unioni civili, quindi puoi fare quello che vuoi!”

E no! Non possiamo fare quello che vogliamo! Il matrimonio egualitario non lo abbiamo. Adottare non possiamo. I diritti dei figli delle Famiglie Arcobaleno non sono ancora automaticamente garantiti. Parlare in contesti ufficiali e istituzionali di questione LGBT+ viene ancora boicottato brandendo la spada del gender.

E quindi? In bocca al lupo a tutti i candidati LGBT+ e riflettiamo sui programmi di ogni partito se abbiamo a cuore il tema diritti.

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