Maria Sole Ferrieri Caputi desidera farsi chiamare arbitro e non arbitra poiché ritiene che questa seconda accezione voglia sottolineare il suo essere donna, e rimanda a quando vi sarà veramente uguaglianza, quando non vi sarà bisogno di parlarne, quando sarà normale… A quando vi sarà veramente parità tra i sessi. 

Non era mai accaduto che una donna dirigesse una partita di serie A, anche se per Ferrieri Caputi c’è già stato un esordio, sia importante che storico nella Coppa Italia. Questo video di SkyTG24 può essere di interesse. 

Maria Sole risponde agli insulti sessisti mentre arbitra una partita di calcio

Quella di 32 anni é peraltro un’età adeguata per approcciarsi a gestire partite di calcio in serie A e fare carriera, dopo 15 anni di esperienza col fischietto in bocca e molti altri di esperienza calcistica. Certo, non è un uomo… ma una donna (alta per altro 1.80!).

Forse non dovrebbe far notizia, ma la società ancora maschilista a fronte di tale evento si stupisce e quindi questo esordio sì, fa notizia. E ne parlano tutti: Repubblica, Vanity Fair, Il Post, Eurosport…

Il problema, che credo sfiori la Caputi, relativo al lessico con cui si indicano certe funzioni a seconda che esse siano esercitate da un uomo o da una donna (Sindaco/Sindaca, Ministro/Ministra) si collega all’omologazione dei sessi ai fini del loro esercizio. Insomma ciò non si conquista con il lessico, ma sul piano sostanziale.

Per la Caputi, quindi, chi arbitra una partita, donna o uomo, è sempre e solo arbitro, e il compito non varia in base al sesso di chi lo esercita. Così nel tribunale c’è solo e sempre un giudice, che non diventa giudicessa se è donna.

Maria Sole Ferrieri Caputi all’opera

Sicuramente fare l’arbitro sui campi di calcio – che purtroppo vedono nelle tribune tifoserie che sovente esprimono ignoranza e violenza repressa – è una scelta forte e coraggiosa per una donna, e credo che la Caputi voglia dimostrare proprio questo nel momento in cui è chiamata ad arbitrare al massimo livello della Lega calcio, senza sconti rispetto all’uomo per il solo fatto di essere donna.

Di certo la vicenda aprirà nuovi scenari per i diritti delle donne in questa società ancora troppo maschilista. Intanto mi ha riportato alla mente il bellissimo libro di Stefano Massini, uno dei più grandi scrittori italiani del momento, intitolato Ladies Football Club, che racconta la storia di undici operaie inglesi che nell’aprile del 1916 decidono di cominciare a dare calci ad un pallone, guadagnandosi tutta la più aspra ostilità delle istituzioni del calcio maschile. 

La copertina del libro di Stefano Massini Ladies football club

E come quelle undici operaie inglesi del 1916, oggi l’arbitro Maria Sole Ferrieri ci dimostra che sul campo di calcio si può correre anche e soprattutto per affermare se stesse, prima ancora che per celebrare il calcio.

Condividi: