In questa intervista, il filosofo Marco Maurizi esplora il legame profondo tra filosofia, genere e sessualità, riflettendo sulle radici storiche e sociali di queste tematiche.

Dalla rivoluzione sessuale degli anni ’60 e ’70 fino alle polemiche contemporanee, Maurizi traccia un filo conduttore che collega passato e presente. Attraverso riferimenti emblematici come il Rocky Horror Picture Show e lo slogan Don’t dream it, be it, si sofferma sull’importanza di rompere le norme eteronormative e di genere, ponendo l’accento su quella che fu una stagione di sperimentazione e ricerca collettiva della libertà.

Tuttavia, Maurizi mette in guardia contro i rischi della mercificazione della sessualità nell’era neoliberista, in cui la libertà personale rischia di essere trasformata in mera imprenditorialità individuale. Fenomeni moderni, come OnlyFans, rappresentano secondo lui un segnale di questa tendenza. Maurizi sottolinea che una vera liberazione sessuale non può esistere senza un cambiamento sociale più ampio e inclusivo. La lotta per la libertà individuale è inseparabile da quella per la giustizia sociale e per la liberazione di tutte e tutti, in un mondo più equo e solidale.

Un messaggio potente che ci ricorda come, per cambiare veramente la società, il personale deve sempre rimanere politico.

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