A conclusione del restauro, dell’adeguamento funzionale e dell’ampliamento dell’edificio disegnato nel 1492 dall’Architetto Biagio Rossetti (Ferrara, 1447 circa – Ferrara, 16 Settembre 1516), Palazzo dei Diamanti, simbolo della città di Ferrara, prosegue la sua attività espositiva.

Le mostre in corso, fino al 1° ottobre, presentano le opere di due artisti contemporanei nelle sale delle due aree collegate attraverso un innesto di architettura contemporanea – trilitico, aereo, sintetico, chiuso in parte da vetrate – integrazione necessaria per dare compiutezza al percorso di visita posto in relazione con il giardino riqualificato.

Guido Harari – photo by Lucrezia Granzetti

Varcata la soglia dell’antico palazzo, le cui mura esterne sono caratterizzate dal bugnato a punta di diamante, l’intervento degli architetti dello Studio Labics, con sede a Roma, ha valorizzato gli spazi interni, dell’ala Rossetti e dell’ala Tisi, collegandoli alle aree esterne; lavoro per il quale Labics ha meritato la menzione d’onore del Premio Italiano di Architettura 2023.

Un esempio virtuoso di intervento architettonico come strumento di rilettura e attualizzazione funzionale e culturale di un edificio storico di enorme valore. Il progetto merita il riconoscimento non solo per la sua qualità intrinseca ma anche per essersi affermato nonostante la presenza dei pregiudizi e resistenze pseudo-preservazioniste che ha dovuto affrontare”.

Ute Lemper, Guido Harari, Marco Gulinelli – Photo by Lucrezia Granzetti

Sono circa 8.500 i blocchi di marmo bianco, venato di rosa, che sulla superficie esterna del palazzo creano effetti prospettici dovuti alla differente struttura delle punte orientate in modo diverso, a seconda della loro collocazione, al fine di catturare al meglio la luce.

E, parlando di luce, nessun luogo nel periodo più luminoso dell’anno avrebbe potuto offrire spazio migliore, oggi adeguato alle esigenze espositive contemporanee, alla grande mostra antologica dedicata a Guido Harari presentata da Fondazione Ferrara Arte e dal Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara.

Nel suggestivo percorso espositivo, che con l’intervento degli architetti ha restituito all’edificio la spazialità originaria e ha permesso di ospitare anche gli impianti che oggi consentono di allestire con maggiore libertà le esposizioni, si possono ammirare le oltre trecento opere tra fotografie, installazioni, filmati originali, proiezioni e incursioni musicali.

Ute Lemper, Guido Harari, Marco Gulinelli – Photo by Lucrezia Granzetti

La mostra Guido Harari – Incontri. 50 anni di fotografie e racconti, organizzata con Rjma Progetti culturali e Wall Of Sound Gallery è un viaggio attraverso tutte le fasi della lunga attività artistica di Guido Harari: dagli esordi come fotografo e giornalista in ambito musicale, alla realizzazione delle numerose copertine di dischi per artisti come Fabrizio De André, Bob Dylan, Vasco Rossi, Kate Bush, Paolo Conte, Lou Reed, Frank Zappa, fino alla sua presenza nel panorama nazionale e internazionale contemporaneo che lo vedrà affermarsi nell’editoria, nella pubblicità, nella moda, nei reportage, ambiti nei quali porrà sempre in evidenza il valore che attribuisce al ritratto come racconto di un’intimità stabilita con i molti celebri personaggi che nel corso della vita ha incontrato.

Vittorio Sgarbi – Photo by Lucrezia Granzetti

Guido Harari e la musica

Dall’ala Rossetti, caratterizzata da una sequenza continua di sale che si succedono, una in fila all’altra, scandite dai portali in ottone che separano e impreziosiscono gli spazi, il percorso espositivo parte dagli anni dell’adolescenza, gli anni Settanta, quando Harari inizia a collegare la musica e la fotografia.

Di questo periodo sono testimonianza immagini, sequenze inedite, filmati d’epoca di backstage, videointerviste e il documentario di Sky Arte a lui dedicato. In mostra una sezione racconta la sua passione per la curatela di libri, che egli considera come una forma di “fotografia senza macchina fotografica”, un’altra è dedicata agli incontri dai quali sono nate le biografie illustrate di Fabrizio De André, Fernanda Pivano, Mia Martini, Giorgio Gaber, Pier Paolo Pasolini, una terza permette di osservare alcune immagini di ricerca inedite, realizzate da qualche anno, come una personale forma di meditazione in progress.

Ute Lemper – Photo by Lucrezia Granzetti

Inoltre si contestualizza perfettamente, nella ricca mostra antologica, la presenza della Caverna magica grazie alla collaborazione con Epson. In un’ampia sala del palazzo è stato allestito un vero e proprio set fotografico attrezzato con cui il maestro ha potuto offrire al pubblico, su prenotazione, l’opportunità di farsi ritrarre e ricevere una stampa Fine Art del proprio ritratto in formato 33×48 cm., firmata dall’autore.

In questo spazio, adeguato alla realizzazione dei ritratti, l’inconfondibile accoglienza del maestro rende indelebili e memorabili quegli istanti dedicati a fissare un frammento di vita che avrà l’opportunità di diventare uno dei protagonisti di questa fantasmagorica esposizione.

Ute Lemper, Guido Harari – Photo by Lucrezia Granzetti

In effetti, appena varcata la soglia della prima sala, nel rapido susseguirsi di immagini, suoni, colori, oggetti che incalzano e colpiscono vivamente i sensi e la fantasia, molte potrebbero essere le domande da porsi.

Probabilmente la prima porterebbe a riflettere sull’indiscussa capacità del maestro di porsi in relazione con il soggetto da ritrarre attraverso quell’intuizione intellettuale che lo rende uno degli interpreti contemporanei più sensibili ed autorevoli del ritratto. Ogni immagine dimostra calcolo e valutazione nella padronanza assoluta di una tecnica abbinata all’abilità di saper valorizzare l’interazione tra la luce e i volumi.

Guido Harari – Photo by Lucrezia Granzetti

Sono tanti i personaggi fotografati da Guido Harari e molti coloro che hanno espresso le proprie impressioni relative non solo alla modalità attraverso cui il maestro ama procedere per coinvolgere le personalità che lo stimolano in una esperienza nuova, interessante e sorprendente, ma anche perché nessuno come lui era mai riuscito a creare, nel proprio laboratorio di studio, una sintesi perfetta tra musica e fotografia.

Lou Reed parlò di “immagini musicali, piene di poesia e di sentimento” capaci di catturare nei ritratti ciò che “viene generalmente ignorato da altri fotografi”.

Laurie Anderson lo definì “diverso da qualunque altro fotografo” che “non ama programmare una session fotografica, o magari sì, ma è sempre lì, presente, e “ti dispiace se ti faccio un ritratto?”. Ad Harari basteranno pochi secondi. La sua fotografia non ha “nulla a che vedere con quelle photo session dove metti in mostra soltanto una certa parte, molto limitata, di te.” […] “Guido non vuole rubarti nulla, ma piuttosto provare ad andare oltre l’apparenza delle cose. Questo è un modo molto eccitante di affrontare la fotografia, che produce risultati sempre imprevedibili”.

Lindsay Kemp affermò “possiede la tecnica, il gusto e la pazienza per organizzare delle foto concettuali estremamente sofisticate e perfettamente studiate, in situazioni meticolosamente controllate. Guido Harari contribuisce con la sua arte a quella degli artisti che ama fotografare, ma è anche un maestro nel catturare attimi fuggenti, sempre pronto a fare un passo indietro e rientrare nell’ombra, per cogliere l’effimero balenio di risate, di noia o di lacrime: l’umanità non in posa dall’altra parte della fama, la magia casuale delle cose semplici”.

David Crosby riconobbe in lui l’intenzione di non voler scattare soltanto una fotografia: “tu stavi guardando la persona. Occorre avere il senso di chi si sta fotografando. Gran parte dei fotografi si concentra sull’immagine, sulla composizione, sulla luce, e non si focalizza allo stesso modo sul soggetto. Ma se vuoi fissare un’immagine significativa, devi riconoscere l’esatto istante in cui la sua espressione mostra chi è davvero”.

Ute Lemper, presente e intervenuta alla conferenza stampa dell’inaugurazione dell’esposizione il 15 luglio scorso, riconosce in Guido Harari la capacità di essere stato immediatamente interessato alla sua persona, al linguaggio del suo corpo e da questo interesse ne nacque una lunga collaborazione in cui l’attrice ha potuto dare sempre spazio alla sua immaginazione.

Vittorio Sgarbi del maestro ha affermato “rassicura, sorride, rapina, conquista. L’operazione sarà breve, indolore.” […] “Guido Harari non cerca lo scontro, non vuole conflitti, non ruba l’anima. Troppo scomodo. Non c’è niente di più profondo della superficie. […] Tutto questo non vuol dire che Harari evita di indagare le profondità, intercettare i turbamenti e i pensieri oscuri. Ma il problema non è suo.” […] “Ad Harari e a noi interessano l’intimità, la confidenza, la complicità di personaggi naturalmente lontani, che lui avvicina per noi. Sono la consuetudine, la confidenza che abbattono muri, distanze. Harari travolge la turris eburnea nella quale tutti noi ci rifugiamo. Ha le chiavi. Ecco: le sue fotografie sono le chiavi con le quali entra nella nostra intimità. E la rivela. Rivelazioni dunque sono le sue fotografie”.

Guido Harari, Vittorio Sgarbi – Photo by Lucrezia Granzetti

Credo davvero che Guido Harari, come lo definì Laura Phillips Anderson Laurie, sia “diverso da qualunque altro fotografo” e penso che la particolarità di ogni suo ritratto sia da ricercare nella scelta fatta sin dai primi anni di formazione durante la sua adolescenza.

Perché il voler associare
la fotografia alla musica?

Qual’era il desiderio impossibile da raggiungere attraverso questa associazione? Proprio quando un’opera sembra sia espressione di massima libertà di un linguaggio artistico, cela un’ordinata distribuzione delle sue parti, un intimo e armonico rapporto di proporzioni e di ritmi dell’opera. Guido Harari crea palcoscenici individuali, per alcuni protagonisti della storia, come se per ogni personaggio avesse trovato la nota perfetta, quella che apre all’immaginazione.

Ute Lemper, Guido Harari – Photo by Lucrezia Granzetti

GUIDO HARARI Incontri. 50 anni di fotografie e racconti

Ferrara Palazzo dei Diamanti 16 luglio – 1 ottobre 2023

Mostra organizzata da Fondazione Ferrara Arte e Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara in collaborazione con Rjma Progetti culturali e Wall Of Sound Gallery, con il contributo del Comune di Ancona.

Aperto tutti i giorni dalle 11.00 alle 20.00 Informazioni e prenotazioni tel. 0532 244949 | diamanti@comune.fe.itwww.palazzodiamanti.it

Radio Monte Carlo è la radio ufficiale della mostra.

Le sezioni della mostra

1. Light my fire. Il big bang di una passione.

La mostra prende le mosse dalla ricostruzione idealizzata della stanza di Harari ragazzino, con tutta l’iconografia che lo ha ispirato: poster, foto, riviste e libri d’epoca, pagine di diario, copertine di dischi, autografi e memorabilia.

2. Fronte del palco

In una sala immersiva prende vita la dimensione propulsiva dei concerti, cogliendo la melodia cinetica di artisti come Bowie, i Queen, Bob Dylan, Bruce Springsteen, Bob Marley, Pink Floyd, Paul McCartney, Rolling Stones, Miles Davis, Neil Young, Clash, Led Zeppelin, Prince, Police, Talking Heads, Michael Jackson, Stevie Wonder, James Brown, Nirvana, Simon & Garfunkel, Santana, Ray Charles, Tina Turner, Vasco Rossi, Giorgio Gaber.

3. All areas access

Uno sguardo privilegiato e molto ravvicinato sul backstage di tournée e sale di registrazione, alla ricerca di un’intimità con gli artisti, che esploderà presto nella dimensione più esclusiva del ritratto: da Fabrizio De André a Paolo Conte, Lou Reed, Laurie Anderson, Peter Gabriel, Kate Bush, Frank Zappa, Keith Jarrett, Mark Knopfler, Vasco Rossi, Claudio Baglioni, Gianna Nannini, PFM e altri.

4. Remain in light

I ritratti dei musicisti del cuore, tra cui Tom Waits, Lou Reed e Laurie Anderson, Jeff Buckley, George Harrison, Keith Richards, Patti Smith, B.B. King, Frank Zappa, Van Morrison, Bob Marley, Eric Clapton, Elton John, Kate Bush, i Clash, Joni Mitchell, Leonard Cohen, Philip Glass, Peter Gabriel, Nick Cave, George Michael, R.E.M., Iggy Pop, Ute Lemper, Brian Eno e molti altri.

5. Il ritratto come incontro

Alcuni incontri del cuore: lunghe frequentazioni e collisioni isolate, tra cui José Saramago, Wim Wenders, Richard Gere, Pina Bausch, Greta Thunberg, Luis Sepulveda, Amos Oz, Zygmunt Bauman, Allen Ginsberg, Gregory Corso, Hanna Schygulla, Lindsay Kemp, Daniel Ezralow, Alejandro Jodorowsky, Noa, Mikhail Baryshnikov, Frank O. Gehry, Robert Altman, Jean-Luc Godard, Madre Teresa.

6. La musica che mi gira intorno

Le eccellenze della canzone italiana d’autore, le grandi signore della musica italiana, la primavera dei gruppi indie: da Paolo Conte a Franco Battiato, Fabrizio De André, Lucio Dalla, Ivano Fossati, Gino Paoli, Giorgio Gaber, Enzo Jannacci, Pino Daniele, Francesco De Gregori, Roberto Vecchioni, Zucchero, Francesco Guccini, Vasco Rossi, Ligabue, Vinicio Capossela, Ezio Bosso, Morgan, Litfiba, C.S.I., Milva, Ornella Vanoni, Mia Martini, Loredana Bertè, Alice, Giuni Russo, Antonella Ruggiero.

7. Italians

I protagonisti della cultura e della società, eccellenze italiane tra Novecento e Duemila, fotografate quasi fossero tutte delle rockstar, da Gianni Agnelli a Rita Levi Montalcini, Ennio Morricone, Nanni Moretti, Roberto Benigni, Umberto Eco, Michelangelo Antonioni, Dario Fo e Franca Rame, Bernardo Bertolucci, Carmelo Bene, Roberto Baggio, Ettore Sottsass, Renzo Piano, Carla Fracci, Vittorio Gassman, Lina Wertmuller, Monica Vitti, Gino Strada, Luciano Pavarotti, Sophia Loren, Giorgio Armani, Carla Fracci, Margherita Hack, Alda Merini, Marcello Mastroianni, Tiziano Terzani, Michelangelo Pistoletto, Enzo Biagi, Miuccia Prada, Liliana Segre, Toni Servillo e molti altri

8. Il sentimento dello sguardo. I fotografi

I ritratti di alcuni grandi fotografi che hanno ispirato Guido Harari, colti in primi piani che emergono dal buio, quasi a volerlo esorcizzare: Duane Michals, Richard Avedon, Sebastião Salgado, Helmut Newton, Steve McCurry, Letizia Battaglia, Ferdinando Scianna, Nino Migliori, Gianni Berengo Gardin, Mario Giacomelli, Franco Fontana, Anton Corbijn con Tom Waits, Paolo Pellegrin.

9. Fotografare senza macchina fotografica

Una passione parallela: la curatela dei libri, l’editing di testi, documenti e immagini, il recupero e il restauro di archivi dimenticati, il progetto grafico come elemento essenziale del racconto, libri come occasioni di incontri vecchi e nuovi. Le biografie illustrate di Fabrizio De André, Fernanda Pivano, Mia Martini, Giorgio Gaber e Pier Paolo Pasolini, presentate con doppie pagine tratte dai libri e una video proiezione con filmati inediti di lavorazione relativi al libro Pasolini. Bestemmia.

10. In cerca di un altrove

Antidoti ai rituali della fotografia commerciale e ai ritratti di celebrità, sono schegge di reportage, ricerche e sperimentazioni inedite, alla ricerca di nuovi linguaggi che puntino oltre la fotografia.

11. Occhi di Ferrara

Durante il periodo di apertura della mostra, nell’ultima sala del percorso verranno esposti in tempo reale i ritratti che Guido Harari avrà realizzato nella Caverna Magica, dando vita ad una sorta di mostra nella mostra che, una volta completata, rappresenterà idealmente gli sguardi della città.

12. Caverna magica dal 2 al 10 Settembre 2023

A margine del percorso espositivo il visitatore che lo desideri, prenotandosi in anticipo sul sito www.mostraguidoharari.it oppure cavernamagicaharari.com potrà farsi ritrarre da Harari nel suo set fotografico, allestito nello spazio adiacente al bookshop di Palazzo dei Diamanti.

Chi è Guido Harari

Ispirato dai grandi fotografi di rock e jazz degli anni Cinquanta e Sessanta, Guido Harari si è affermato nei primi Settanta come fotografo e giornalista musicale. Nel tempo ha esplorato e approfondito anche il reportage, il ritratto istituzionale, la pubblicità e la moda, collaborando con le maggiori testate italiane ed internazionali.

Numerose le copertine di dischi firmate per artisti internazionali come Kate Bush, David Crosby, Bob Dylan, B.B. King, Ute Lemper, Paul McCartney, Michael Nyman, Lou Reed, Simple Minds e Frank Zappa, oltre ai lavori per Dire Straits, Duran Duran, Peter Gabriel, Pat Metheny, Santana e altri ancora.

In Italia ha collaborato soprattutto con Claudio Baglioni, Andrea Bocelli, Angelo Branduardi, Vinicio Capossela, Paolo Conte, Pino Daniele, Fabrizio De André, Eugenio Finardi, Ligabue, Mia Martini, Gianna Nannini, PFM, Vasco Rossi, Zucchero e la Filarmonica della Scala diretta da Riccardo Muti.

Ha realizzato diverse mostre personali, tra cui Wall Of Sound presentata al Rockheim Museum in Norvegia, alla Galleria nazionale dell’Umbria a Perugia, e al Museo nazionale Rossini di Pesaro.

È stato anche tra i curatori della grande mostra multimediale su Fabrizio De André, prodotta da Palazzo Ducale a Genova, e di Art Kane. Visionary per la Galleria civica di Modena e per Made in Cloister a Napoli.

Tra i suoi libri illustrati Fabrizio De André. E poi, il futuro (2001), The Beat Goes On (con Fernanda Pivano, 2004), Vasco! (2006), Fabrizio De André. Una goccia di splendore (2007), Fabrizio De André & PFM. Evaporati in una nuvola rock (con Franz Di Cioccio, 2008), Mia Martini. L’ultima occasione per vivere (con Menico Caroli, 2009), Gaber. L’illogica utopia (2010), Pier Paolo Pasolini. Bestemmia (2015), The Kate Inside (2016), Fabrizio De André. Sguardi randagi (2018).

Nel 2011 ha aperto ad Alba, dove risiede da diversi anni, una galleria fotografica (Wall Of Sound Gallery) e una casa editrice di cataloghi e volumi in tiratura limitata (Wall Of Sound Editions), interamente dedicate all’immaginario della musica.

www.guidoharari.com

www.wallofsoundgallery.com

Le fotografie per questo articolo di ReWriters sono state scattate dalla fotografa Lucrezia Granzetti sabato 15 Luglio 2023, in occasione dell’inaugurazione della mostra di Guido Harari a Palazzo dei Diamanti di Ferrara.

Il servizio fotografico è stato autorizzato dall’Ufficio Stampa Fondazione Ferrara Arte ed è di proprietà di Elena Alfonsi.

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