Il 26 Febbraio del 1619 nacque Francesco Morosini,  Doge e Capitano Generale da Mar.

Chi era Francesco Morosini? E cosa c’entra con i gatti?

Terzogenito di Pietro e Maria Morosini, perse la madre a un solo anno di età in tragiche circostanze: annegata nel Brenta. Venne avviato al percorso scolastico nel collegio di San Carlo a Modena, per poi intraprendere la carriera sul mare, che costituirà l’orizzonte di riferimento della sua intera esistenza. Dopo i primi imbarchi arriverà all’apice nella flotta da guerra della Serenissima. Morirà a Nauplia (Napoli di Romania) il 6 Gennaio del 1694.

Ebbe un funerale solenne con onori senza pari. Il Senato farà erigere, nella sala dello Scrutinio di Palazzo Ducale, un arco marmoreo recante iscrizioni ed immagini delle sue imprese. Fu l‘ultimo dei grandi comandanti veneziani, un personaggio tra i più importanti e significativi della storia della Repubblica di Venezia e delle sue tradizioni marinaresche. 

A Francesco Morosini la Marina Militare, per le gesta compiute al comando della flotta, ha intitolato nel tempo due sommergibili, un incrociatore e la Scuola Navale Militare sull’Isola di Sant’Elena.

Il Museo Correr è custode dell’intero patrimonio storico di Morosini che i Musei Civici acquisirono nel 1895 dall’ultima erede. Nel secondo dopoguerra parte del prezioso materiale proveniente dal palazzo di famiglia fu trasferito in Campo Santo Stefano nelle stanze del museo a lui intitolate.

Francesco Morosini e l’amata Gatta Nini

Se il valore delle grandi imprese di Francesco Morosini è conosciuto, probabilmente saranno in pochi a sapere che nella vita del Doge il gatto ebbe un ruolo fondamentale. Un animale che da sempre ebbe grande importanza per Venezia, poiché utile per eliminare molti dei troppi topi che scorrazzavano sia nelle stive delle navi sia per la città, ma anche un animale molto amato in  ambito domestico. Il Morosini dichiarato affetto da una incredibile misoginia, mai si sposò e lasciò l’intero patrimonio ai soli discendenti maschi dei suoi fratelli, a patto che chiamassero per sempre con il nome Francesco tutti i figli maschi.

Un grande amore: Nini

Non amò le donne, ma amò svisceratamente una gatta, la sua amata Nini, dalla quale non si separava mai.

Quando Nini morì, Francesco Morosini  la fece trattare perché potesse conservarsi, e volle che le fosse messo un topolino tra le zampe anteriori per ricordarla e farla ricordare con una rappresentazione che evidenziasse l’attività che la divertiva di più: la caccia al topo. Nini e il suo Topolino sono conservati in una teca al Fontego dei Turchi o Fondaco dei Turchi, il Palazzo di Venezia affacciato sul Canal Grande nel Sestriere di Santa Croce in cui ha sede il Museo Civico di Storia Naturale di Venezia.

Nini è la testimonianza dell’esistenza di un grande e profondo sentimento d’amore di un uomo che, pur provando una repulsione patologica verso la donna e avverso ai rapporti con le donne ha amato svisceratamente la propria gatta.

Ma dove ci si può spingere oggi per l’amore che si nutre verso un animale che muore?

Rossella Laeng con Taxiderman scruta con la macchina da presa cinematografica i sentimenti di umani che, alla morte del loro animale, si recano a Padova “alla ricerca di una seconda vita per il loro amato animale, per mano di un improbabile messia”.

Qui infatti trovano un tassidermista che, attraverso una sofisticata tecnica di preparazione e conservazione delle pelli degli animali, li rende di nuovo reali ai nostri occhi.

Alberto Michelon è più un artista che un artigiano, perché riesce a raggiungere livelli di accuratezza tali che i suoi lavori diventano forme d’arte iperrealiste. E attraverso la sua arte gli animali tanto amati sembrano tornare in vita.

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