Era il 23 settembre 2022 e finiva l’estate. Esattamente all’alba di quel giorno iniziava anche la mia nuova stagione, dopo che una notte lunga e una manciata di voti decretavano la fine del mio percorso in Senato.

Mi è servito un po’ di tempo per realizzare che quel passaggio è stato propedeutico alla mia personale “estate che sciolse ogni cosa” e che tante liquefazioni avrebbero disegnato un percorso nuovo.

Fra le tante me disciolte, c’è stata quella che aveva la capacità di cercare di essere sempre e comunque comprensiva, propositiva ed estremamente tollerante rispetto a tutte le opinioni mi si presentassero davanti. Non c’è più.

È necessario un esempio fra tanti. È di queste settimane la fama di un libercolo di un generale rimasto caporale, ché “caporale si nasce, non si diventa” diceva Totò in Uomini e Caporali (e l’estratto di quella interpretazione credo che vada ricordato per capire la profondità e l’attualità del concetto espresso, vd YouTube).

Di questo fenomeno letterario del momento, ho letto qualche paginetta, giusto per far tacere lo stucchevole “eh, ma se non lo hai letto…” spesso alzato in difesa di ogni critica da chi però parla di Cristianesimo senza aver mai letto la Bibbia, di Islam senza aver letto il Corano, di valori fondanti senza aver letto la Costituzione, di Storia senza averla mai studiata, ma che non consente giudizi su evidenti banalità che si nutrono dei loro pensieri più miseri, stendendoli al sole salvifico di una (vana) gloria condivisa.

Il vaso di Pandora si è aperto

Dai commenti in difesa al libercolo (che secondo Gfk è il più venduto dell’estate), osannato per lo più da gente che comunque non lo ha letto (ma se lo difendi vale anche la non lettura fideistica), è chiaro che il vaso di Pandora è ormai aperto, lasciando liberi l’orgoglio di un certo mal celato razzismo di molti connazionali, una rabbia non codificata, una inarrestabile sete di irresponsabilità e l’italica perenne ricerca di un nemico in tutto fuorché in se stessi.

E sempre grazie a questo nuovo manuale di dogmatica, ho dovuto confrontarmi con la granitica certezza di certa gente, secondo cui esiste una “minoranza che si impone alla maggioranza”, citando i più gentili, una “élite dittatoriale”, un gruppo di cittadini usurpatori dei diritti, anzi con molti più diritti degli altri, e ovviamente senza nessun dovere.

Una comunità, insomma, di iper privilegiati, baciati da Dio, dal sole, dai soldi e dal potere: la comunità, anzi no la lobby, LGBTQI+. Non lo sapevo. Non avevo mai capito di essere una così privilegiata, mannaggia a me.

È stata quindi una epifania di cui ho cercato conferma anche già solo nel mio più recente vissuto, come le elezioni di un anno fa per esempio; così mi sono chiesta quanti fossero i colleghi super protetti eletti in Parlamento, ovviamente con il compito preciso poi di divulgare teorie gender e strappare privilegi ulteriori per la lobby LGBTQI+, e a discapito il più possibile di tutti: famiglie, bambini, suore, marinai, operai, burocrati, infermieri e soldati.

Ma, pallottoliere alla mano, la potentissima, viziatissima e – diciamolo – anche
pericolosissima lobby LGBTQI+ è rappresentata in Senato da un (uno, 1) senatore e alla Camera da due/tre deputati
.

Eppure la nostra potenza è palese, anche se noi non vogliamo ammetterlo e ci atteggiamo a vittime stucchevoli, anzi celebriamo una giornata di orgoglio di non si sa bene cosa, e “anzi dovrebbe esser fatto l’Etero Pride tanto siamo prevaricati” (posso giurare di aver letto queste cose, ma evito di far pubblicità citando le autorevoli fonti). Perché dunque così pochi eletti LGBTQI+?

Eppure sono stati eletti molti parlamentari con caratteristiche peculiari, si spera però non troppo rappresentativi della cittadinanza: molti assenteisti per esempio, molti con interessi personali forti, nell’editoria addirittura, molti con legami nei confronti delle lobby (vere) dei tassisti e dei balneari, del calcio, quelli con qualche bagagliuccio penale, i parenti e amici di qualcuno potente e ovviamente parecchi yes people.

Quindi quei parlamentari dichiarati, circa uno 0.5% del Parlamento, quanto sono rappresentativi della realtà in cui viviamo?
Quanto dunque sono rappresentativi di noi, figli di un Dio maggiore senza saperlo, dalla vita più facile senza averla saputa vivere con facilità, dalle carriere più spianate senza averle sapute cogliere, dalla esistenza senza pensieri senza saper vivere appieno quella leggerezza che a noi, invece a noi, sembra ormai ogni giorno più pesante e sembra esserci tolta sempre di più, terribilmente di più, da quei tanti che con superficialità e superbia non hanno davvero idea di cosa significhi combattere una vita veramente in guerra, ovvero quella per tutelare se stessi dalla stupidità, senza mai stellette sui baveri ma con il cuore proteso alle stelle?

L’estate che sciolse ogni cosa

Così, a tutti quanti vogliono affrontare le tematiche legate alla diversità, ogni diversità, prima di semplificare, consiglio la lettura di un libro devastante: L’estate che sciolse ogni cosa, di Tiffany McDaniel.

Quando arriverete in fondo, sappiatelo, non ci saranno più gelati dolci in cui trovare un qualche refrigerio per l’anima, soprattutto se in qualche modo avete lasciato che qualcuno accendesse fiammiferi, poi divenuti fuochi, poi divenuti inferni.

“Era un caldo che non scioglieva soltanto le cose tangibili, come i cubetti di ghiaccio, il cioccolato, i gelati. Ma anche l’intangibile. La paura, la fede, l’ira, e ogni collaudato modello di buon senso. Scioglieva l’esistenza della gente, gettandone il futuro in cima ad un mucchio di terra sulla pala del becchino.” Tiffany McDaniel.

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