Intelligenza artificiale e patrimonio culturale: algoritmi che cambiano scenari e prospettive
Tecnologie digitali come intelligenza artificiale, droni, realtà aumentata, trovano ora applicazione per promuovere i beni culturali dei musei.
Tecnologie digitali come intelligenza artificiale, droni, realtà aumentata, trovano ora applicazione per promuovere i beni culturali dei musei.
Tecnologie digitali come intelligenza artificiale, droni, realtà aumentata, mappe tridimensionali, sono già ampiamente utilizzate in diversi contesti sociali ed economici. Recentemente, si stanno rivelando strumenti essenziali anche per preservare, riscoprire e promuovere i beni culturali custoditi all’interno dei musei. Lo testimoniano molte iniziative già in corso, una tra tante quella del Museo Egizio di Torino, oltre allo sviluppo di diverse startup orientate alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale.
Negli ultimi anni, i musei hanno iniziato ad applicare nelle operazioni quotidiane strumenti d’intelligenza artificiale sfruttando il loro grande potenziale d’influenzare positivamente la rapidità e l’efficacia con cui queste istituzioni rispondono alle esigenze e alle aspettative dei visitatori, nel mondo di oggi in continua evoluzione. Riconoscimento visivo, chatbot per il coinvolgimento dei visitatori, analisi della partecipazione, studio delle reazioni ed emozioni del pubblico, sono solo alcuni esempi di come gli algoritmi stanno rivoluzionando le operazioni museali.
Sono tre, in particolare, le aree chiave in cui l’IA sta emergendo nel campo della valorizzazione del patrimonio culturale:
1. La digitalizzazione delle informazioni sulle collezioni: i dispositivi computerizzati sono infatti in grado di estrarre singoli elementi dai record di oggetti digitali con una velocità che richiederebbe all’essere umano anni. L’esecuzione di un algoritmo sui dati delle collezioni può portare alla visualizzazione di tutte le dimensioni di ogni singolo oggetto, all’identificazione di volti e punti di riferimento, e offrire così ai curatori nuovi modi di analizzare, ricercare e descrivere le collezioni. Il risultato è una riorganizzazione degli ambienti museali basata su una esplorazione originale delle collezioni, in modo tale da garantire al visitatore un’esperienza qualitativamente superiore.
2. Apprendimento automatico attraverso l’analisi dei dati dei visitatori: nell’era digitale, il volume dei dati degli utenti generati nei musei, aumenta in modo esponenziale. Oggi, un’istituzione culturale dispone di molteplici punti di contatto digitali dai quali estrarre dati sui suoi visitatori: sul suo sito web, tramite le pagine sui social media, attraverso il ticketing e le applicazioni mobili. L’applicazione dell’intelligenza artificiale per analizzare e visualizzare questi dati offre ai musei l’opportunità di conoscere e studiare meglio il loro pubblico per creare e proporre esperienze personalizzate e coinvolgenti. Gli algoritmi offrono nuove possibilità per esaminare questi set di dati esistenti, oltre a facilitare la raccolta di nuovi. Se fino a poco tempo fa l’esperienza dei visitatori veniva valutata esclusivamente attraverso un questionario sulla loro soddisfazione, con l’aiuto dell’intelligenza artificiale l’analisi dei post sui social media o delle valutazioni dei siti web sta portando nuovi spunti sull’esperienza degli utenti. Infine, l‘apprendimento automatico è fondamentale e cruciare per elaborare nuovi modelli di visita e prevedere le tendenze future, in un campo che più di tutti necessita di mantenersi al passo con i tempi ed attrarre i più giovani.
3. Le tecnologie vocali. Da Siri di Apple, ad Home di Google passando per gli assistenti vocali Echo di Amazon, le tecnologie di assistenza vocale si stanno diffondendo nei contesti più disparati. Con l’aumento del numero di piattaforme, dispositivi e modalità assistite dall’IA, anche gli istituti museali hanno cominciato a garantire ai loro visitatori dei contenuti digitali ben sviluppati per coinvolgere nuovi pubblici attraverso le tecnologie vocali.
Mettere in discussione, valutare e continuare a spingere il dialogo su queste tecnologie è una necessità sempre più rilevante per giungere ad un ripensamento del concetto stesso di patrimonio. Questo deve infatti essere inteso e vissuto come un’inesauribile risorsa non solo culturale, ma anche sociale, formativa ed economica. Per dispiegare tutte le sue potenzialità, la cultura deve diventare il più possibile fruibile all’essere umano ponendolo al centro di esperienze sempre più personalizzate, interattive e formative.
In questo senso si muove Nemech, un Centro di Competenza su beni culturali istituito da Regione Toscana e attivato da MICC-Università di Firenze, per sviluppare soluzioni innovative su tecnologie digitali applicate ai beni culturali.
Man mano che l’intelligenza artificiale si evolverà attraverso modalità di interazione sempre più umanizzate, che coinvolgono la dimensione tattile, vocale, visiva e sonora, la comunità museale potrà offrire uno spazio educativo sempre più articolato, attraverso il quale esplorare il complesso mondo dell’intelligenza artificiale.