Il segno di riconoscimento sarà un tappo di sughero colorato di rosso. L’abbigliamento dovrà essere poco appariscente. Ognuno arriverà con la propria auto, giungendo da strade diverse. La merce nascosta dentro tubi di cartone, a mo’ di contenitori per i poster. L’orario della riunione appena dopo il tramonto e il luogo dell’appuntamento sarà comunicato in codice. Piccoli segnali sui muri che grazie ad una formula matematica, imparata ed applicata al momento dell’iniziazione, produrrà le coordinate. Al massimo 4 persone alla volta.

Sospiro. Come mi sarebbe piaciuto far parte di un’associazione segreta, della carboneria o essere nel proibizionismo!! Piccoli gesti che solo alcuni possono riconoscere. Colori che parlano. Segreti condivisi. Gioie incredibili che fuori dalla gestualità del quotidiano, assumono la sacralità dell’attimo rubato. Esattamente come adesso. Allora noi, novelli carbonari, orfani di profumi e in astinenza di complessità gustativa, abbiamo pensato di sfidare coprifuoco (che brutta parola) e pattuglie, per una delle cose che ci manca da molto tempo. Degustare vino. Con la certificazione, ovviamente. In realtà lavoriamo (noi 4) in questo meraviglioso mondo alcolico e, sembra un inno agli alcolisti anonimi, più si beve e meglio si capiscono le differenze.

Arrivo al dunque. Qualche settimana prima, abbiamo avuto un’occasione d’incontro in mezzo alle vigne, dove eravamo andati a vedere delle piante di vermentino toscano. Una chiacchiera tira l’altra e qualcuno ha parlato di Chateau Musar, una cantina libanese che é riconosciuta come un’eccellenza nel mondo dei vignaioli naturali. Mai assaggiato. Un attimo di silenzio, contemporaneamente al carico d’aspettativa, é caduto lì in mezzo a quelle zolle. Ed ecco, a quel punto che 4 paia d’occhi si sono incrociati. Con la velocità in dotazione solo ad un supereroe, abbiamo solo detto: quando? Ognuno aveva già mentalmente preparato la propria personale lista di vini da portare in cambio. Massimo 3 a testa. Fissato il giorno: il martedì (meno attaccabile da problemi) L’ora: le 17 ( si rientra prima del “fuoco che si copre”). Il posto: la stanza degli assaggi della cantina.

Ancora non ho capito se é stato più il senso della trasgressione o l’idea di bere cose diverse, a partire da questo sconosciuto Chateau Musar, ma vero é che eravamo galvanizzati come degli adolescenti. Per decidere cosa portare, ho dedicato un po’ di tempo in più al mio reliquiario vinicolo. Alla fine, mi é apparsa una sfida mentre giravo le etichette. Un Guado al Tasso degli Antinori. Faccio roteare la bottiglia per vedere l’anno e gli manca un pezzetto. Si legge solo 199* oltre a “vino non filtrato”. Presa dai telefilm americani, dove riescono a risalire alla genesi di un coriandolo, mi viene in mente la cosa più banale. Gli faccio una foto con la modalità macro. Potrei tirarla alla lunga, ma quasi subito mi appare un gambetto, che con la stessa certezza dell’analista di NCIS, mi informa che quasi sicuramente é un 5. Quindi “Guado al Tasso” Bolgheri Superiore del 1995: 26 anni in bottiglia. Come sarà? Insieme a quella ne scelgo altre 3 diverse per zona e tipologia.

Arriva finalmente il D-Day (scusate se lo prendo in prestito dalla sbarco in Normandia) e con una puntualità imbarazzante, ognuno di noi é davanti al tavolo, con il proprio fardello prezioso. Sul tavolo, lungo 2 metri, appare l’immagine di una parola che purtroppo si nasconde e non riusciamo più a trovare. Normalità, sembra banale. Ognuno ha la sua. Come ultimo gesto prima di cominciare, qualcuno dice: “sarà meglio chiudere le tende?”. Davvero dei Carbonari.

Passare dall’Italia alla Francia per approdare in Libano e tornare in Germania, é stato il volo più intenso che potessimo fare alzando solo il bicchiere. La parola vino é troppo corta per raccontarli tutti, quindi ho pensato di creare questa wine series. L’elenco eccolo: 

Nuances 2018 di Ottin Valle D’Aosta

Not vol. 1 2018 di Paraschos Friuli 

San Luigi 2018 di Chionetti Piemonte

Bourgogne 2017 di Alain Mathias Borgogna

Pernand-Vergelesses Premier Cru 2015 di Domaine Pavelot Borgogna

Chateau Musar 2011 di Gaston Hochar Libano

Mosel Auslese Wehlener Sonnenhur 2010 di Dr. Loosen Mosella

Vinsanto di Simone 2005 Toscana

Guado al Tasso 1995 Bolgheri Superiore di Antinori Toscana

Il prossimo articolo sarà proprio sul quasi trentenne di Bolgheri che, oltre ad aver costretto la nostra memoria ad ammettere le mancanze, banalmente ci ha raccontato, che per invecchiare bene, ci vuole esperienza. Soprattutto quando si sta dentro a un vetro.

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