C’è stata un’epoca, nemmeno troppo lontana (noi già c’eravamo e c’erano i vinili, Spotify sarebbe arrivata molto dopo) in cui la musica cosiddetta leggera poteva trainare le rivoluzioni. Rivoluzioni del costume ma anche della società, ad esempio ispirando ideali di pace e uguaglianza in un’intera generazione di giovani che negli anni ’70 riempivano le piazze per gridare il loro no alla guerra e alle discriminazioni.

I Beatles grandi protagonisti di quella grande stagione

I Beatles sono stati protagonisti indimenticabili e imprescindibili di quella grande stagione, e qui Stefano Ferri ci guida alla scoperta di uno dei loro brani, che dietro una melodia lieve e un’immagine poetica nasconde un significato profondissimo. In quegli anni gli afrodiscendenti d’America lottavano (e a volte morivano) per i diritti civili, e quattro ragazzi bianchi dell’Inghilterra industriale hanno celebrato quella lotta come qualcosa che era al tempo stesso specifico – di un’etnia, una storia, una condizione – e comune ad ogni circostanza della storia in cui un diritto non ancora riconosciuto ha dovuto lottare per affermarsi.

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