Il 27 e 28 gennaio a Roma, presso il Teatro Biblioteca Quarticciolo è in programma un interessante iniziativa dal titolo Il diario di Irene Bernasconi, dello spettacolo dedicato alla maestra montessoriana, ne parliamo con la sua artefice ed interprete, Laura Nardi.

Chi era Irene Bernasconi?
Irene Bernasconi era una maestra del Canton Ticino, “patentata” presso la Società Umanitaria di Milano nel nuovissimo Metodo Montessori. Nel dicembre del 1915, a 29 anni, Irene lascia “la famiglia cara” e il patrio Ticino, “spinta da un sentimento umanitario” per fare scuola “in un posto dove non voleva andare nessuno, fra gente primitiva, bisognosa d’affetto; fra bambini anche sporchi, scalzi, stracciati: bambini vicini alla terra”. Il 9 dicembre 1915 diventa la direttrice della “Casa dei bambini secondo il metodo Montessori” di Palidoro. I suoi piccoli scolari sono le figlie e i figli dei guitti, i più umili, i più sfruttati, i più miserabili lavoratori della terra, che, lasciate le case della Ciociaria, giungevano nella campagna romana in autunno per poi fuggirsene all’inizio dell’estate, scacciati dallo spettro della temibile malaria. Irene trascorre un anno insieme a loro e il resoconto di questo suo incontro è struggente.

Il metodo Montessori, l’applicazione, l’impatto

Che esito ebbe l’applicazione del metodo Montessori in agro pontino?
Il metodo Montessori, come si legge nel diario di Irene, ha un impatto molto forte nel mondo contadino dove si trova a operare. Sono i primi esperimenti e lei stessa rimane incredula della velocità e naturalezza di apprendimento dei suoi “piccoli” scolari. Ma è giusto anche ricordare che il metodo era inserito in un contesto unico di cui si parla troppo poco.

All’inizio del ‘900 assistiamo alla nascita di un grande laboratorio pedagogico che vide coinvolti nomi illustri – malariologi, intellettuali, artisti e educatori – quali Angelo Celli, Sibilla Aleramo, Anna Fraentzel, Ettore Marchiafava, Giambattista Grassi, Dullio Cambellotti, Carlo Segrè, Alessandro Marcucci. Questo gruppo straordinario fu fautore della creazione del Comitato delle Scuole dei contadini per l’Agro romano e le Paludi Pontine, un’ associazione che lottò per migliorare le condizioni miserevoli in cui vivevano i lavoratori stagionali attraverso la loro alfabetizzazione. Vi erano in tutto il territorio attorno a Roma maestre e maestri che facevano scuola nelle capanne, nei vagoni dei treni e anche nei campi stessi. Fu Marcucci a chiedere alla Società Umanitaria di Milano di inviare un’insegnante, la nostra Irene, per la scuola di Palidoro.

Che tipo di lavoro hai fatto sul diario?
Le maestre montessoriane – allora come oggi – erano tenute a tenere un diario in cui riportare la propria attività scolastica. Irene tra la fine del 1915 e il 1916 scriverà oltre questo anche un diario privato. L’operazione drammaturgica è stata proprio realizzare una crasi tra questi due testi. Tutto ciò è stato possibile grazie al libro “I granci della marana. Irene Bernasconi e la Casa dei Bambini di Palidoro”, all’interno del quale sono stati pubblicati, a cura di Elio Di Michele, autore insieme a Lorenzo Cantatore, Ezio Di Genesio Pagliuca, Hilda Girardet, Marta Mattiuzzo, Nina Quarenghi, Laura Rossin, Egildo Spada e Marcello Teodonio. (Ed. Il Formichiere).

I bambini protagonisti, le marionette

Perché l’ausilio delle marionette?
Nel momento in cui ho deciso di portare in scena questa storia, ho sentito la necessità di non essere sola. Avevo bisogno dei protagonisti: i bambini. Il destino mi è venuto incontro. Svuotando una cantina, ho trovato 4 marionette che avevo usato più di dieci anni fa e che avevo dimenticato. Appena le ho viste, ho detto loro: “Eccovi miei “piccoli ribelli”. Ne ho fatte fare altre 20 ed ora ho una classe tutta mia e dei fantastici compagni di scena.


Tu hai  anche raccontato la Divina Commedia ai bambini…
La Divina Commedia raccontata ai bambini è nata all’interno di una scuola dell’Infanzia. Alcune maestre sapevano che raccontavo storie con l’ausilio di una lavagna luminosa. Hanno chiesto a me, al mio compagno di vita e d’arte, Amandio Pinheiro e a Laura Cortini, illustratrice di libri per l’infanzia, con cui collaboriamo spesso, di provare a raccontare ai bambini l’Inferno e il Paradiso. E’ stata una bella sfida. Al termine di un anno di lavoro con loro, avevamo così tanto materiale che alla fine il passaggio allo spettacolo è stato immediato e naturale. Lo portiamo in giro dal 2013, con più riscontro all’estero che in Italia purtroppo. Lo scorso anno in Portogallo con una sovvenzione del Ministero della Cultura portoghese abbiamo fatto 100 repliche. In Italia dobbiamo ancora raggiungere questo bel numero. Ma mai perdere la speranza.

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