La nuova Responsabilità Sociale d’Impresa: ReWorld come connettore di imprenditori e imprenditrici illuminati
La nuova certificazione di ReWorld ridefinisce il concetto di responsabilità sociale e lo arricchisce di nuovi valori.
La nuova certificazione di ReWorld ridefinisce il concetto di responsabilità sociale e lo arricchisce di nuovi valori.
La certificazione etica multi-parametro ideata da ReWorld potrebbe diventare un vero e proprio spartiacque per la ridefinizione del concetto di Responsabilità Sociale d’Impresa. I parametri presi in considerazione, infatti, comprendono ma non esauriscono quelli dibattuti maggiormente negli ultimi anni, quali ad esempio: la salute psico-fisica dei lavoratori; il miglioramento delle condizioni e dei luoghi di lavoro; un processo produttivo che sia rispettoso dell’ambiente.
C’è molto di più: salute mentale, ageismo, bullismo, worklife balance per citarne alcuni. L’azienda – questa l’ambizione del progetto – deve “essere in linea con le direttrici etiche della contemporaneità”. Parlare di contemporaneità significa comprendere che il contesto storico e sociale è profondamente cambiato e le aziende, in quanto “agenti di cambiamento” devono assumersi le proprie responsabilità.
A chiederlo sono prima di tutto i cittadini-consumatori (cittadine-consumatrici) che sono diventati sempre più attenti e impegnativi e orientano, di conseguenza, le proprie scelte di acquisto. Un’azienda pertanto deve generare profitti ma questo non può confliggere con il rispetto di alcuni parametri etici.
La parola responsabilità significa porsi il problema dell’impatto che le proprie azioni hanno nella società. Le aziende non si devono limitare a vendere un prodotto o fornire un servizio. Le aziende devono parlare di valori, dentro e fuori l’azienda. La dimensione economica e sociale non deve confliggere, al contrario: devono essere generatrici di maggiore produttività.
Questa doppia dimensione deve essere generatrice non solo di profitto ma anche di fiducia. E la fiducia presuppone l’ascolto. Di chi? Dei consumatori, dei lavoratori della propria azienda, di tutti gli stakeholder coinvolti. Su cosa? I valori sono quelli del Manifesto.
Il Manifesto può diventare uno strumento utile, una sorta di bussola che guida le azioni e indica la meta da raggiungere. Solo in questo modo il processo di business diventa valore condiviso. Sotto questo profilo la Responsabilità Sociale d’Impresa diventa non tanto e non solo una scelta ma una necessità per aumentare la propria competitività.
Non c’è più spazio per operazioni di facciata. La prima parola quindi è Responsabilità. La seconda parola è Ascolto. Aggiungerei una terza parola: Partecipazione. L’ascolto presuppone una relazione in cui non esiste una direzione unilaterale per mezzo della quale un’azienda veicola un messaggio. È il contrario; io, impresa, ascolto le esigenze del consumatore perché lui (lei) è coinvolto, è soggetto e non oggetto passivo del processo di business. Se ciò non avvenisse, si potrebbe assistere a quella che da molti viene definita crisi della credibilità e che coinvolge molte aziende.
L’antropologo e scrittore William Ury nel suo TED The Power of Listening si chiedeva: “Che cosa succederebbe se dall’era della comunicazione passassimo all’era dell’ascolto?”. Si deve passare da un processo di persuasione a un modello in cui prevale una relazione responsabile. Per questo motivo in questo blog daremo voce a quegli imprenditori e imprenditrici che in questi anni si sono mostrati capaci di coniugare il rispetto di questi nuovi parametri etici con un business di successo.
Reworld, battezzata al ReWriters fest. 2022, è proprio questo: un luogo di dialogo e incontro in cui non si cercherà di fornire una griglia di valori predeterminati, questo è il rischio che spesso si incorre, in cui incasellare l’operato di turno. Nel momento in cui si impone un valore si è nell’errore. Quello che si vuole trasmettere è un processo. La creazione di valore tramite l’ascolto.
Ci poniamo il problema etico quando un insieme di valori viene messo in discussione, quando cadono i criteri di legittimazione di una norma, di un’usanza e di una consuetudine. Solo da questo processo si può promuovere un vero cambiamento.
Corinna Maci, Corporate Communications and Relations ReWorld