(English Translation below)
Mettiamocelo bene in testa: il pianeta Terra è l’unico in cui esista la vita. Almeno fino a prova contraria. Infatti nonostante siano in tanti a ipotizzare forme diverse di vita in altri pianeti, si tratta solo di dati statistici. Cioè è un’ipotesi che si basa sull’idea della impossibilità che noi siamo gli unici, dell’impossibilità che la vita sia capitata solo su questo pianeta (tradotto in soldoni la riflessione sarebbe più o meno questa “possibile che solo noi abbiamo avuto tutto questo culo?”). Ebbene sì, è possibile: noi come pianeta siamo, al momento, irripetibili ed unici. E quindi, sembrerà strano, ma è tutto culo!

E questo ci dà anche il peso di una responsabilità: se distruggiamo questo pianeta distruggiamo qualcosa di irripetibile, perché non esiste altro luogo nell’universo, ad oggi, in cui c’è la vita. E da cosa dipende questa vita? Dalle piante. Si, penserete, perché ci danno ossigeno. E’ vero. Ma pochi si concentrano su una funzione delle piante ancora più importante di quella di fornire ossigeno, che è quella di fissare l’anidride carbonica con la fotosintesi.

Sono ancora troppo pochi gli esperti a dirlo, e uno di questi è Stefano Mancuso, botanico, accademico e saggista italiano tra i più abili comunicatori scientifici del nostro tempo, vincitore di moltissimi premi sulla divulgazione scientifica ed autore, oltre che di tanti saggi e pubblicazioni, anche di un libro meraviglioso dal titolo La pianta del mondo, in cui ci spiega che le piante costituiscono la nervatura dell’intero mondo in cui viviamo, e che se ignoriamo questa realtà rischiamo l’estinzione.

Ma vediamo di sintetizzare il suo pensiero in poche parole: l’anidride carbonica è un gas serra, anzi meglio dire che è il gas serra per eccellenza, il maggiore responsabile del riscaldamento del pianeta. E non chiamatelo cambiamento climatico: questa parola, cambiamento, fa pensare che sia una normale evoluzione, qualcosa di ciclico che accade al pianeta. E invece no: il termine esatto è riscaldamento globale, cioè un aumento delle temperature dovuto all’aumento dei gas serra, e soprattutto di anidride carbonica. Questo è quello che Stefano Mancuso cerca di farci capire ogni volta che scrive o parla in pubblico: esiste un sito, quello di Mauna Loa alle Hawaii, che misura ogni giorno le emissioni di anidride carbonica nel mondo dal lontano 1958. Provate a consultarlo ogni giorno, come consultate il meteo. Resterete di sasso nello scoprire che l’anidride carbonica cresce ogni giorno in modo esponenziale. E quando aumenta l’anidride carbonica aumenta la temperatura del nostro pianeta. Dunque se per ipotesi sparissero all’improvviso tutte le piante dal nostro pianeta, non potremmo più vivere, e sparirebbe l’acqua, perchè il riscaldamento sarebbe tale che l’acqua evaporerebbe e noi bruceremmo. Questa è una certezza: c’è l’acqua perché ci sono le piante, e non il contrario, come qualcuno crede. Sono le piante il motore della vita.

E’ questa la meravigliosa verità che Stefano Mancuso ha spiegato durante la decima edizione del festival Macerata Racconta il 4 luglio scorso in un intervento di un’ora e mezza che merita di essere riascoltato tutto integralmente perché spiega in modo lineare e semplice in che modo e a che velocità stiamo distruggendo il nostro pianeta. Ma dovrete avere molta forza, perché durante l’ascolto prima cadrete nel più amaro sconforto e poi vi risolleverete illuminati da una speranza: la soluzione al problema esiste. Si perché Mancuso prima ci presenta il quadro catastrofico del nostro pianeta, riportando dati, studi, numeri e fatti inconfutabili, e poi ci prospetta una soluzione che è talmente banale nella sua semplicità da lasciare allibiti, e che proprio per la sua semplicità ci fa tornare il sorriso sulle labbra.

Quando inizia la catastrofe?

La catastrofe inizia quando inizia la civiltà umana, 15mila anni fa. E di cosa si è nutrito questo progresso? Della vita del pianeta. 15mila anni fa gli alberi erano 6mila miliardi, oggi 3mila. Li abbiamo dimezzati in un tempo brevissimo rispetto all’età del pianeta che è di quasi 5 miliardi di anni. Ma la cosa più spaventosa è il fatto che di questi 3mila miliardi di alberi tagliati, 2mila miliardi li abbiamo tagliati solo negli ultimi due secoli, cioè in 200 anni. Un tempo incredibilmente breve e veloce. E quel che è peggio è che stiamo continuando a deforestare, a grande velocità. E con questo ritmo circa il 18% della popolazione mondiale, verso la fine del secolo, non potrà più vivere nelle terre che saranno diventate troppo calde e quindi invivibili. I modelli dicono che nel 2070 la temperatura del pianeta sarà tale per cui 2 miliardi di persone non staranno lì a bruciare, ma migreranno. Non qualche decina di migliaia di migranti dunque, come succede oggi, ma 2 miliardi. E allora, come ci spiega brillantemente Stefano Mancuso nel suo intervento, il problema ambientale diventa anche un problema sociale e politico di primaria importanza. Tutti gli altri problemi vengono dopo.

La soluzione al problema esiste

E qual è la soluzione prospettata dal botanico Stefano Mancuso per salvare il pianeta dalla sua distruzione? Piantare mille miliardi di alberi. Ecco la sconcertante, sorprendente e incredibile risposta per fare ridurre l’anidride carbonica e quindi fermare il riscaldamento globale. E così salvare il pianeta. Una soluzione che, tra l’altro, non richiede alcun sacrificio da parte nostra.

E allora perché non lo facciamo? Perché i Paesi, quando si riuniscono nelle varie Cop21 e Cop26, non prendono questa elementare decisione? La risposta è perché noi non scendiamo in piazza a protestare, perché noi non pretendiamo questo cambiamento, che può nascere solo dal basso, perché piantare alberi non produce reddito, non alimenta l’economia, e dunque i Governi non sono interessati a farlo, a meno che non nasca una forte spinta dal basso.

E allora scendiamo in piazza a chiedere alberi, e soprattutto indignamoci quando vediamo recidere abeti per il Natale. E’ inconcepibile che nel 2021 ancora si scelga di tagliare un abete di 113 anni per allestire la decorazione natalizia in Vaticano, e nutro dubbi anche sulla decisione del comune di Milano di quest’anno di tagliare un abete e compensare quel taglio con la piantumazione di dieci nuove piante. Perché, sempre tornando al pensiero di Stefano Mancuso, le piante sono organismi attivi, senzienti e intelligenti, e quindi non possono essere considerate l’una il sostituto dell’altra. E’ necessario un cambio di passo. Dunque cominciamo anche a rimboccarci le maniche da soli: se abbiamo una casa con giardino piantiamo qualche nuovo albero. Se viviamo in un condominio con un cortile proponiamo alla prossima riunione di piantare un nuovo albero. Se abbiamo qualche ettaro di terra incolta (ed io ho qualche amico che ne ha diversi ettari, a buon intenditor…) piantiamo alberi. Di qualsiasi tipo: da frutto, boreali, tropicali, poco importa. Piantiamo alberi ed inizieremo a ridurre l’anidride carbonica, dando una speranza di vita ai giovani che verranno.

E’ quello che è stato fatto pochi giorni fa da Legambiente in gran parte del territorio italiano, in oltre 120 città tra cui Roma, Napoli, Milano e Torino, in occasione della Festa dell’albero, celebrata dal 19 al 21 novembre, quando sono stati piantati circa 1000 alberi tra lecci, allori e frassini. E calcolando che per salvare il pianeta la quota di alberi che spetta all’Italia è di circa 2 miliardi (se facciamo una divisione in base alla popolazione), ce ne restano ancora 1 miliardo e novecentonovantanovemilioninovecentonovantanove. Buona piantumazione a tutti!

ENGLISH VERSION

Stefano Mancuso’s elementary theory and Legambiente’s practical initiative
to save the world

Let’s put it in mind: Planet Earth is the only one where life exists. At least until proven otherwise. In fact, although many scientists hypothesize different forms of life on other planets, it is only statistical data. That is, it is a hypothesis that is based on the idea of the impossibility that we are the only ones, of the impossibility that life has happened only on this planet (translated in a nutshell the reflection would be more or less this “possible that we had all this ass ? “). Yes, it is possible: we as a planet are, at the moment, unrepeatable and unique. So, it may sound weird, but it’s all butt!

And this observation also gives us the weight of responsibility: if we destroy this planet we destroy something unrepeatable, because there is no other place in the universe, to date, where there is life. And what does this life depend on? It depends on plants. Yes, you will think, because they give us oxygen. It is true. But few of us focus on an even more important function of plants than providing oxygen, which is to fix carbon dioxide through photosynthesis.

Few say it, and one of these is Stefano Mancuso, Italian botanist, academic, and essayist among the most skilled scientific communicators of our time, winner of many awards on scientific dissemination and author, as well as of many essays and publications, but also the author of a wonderful book entitled The plant of the world, in which he explains to us that plants constitute the nervous system of the whole world in which we live and that if we ignore this reality we risk extinction.

But let’s summarize his thought in a few words: carbon dioxide is a greenhouse gas, or rather, it is the greenhouse gas par excellence, the main cause of global warming. And don’t call it climate change: this word, change, suggests that it is a normal evolution, something cyclical that happens to the planet. But no: the exact term is global warming, that is, an increase in temperatures due to the increase in greenhouse gases, and above all carbon dioxide. This is what Stefano Mancuso tries to make us understand every time he writes or speaks in public: there is a site, that of Mauna Loa in Hawaii, which has been measuring carbon dioxide emissions in the world every day since 1958. Try to consult it every day, as you consult the weather. You will be stunned to discover that carbon dioxide is growing exponentially every day. And when carbon dioxide increases, the temperature of our planet increases. So if, by hypothesis, all the plants suddenly disappeared from our planet, we could no longer live, and the water would disappear because the heating would be such that the water would evaporate and we would burn. This is a certainty: there is water because there are plants, and not the other way around, as some believe. Plants are the engine of life.

This is the wonderful truth that Stefano Mancuso explained during the tenth edition of the Macerata Racconta festival last July 4 in an hour and a half speech that deserves to be listened to in full because it explains in a linear and simple way how and at what speed we are destroying our planet. But you will have to have a lot of strength because while listening you will first fall into the most bitter despair and then you will rise again enlightened by hope: the solution to the problem exists. Yes, because Mancuso first presents us with the catastrophic picture of our planet, reporting data, studies, numbers, and irrefutable facts, and then offers us a solution that is so banal in its simplicity as to leave us stunned, and that precisely because of its simplicity makes us return the smile on the lips.

When does the catastrophe begin?

The catastrophe begins when human civilization begins, 15 thousand years ago. And what did this progress feed on? Of the life of the planet. 15 thousand years ago there were 6 thousand billion trees, today 3 thousand. We have halved them in a very short time compared to the age of the planet which is almost 5 billion years. But the most frightening thing is the fact that of these 3 trillion trees that have been cut, 2 trillion we have cut down in the last two centuries alone, that is, in 200 years. An incredibly short and fast time. And what is worse is that we are continuing to deforest, at great speed. And at this rate, around 18% of the world population, towards the end of the century, will no longer be able to live in lands that have become too hot and therefore unlivable. The models say that in 2070 the temperature of the planet will be such that 2 billion people will not be there to burn, but will migrate. Not a few tens of thousands of migrants, therefore, as happens today, but 2 billion. And then, as Stefano Mancuso explains brilliantly in his speech, the environmental problem also becomes a social and political problem of primary importance. All other problems come later.

The solution to the problem exists

And what is the solution proposed by the botanist Stefano Mancuso to save the planet from its destruction? Plant a trillion trees. Here is the bewildering, surprising, and incredible answer to reduce carbon dioxide and thus stop global warming. And so save the planet. A solution that, among other things, does not require any sacrifice on our part.

So why don’t we do it? Why do the countries, when they meet in the various Cop21 and Cop26, do not take this elementary decision? The answer is because we do not take to the streets to protest because we do not demand this change, which can only come from below, because planting trees does not produce income, it does not feed the economy, and therefore governments are not interested in doing it, in unless a strong thrust arises from below.

And let’s go down to the square to ask for trees, and above all let’s be outraged when we see fir trees cut for Christmas. It is inconceivable that in 2021 people still choose to cut a 113-year-old fir to set up the Christmas decoration in the Vatican, and I also have doubts about the decision of the municipality of Milan to cut fir and compensate for that cut with the planting of ten new plants. Because always returning to Stefano Mancuso’s thought, plants are active, sentient, and intelligent organisms, and therefore cannot be considered a substitute for the other. A change of pace is needed. So let’s begin to roll up our sleeves by ourselves: if we have a house with a garden, let’s plant some new trees. If we live in an apartment building with a courtyard, let’s propose planting a new tree at the next meeting. If we have a few hectares of uncultivated land (and I have some friends who have several hectares, to the good connoisseur …) let’s plant trees. Of any type: fruit, boreal, tropical, it doesn’t matter. Let’s plant trees and we will begin to reduce carbon dioxide, giving hope of life to the young people to come.

This is what Legambiente did a few days ago in most of the Italian territory, in over 120 cities including Rome, Naples, Milan, and Turin, on the occasion of the Tree Festival, celebrated from 19 to 21 November, when about 1000 trees have been planted among holm oaks, laurels, and ash trees. And if we calculate that Italy’s share of trees to save the planet is about 2 billion (if we divide it according to population), there are still 1 billion and nine hundred and ninety-nine million nine hundred and ninety-nine. Good planting everyone!

Condividi: