“Le Serve”, il potere e il desiderio: intervista a Eva Robin’s e Veronica Cruciani
Il classico di Genet rivive valorizzando i temi del potere, del desiderio, della devianza psichica. "Le Serve", tratto da un fatto di cronaca.
Il classico di Genet rivive valorizzando i temi del potere, del desiderio, della devianza psichica. "Le Serve", tratto da un fatto di cronaca.
Al Teatro Carcano di Milano, dal 4 al 7 aprile 2024, va in scena una riedizione speciale de Le serve di Jean Genet, ne parliamo con la regista Veronica Cruciani e l’icona transgender Eva Robin’s, protagonista, per approfondire la contemporaneità di uno sguardo sempre… rovinosamente attuale.
Eva Robin’s: per lei il potere è maschile o femminile e che differenze riscontra?
Mi viene da pensare che anni fa il potere femminile era più sotterraneo anche se c’erano dimostrazioni di lotte femministe evidenti, oggi le donne lottano apertamente e libere con potente forza e temibili per gli uomini. Questo fa sì che partorisca un tipo d’uomo che genera femminicidi.
Veronica Cruciani: cosa resta oggi di Genet?
“Le Serve” di J. Genet contiene molti temi che mi stanno particolarmente a cuore e su cui oggi è importante continuare a riflettere. Il Teatro prima di tutto. Nel nostro spettacolo questo aspetto viene amplificato, Matilde Vigna e Beatrice Vecchione oltre ad interpretare i personaggi di Clare e Solange si presentano anche come attrici in scena e mostrano al pubblico dei cartelli, appunti e riflessioni di regia (come le frasi che scriviamo al lato della pagina quando leggiamo un libro).
Le frasi sono “Proteggimi da ciò che voglio”, “Nel deserto del reale” e “Saremo libere” e scandiscono i diversi momenti dello spettacolo. L’altro tema è il potere in relazione al capitalismo e alla disparità sociale. Le Serve imitano l’unico modello che conoscono che è appunto quello del potere. Le Serve desiderano essere la Signora, aspirano ad un modello che è il risultato di credenze, rappresentazioni indotte dalla struttura sociale. Il ruolo della Signora, interpretato da Eva Robins, rappresenta il potere, che è sia maschile che femminile, ma anche il capitalismo con i suoi “oggetti desiderio”.
Eva Robin’s : quanto c’è in questa interpretazione della sua idea di libertà?
Il mio personaggio “della Signora” non ha libertà (è frutto di una strigliata regia) la signora non è libera ma prigioniera di un sentimento per il monsieur… io quando sono innamorata perdo il mio centro e non son più libera… e scatta l’analisi...
Veronica Cruciani: l’uccisione dell’oggetto amato si può narrare con ironia?
Sì certo, nello spettacolo si vede l’aspetto ironico e anche quello tragico. La scena in cui Le Serve cercano di uccidere la Signora con la tisana avvelenata è molto divertente. Ma nel momento in cui non riescono ad uccidere la Signora falliscono e questo fallimento le mette in contatto con la loro incapacità di immaginarsi diverse da quelle che sono. Sentono la loro incapacità di uscire dal ruolo che rappresentano quotidianamente. Quindi si ritroveranno a ripetere sempre la stessa storia, a vivere lo stesso copione di vita che qualcun’altro ha scritto per loro.
Eva Robin’s: come ci si protegge da ciò che si desidera?
Mi proteggo da ciò che desidero creando, mi spiego, ho appena concluso una mia personale di quadri che aveva per titolo: Fragili Nascondigli x Peccatori.. nel senso che dipingo per proteggermi da “cattive azioni” che vanno da shopping compulsivo, corpi sbagliati e l’ebbrezza del pericolo...
Veronica Cruciani: quanto il tema della disparità di classi ha influito sul suo modo di narrare questa storia ?
Da quando era ragazza mia madre ha lavorato nelle case di persone molto agiate, dei “ricchi”. Attraverso i suoi racconti ho capito cosa fosse la disparità di classe sociale subito, fin da bambina. Come ne Le Serve anche nel mondo reale la discrepanza è cosi introiettata dentro di noi che non siamo più in grado di ribellarci e persino di immaginarci diversi da come gli altri ci pensano. La realtà è disegnata dal potere, dal denaro, dall’altra parte ci sta chi non ne ha. E ci resta.