Esistono argomenti che non smettono mai di riempire i contenuti dei giornali, le immagini veloci che diventano notizie nei telegiornali e tutte le battaglie che portano avanti le associazioni e diverse rappresentanti dei vari schieramenti politici nel nostro paese. La violenza sulle donne è stata definita dall’Onu come una sorta di flagello mondiale proprio per il suo diffondersi in ogni paese del mondo e perché riguardante dei soggetti particolarmente vulnerabili all’interno della nostra società, ma anche per le barbarie di questo fenomeno che si nutre di violenza fisica e psicologica.

Violenza. Violazione dei diritti umani

Proprio per questo ogni violenza alle donne è considerata una violazione dei diritti umani.

Si mettono in discussione i rapporti tra uomini e donne dove il fulcro è di origine antropologica se si considera la prevaricazione e discriminazione, facendo apparire le donne in un’ottica di subordinazione e inferiorità su una scala sociale che coinvolge un po’ tutti i settori.

È palese che la violenza contro le donne è diventata una forma diffusa in tutto il mondo senza tralasciare come filtro i paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo, come dobbiamo evitare di cadere in stereotipi di collocazione sociale degli aggressori: non sempre possono essere collocati in classi sociali dove regna il degrado ma molto spesso possiamo ritrovarli anche nel benessere, perché una violenza può essere esercitata da: mariti, compagni, padri e delle volte anche con gesti estremi come sfregi e mutilazioni.

Quella di cui sicuramente sentiamo parlare è la violenza domestica esercitata in ambito famigliare attraverso la complicità non solo del compagno ma anche di una cerchia di conoscenti, amici che con le minacce vogliono arrivare a intimidire e delle volte arrivare fino allo stalking, percosse e delitti d’onore .

Una violenza può essere anche di tipo economico dove non viene permesso di intraprendere un’attività lavorativa, ma l’elenco può essere infinito come le domande su perché possano accadere e le risposte vanno ricercate nel rapporto tra i sessi.

L’emancipazione femminile crea paura e sfugge al controllo di reti dove l’unica forma consentita era quella del patriarcato.

In merito a questo argomento e alle innumerevoli iniziative che passano attraverso la musica come Una nessuna e centomila che potrete vedere in tv, volevo proporvi un testo di narrativa italiana scritto da Maria Cristina Russo con il titolo che prende il nome da una donna Lia edito da Ivvi Editore.

Un primo romanzo che non nasce come autobiografico ma come un vissuto di storie che sono state raccontate all’autrice da sempre appassionata alla situazione femminile e alla violenza di genere, dove i personaggi prendono le sembianza di figure ambivalenti e che non è difficile immaginare che sono tutto tranne che positivi.

La storia di Lia non è a lieto fine, forse come altre storie che ci sono passate davanti dentro numerose immagini di donne che non sono riuscite a scappare prima.

Come in un elenco scorrono i nomi di tutte queste donne e forse per ognuna di loro non bastano delle panchine e delle scarpe colorate di rosso: questo per ricordaci che in casi più estremi alla violenza non si sopravvive e tutte le leggi per tutelare le donne non saranno mai troppe fino a quando ognuna di loro in ogni parte del mondo si salverà.

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