Una delle grandi confusioni che, a mio avviso, continuano ad abitare il mondo, è quella che confonde la troppa bontà d’animo per stupidità. Se pensiamo a molte fiabe, possiamo subito notare come per noi le protagoniste siano ragazze ingenue, che non hanno la percezione del mondo, o meglio, che non sono del mondo, nonostante lo abitino. Un esempio perfetto lo troviamo in Bella, la protagonista de La bella e la bestia.

La versione della fiaba che prediligo – quella del 1756 di Jeanne-Marie Leprince de Beaumont – gioca splendidamente su questo contrasto tra la gentilezza, quasi irreale, della protagonista e la gelosia accecante delle sue sorelle che, totalmente immerse nella vanità del mondo, considerano la bontà d’animo della sorella piccola come semplice e ingenua stupidità. 

"Andavano dappertutto: ai balli, alle commedie, alle passeggiate; e deridevano la sorella minore, perché spendeva una gran parte del suo tempo nella lettura dei buoni libri"

Ma la domanda è questa: se la fanciulla è ingenua, perché la si odia? Semplice, perché è libera

Le sorelle odiano profondamente la libertà di Bella che semplicemente vive la sua vita così come viene, senza bisogno di approvazioni o di consensi. Loro, invece, non riescono a vivere in questa libertà, sono schiave della loro stessa vanità. Non riuscendo a tollerare quest’apparente superiorità di Bella nel modo con cui affronta la vita, le sorelle fanno di tutto per contrastarla e renderle l’esistenza difficile. Bella però, nonostante l’evidente ostilità delle sorelle nei suoi confronti, sceglie di perdonarle e quindi di amarle. Proprio in questa scelta di amore e accettazione dell’altro, cosi diverso e spesso complicato, si può vedere la libertà di Bella.

La sua, quindi, non è una questione di superiorità: Bella non elimina l’altro dalla sua vita, non lo condanna, ma, al contrario, lo perdona. Questo fa di lei non una donna stupida ma una donna libera, poiché ha colto il punto fondamentale: il perdono offre in dono la libertà. In questo consiste la differenza tra la libertà di Bella e le convenzioni mondane delle sorelle: non si tratta di una libertà da qualcuno ma di una libertà per qualcuno. L’altro non viene mai eliminato, ma accolto

Chi perdona non è ignaro del male ricevuto, anzi ne è ben consapevole: tuttavia, sceglie comunque di amare la persona, liberandola da quel peso, se lei lo desidera. Non esiste cosa più grande al mondo, eppure serve sempre la libertà per compierlo, sia da parte di chi lo offre che da parte di chi lo riceve: proprio come un dono. Per questo Bella ci insegna che il perdono non è per ingenui, ma è un atto da eroi: ci vuole coraggio a fare un regalo cosi grande, ci vuole saggezza a riceverlo. 

Perdonare vuol dire scegliere di perdere la battaglia, di lasciar morire qualcosa di proprio per far vivere l’altro. In qualsiasi gesto d’amore chi ama di più è chi apparentemente perde di più, poiché tutto dona. Bella, quando il padre rischia la morte per aver rubato una rosa nel giardino della bestia, decide di perdere la sua vita per lui, andando a morire al posto suo, nel castello del mostro. Se Bella sceglie di perdere la sua vita, non è perché è pazza, ma perché ha colto la potenza misteriosa del dono, capace di trasformare la morte in vita per qualcuno. Per questo chi ama è considerato ingenuo: le sue scelte hanno una logica che è incomprensibile a coloro che non amano, che non hanno fatto esperienza di un sentimento così potente. 

Uno dei tanti insegnamenti di questa fiaba che ho voluto cogliere è dunque questo: l’apparente ingenuità di Bella, che sa donarsi oltre le convenzioni mondane, è il simbolo della sua libertà. E’ la virtù di chi sceglie di abitare il mondo, ma seguendo altre leggi, ossia quelle dell’Amore, che è poi ciò “che muove il mondo e le altre stelle”. 

A Bella non importa essere capita: lei continuerà a vedere la sua vita come un dono. E questo perché è ingenua, dunque libera.

(Illustrazioni di Hermine de Clauzade)

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