Mi confronto ormai da tempo con i versi e ho imparato a ricercarli in ogni aspetto del vissuto. Spesso mi capita di restare estasiato da quelle che sono le manifestazioni della poesia: dei chiari ed istantanei affreschi a cui volgere l’incredulo sguardo sempre con rinnovata euforia.

Mi spiego. Quello di cui parlerò nel mio blog sarà appunto l’epifania della poesia dove meno ce lo aspettiamo e, nella molteplicità delle sue forme, il mio compito sarà quello di ascoltatore privilegiato e vostro cantore: toccare con mano e riportare a voi.

Non penso ci sia modo migliore di iniziare se non parlandovi del suono. Il suono da sempre viene associato alla poesia, ne era una conseguenza escatologica e molti nei tempi hanno inseguito la forma per ritrovarsi nel suono. Ma quello di cui voglio parlare è il processo esattamente opposto: il suono è il motore del verso, il suono è la linea maestra da seguire nella composizione, il suono ci tocca, ci scuote, ci cambia.

La mia esperienza da conduttore radiofonico, mi ha poi insegnato a ricercare il suono e di conseguenza la poesia in ogni scontro, incontro della mia vita. Il fondamento del mio pensiero si può racchiudere in questa affermazione: l’arte fluisce libera dentro di noi e ognuno di noi ha dalla nascita un linguaggio poetico sopito a cui abbiamo disabituato l’orecchio.

Allora per me è facile, avendo appunto riacceso quell’orecchio poetico, restare estasiato dai suoni della poesia. In questi mesi andremo nel profondo della mia osservazione e cercheremo insieme di chiudere il verso, che è il primo vagito dell’umano intelletto.

Questo primo articolo va letto come una sorta di manifesto del blog, una dichiarazione di intenti e una chiara presa di coscienza della natura del nostro pensiero. Impareremo insieme ad assistere ai gratuiti concerti a cui giornalmente siamo esposti ma che molto banalmente non vediamo.

Melodia del verso

Il suono inoltre, come detto, sta diventando a tutti gli effetti una modalità di scrittura poetica che sempre più prende piede tra i poeti contemporanei. Io ne sono un esponente insieme al mio compagno di viaggio Stefano Tarquini (co-conduttore di Read(Y)), e la mia ultima silloge (che non ho intenzione di consigliare) in qualche modo segna un netto passo nella mia poetica verso questa direzione.

Mi è facile citare Gesti Lievi, silloge poetica dell’esperto e rivoluzionario David La Mantia, un libro edito da Il Leggio Edizioni in cui si gioca col suono dei sentimenti e la forza del significante. In questa rivoluzione del suono non si può non annoverare e citare Bianca della divina Barbara Giuliani edito da Neo Edizioni: il suo è un verso non convenzionale, disfattista e assoluto.

Non ci resta che salutarci per adesso, sperando di aver trovato in voi dei nuovi compagni di viaggio, in questo che sarà un cammino condiviso. Siamo nel tempo esteriore ma proveremo a immergerci in quello interiore; un tempo in cui perderci per ritrovarci, cullati dai suoni del mondo e dai versi dell’Io.

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