Siamo tutti travolti dall’epidemia di Covid-19.
Chiusi nelle nostre case con la necessità di cercare di mettere a riparo i nostri corpi dall’attacco del virus.
Ma stiamo scoprendo quanto in realtà esso abbia già intaccato la nostra rete di relazioni, di contatti esterni, di interazioni, talvolta anche familiari. È dunque impossibile negare quanto anche la cultura ne stia risultando essere drammaticamente colpita. Occorre un grande sforzo immaginare i corridoi degli Uffizi vuoti o i neon di Lucio Fontana affacciarsi, dalle vetrate del Museo del 900 di Milano, su una piazza Duomo deserta.
Oggi vorrei quindi approfittare di questo silenzio per dar voce ad un’opera pittorica, che sembra allegorizzare il nostro presente di socialmente distanziati ma non ancora divisi. Nelle opere di Marc Chagall è ricorrente il tema del contatto con la propria amata, Bella Rosenfeld. Ne “La passeggiata” i due protagonisti, all’epoca uniti in matrimonio da due anni, stanno passeggiando durante un picnic quando un evento tanto surreale quanto fiabesco fa librare nell’aria il corpo della donna. Trattasi di un allontanamento, o meglio di un’apparente minaccia di distacco, ma l’espressione dei due è in realtà pervasa di felicità. Bella, sospinta fiabescamente nel cielo, rimane saldamente ancorata all’amato il quale, con sguardo gioioso, la trattiene con la mano sinistra, la mano del cuore.
Esiste una disciplina che si occupa delle interrelazioni che si creano in un luogo fisico, prendendo in esame il contatto tra le persone. Tutto ciò si chiama sistema aptico. Insegna che il distacco e il bisogno di vicinanza si manifestano, alternandosi, ogni volta in modo differente. Le relazioni però hanno anche una componente trascendente. Coltiviamo per ora questa. E tutto andrà bene.
Marc Chagall, La Passeggiata
1917-1918, olio su tela
San Pietroburgo, Museo di Stato Russo