Netflix ci riprova. Arriva Everything Now una serie sui disturbi alimentari
Arriva su Netflix Everything Now, un teen drama, ambientato in un liceo inglese, che affonta il tema dei disturbi alimentari.
Arriva su Netflix Everything Now, un teen drama, ambientato in un liceo inglese, che affonta il tema dei disturbi alimentari.
Ho già raccontato di come le serie tv stiano aiutando molto l’informazione e la consapevolezza intorno al tema dei disturbi mentali. La piattaforma di streaming Netflix ne ha fatto quasi un cavallo di battaglia, con tanto di disclaimer, alla fine di ogni puntata che tratta l’argomento, con l’invito ai ragazzi in difficoltà a chiedere aiuto, specie in presenza di disturbi alimentari.
Il 3 ottobre 2023 il colosso statunitense ha rilasciato Everything Now, un teen drama ambientato in un liceo inglese che racconta il momento in cui la protagonista Mia, ritorna alla sua vita normale dopo sette mesi di ricovero per una grave forma di anoressia.
Va detto che, a mio avviso, la serie di per sé non può considerarsi un capolavoro assoluto: è un insieme di idee già viste, sembra una crasi di altri prodotti di successo che garantisce una determinata fetta di pubblico. Inoltre, sempre a mio modestissimo parere, non è esattamente la serie più edificante per i giovanissimi che sia mai stata trasmessa: sesso, alcol, droga e eccessi di ogni tipo spadroneggiano all’interno di una trama abbastanza semplice. Insomma se non fosse per la protagonista, le sue riflessioni e le illuminanti sedute di terapia con il dott. Nell, parleremmo di una serie come tante. Invece in “Everything Now” c’è di più. C’è il racconto dell’anoressia o meglio, c’è il racconto di quello che succede alla vita che scorre intorno, prima, durante e dopo, un disturbo del comportamento alimentare.
Non è mai facile parlare di salute mentale nei prodotti destinati al grande pubblico ma farlo di alcuni disturbi è più difficile che di altri, i Dca sono alcuni di questi disturbi. Il motivo è semplice, ed è chiarissimo anche nel corso della serie: è complicato rappresentarli sullo schermo perché è complicato riconoscerli nella vita reale. È il migliore amico di Mia a “tradire” la sua fiducia e a raccontare ai suoi genitori quello che accade alla ragazza e se il padre si rende conto abbastanza in fretta della gravità della situazione, la madre la derubrica a capricci adolescenziali ed è allora che la situazione degenera.
Nel corso della serie sono poche le scene che ci mostrano Mia malata, ma questo non ci impedisce di comprendere le difficoltà e il dolore che la ragazza ha affrontato e sta affrontando. Il suo ritorno a casa, a scuola, alla vita normale coincide con una sorta di volontà di abbuffarsi di esperienze, di voler recuperare in fretta, troppo in fretta, il tempo perso in clinica. E questa corsa alle cose da fare finisce per creare un effetto bulimico che le fa rischiare una ricaduta che potrebbe rivelarsi fatale.
Cercando di non fare spoiler, sarà una notizia dolorosissima a farle capire che la strada per riprendere in mano la sua vita non va percorsa a velocità folle e che il tutto, subito in questo momento è mangiare un sandwich in serenità.
La serie però non si occupa solo di Mia ma anche dei suoi genitori, di suo fratello, della terapia, dei suoi amici, del pregiudizio, insomma di tutto ciò che gravita intorno alla salute mentale. Mostra uno spaccato decisamente plausibile del modo in cui la famiglia non regge la pressione, di come gli amici si sentono da un lato impotenti ma dall’altro molto stanchi, di come spesso la mancata guarigione, anche dopo un percorso lungo, sia vista come un alibi per il malato, un moto assolutamente egoistico di gestire le relazioni.
Ma il vero plus che questa serie, creata da Ripley Parker, dimostra di avere è il coraggio. Certamente il coraggio di raccontare un mondo ancora troppo poco conosciuto e di farlo in maniera, forse un po’ troppo didascalica, ma senza dubbio chiara e con poche ambiguità ma anche il coraggio di portare lo spettatore ad aprire la propria mente e a cercare di comprendere il perché dei comportamenti di Mia senza giudicarli attraverso le lenti del proprio vissuto.
Everything Now ci permette di osservare una realtà mentale, quella dei disturbi alimentari, che non è la nostra e che probabilmente non abbiamo mai incontrato ma che esiste, che ha un suo sviluppo, una sua logica e che va accolta e compresa attraverso i segnali che gli attori protagonisti di quella realtà continuano ad offrirci. Perché se è vero che consapevolezza di sé e buona volontà sono una buona base di partenza per affrontare e guarire disturbi mentali di ogni tipo, è anche vero che il mondo intorno a noi deve fare la sua parte. E allora ben vengano le serie tv che ci offrono la possibilità di conoscere, capire e imparare a gestire, quelle situazioni che non siamo in grado di (ri)conoscere, capire e gestire nella vita reale, senza arrecare danno a chi quelle stesse situazioni le sta vivendo sulla propria pelle.