Meno male che ho amiche e amici che in questo periodo di gran daffare, si muovono con immensa generosità, quasi compassionevole, per prepararci una cena, dove siamo sedute o, come si dice, con le gambe sotto il tavolo.

Così è stato circa 15 giorni fa e l’unica cosa che faccio sempre è portare il vino, anche più di uno. Ogni volta cerco dalla mia personale cantina, qualche bottiglia che sia stata acquistata durante un viaggio. Un tempo quando non c’era il locale, compravo quadri, ovviamente di dimensioni trasportabili, poi ho finito le pareti e forse è per questo, che avevo bisogno di una nuova scusa per comprare altro. Me la racconto così!

Tornando al momento prima della cena, ogni volta che guardo le etichette, ripenso anche al viaggio stesso, come in questa occasione. Porto in Portogallo. Giorni pieni di immagini, di cene, di vino e di mare.

Confesso  che vorrei tornare per viverci. L’ho pensato allora è lo confermo adesso, anche se sono passati 3 anni. Non è un Porto, mitico vino liquoroso con la sua storia risalente alla fine del XVII secolo, che ho deciso di portare, ma come sempre un vino naturale.

Ricordo ancora quando sono entrata in un’enoteca con questa richiesta e il commesso, leggermente preoccupato, chiamò il proprietario, mi disse che non ne aveva molti, ma la selezione che aveva era, sempre per lui, il meglio. Mi fidai.

In aereo più di 2 bottiglie non si possono portare, per cui, eccole qui. Dimenticavo che una delle due persone splendide che ci sostengono con la cena, è un produttore di vino, quindi ogni volta la degustazione è molto seria, nel senso che cerchiamo di approfondire i vari aspetti del vino.

Le uve quasi acerbe del Solo Ùnico

Comunque finalmente pront* per cominciare, unici presenti nella terrazza con gli occhi di fronte ad un panorama fatto di vigne, un piccolo bacino d’acqua e quella luce che ti fa sentire in vacanza, tirai fuori dalla borsa frigo il vino, bianco: Ameal, Solo Ùnico 2016

Lì per lì al naso ci sembrava un Riesling da quanto era minerale. Poi pian piano si è aperto e gli agrumi hanno preso anche loro una parte. Stupiti. L’uva è Loureiro al 100% e questo vino nasce nella provincia di Minho, precisamente nella valle di Lima, che fa parte della zona della denominazione di Vinho Verde.

Il Vinho Verde si chiama così per la sua acidità particolare, quasi come se le uve fossero raccolte acerbe, quindi verdi, ma anche per la bassa gradazione alcolica. Inoltre era considerato un vino da pasto, quindi da bersi giovane, senza troppo invecchiamento. I vigneti sono per lo più lungo i fiumi e respirano il profumo dell’Oceano Atlantico. Un tempo si legavano a qualsiasi costruzione pur di sentire il sole sulla buccia. 

Ma questo bianco nel bicchiere con già 6 anni addosso, ha confermato che ci si può spingere oltre, migliorando ancora ciò che è già unico, facendo solo cemento per un massimo di 8 mesi ed avendo rispetto della potenzialità dell’uva. 

La bottiglia, a forza di assaggi, finì molto prima del solito: ogni sorso un aspetto nuovo.

Vale la pena di riportare ciò che è scritto nel retro etichetta:

“alcuni lo definiscono un vino naturale ma noi preferiamo definirlo un vino che si fa da solo, minimalista in termini enologici, un autentico Solo Único è un vino molto speciale. È un omaggio al Solo (Solo in portoghese = Suolo), per aver fatto vino “fatto da sé”, fatto come si facevano i vini secoli fa. Solo ed è un grande Loureiro Solo! Attenzione: Ameal Solo Único sa di vino!”

E a vedere dove è situata, Quinta do Ameal, la cantina produttrice, credo che tutto torni visti i terreni granitici, l’oceano a 30 chilometri, il fronte fluviale e soprattutto una realtà storica dal 1710. Non solo. L’ubicazione è in una vecchia parrocchia e qui i monaci (come sempre) producevano già vino. 

Un ultima cosa non meno importante, questo vino è proveniente da una sola vigna. Ringrazio da lontano il proprietario dell’enoteca.

QUINTA DO AMEAL
Refóios do Lima
Ponte de Lima 4990-707
Portugal

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