È inutile negarlo: da quando nel 2021 è stato lanciato da Netflix, Squid Game è diventato un fenomeno mondiale. Dal momento in cui è stato disponibile nel catalogo della piattaforma, nessuno si sarebbe immaginato che una serie tv sud-coreana, per di più in lingua originale (inizialmente), potesse arrivare ad essere vista da milioni di persone in tutto il mondo. C’è da dire che un pochino la strada spianata l’ha avuta grazie alla musica K-Pop e a Parasite, il pluripremiato film di Bong Joon-ho. Ma niente di tutto ciò avrebbe fatto presagire il successo e la fama planetaria che ha avuto successivamente la serie tv.

E da un mesetto a questa parte è disponibile sulla piattaforma streaming di Netflix anche la seconda stagione. Quest’ultima ci è arrivata come una sorta di regalo di Natale da parte dei grandi capi di Netflix, dato che la data d’uscita è stata il 26 dicembre 2024. E noi, tra una fetta di pandoro e una di panettone, tra i vari pranzi e/o cene con parenti e amici, ce la siamo vista tutta d’un fiato.

Squid Game, la trama

Per i pochi rimasti che non sanno (ancora) di cosa si sta parlando, facciamo un breve riassunto della trama di questa serie tv.

Squid Game’ significa letteralmente gioco del calamaro’, e in effetti questo è uno dei giochi a cui bisogna giocare se si vuole vincere il cospicuo montepremi finale che, ovviamente, può vincere solamente una persona. La storia narrata? Semplice: vengono seguite le vicende dei 456 partecipanti al gioco, che hanno tutti una caratteristica in comune, ossia l’essersi indebitati fino al collo. Centinaia di persone vengono reclutate e accettano di partecipare a questa serie di giochi per poter finalmente estinguere tutti i loro debiti.

Fin qui sembra tutto all’apparenza normale; ciò che però é stato accuratamente omesso dai reclutatori è che i concorrenti partecipando a questi giochi per bambini mettono letteralmente in pericolo la loro vita. Sì, perchè se un concorrente non riesce a passare uno dei giochi proposti non è semplicemente eliminato e se ne può tornare a casa sulle sue gambe. No, a chi non riesce a passare al turno successivo viene tolta la vita.

Brutale, spietata ed a tratti inquietante

Ecco i tre aggettivi che descrivono la serie. E la seconda stagione non è da meno rispetto alla prima. Nonostante bene o male si sappia a cosa si va incontro guardandola, il livello di brutalità non diminuisce minimamente, sia per la crudeltà dei giochi che per la disumanizzazione di tutte le parti coinvolte (organizzatori, guardie e partecipanti). Degli innocenti giochi per bambini vengono trasformati e fatti diventare delle armi. Chi ha visto la serie, non può dimenticare l’inquietante cantilena di sottofondo a ‘‘un, due, tre, stai là’’ che rende il tutto più angosciante e da cardiopalma.

Squid Game non è solamente intrattenimento ed ha un impatto culturale enorme. Va a toccare delle tematiche universali che esistono e coesistono in ogni parte del pianeta. A cominciare dalla disuguaglianza economica: da sempre esistita, viene spiattellata in faccia allo spettatore monstrando come l’oppressione economica possa portare alla disperazione (fino a puntare la propria vita). Viene mostrato come la natura umana spinta da avidità e paura possa mettere in atto comportamenti e scelte facilmente discutibili. Ed, infine, si parla di potere e di come chi ne ha di più lo usa per soddisfare ogni minimo capriccio, persino per non annoiarsi (i giochi sono stati creati da un’élite misteriosa per puro intrattenimento).

Il vero vincitore di tutta questa storia non sono nè gli organizzatori nè tantomento colui o colei che vincerà i giochi (no spoiler!), ma il denaro. Tutti lo cercano, tutti lo vogliono e se già ne possiedi abbastanza ne vuoi sempre di più; per lui si fa qualunque cosa, anche partecipare a dei giochi mortali.

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