“Tensione continua” la nuova collettiva di Galleria Continua a San Gimignano
Fino al 14 gennaio la mostra nella sede storica di Galleria Continua, nell’ex cinema teatro di San Gimignano.
Fino al 14 gennaio la mostra nella sede storica di Galleria Continua, nell’ex cinema teatro di San Gimignano.
Tensione continua è il titolo della nuova mostra inaugurata il 23 settembre e visitabile fino al 14 gennaio 2024 presso Galleria Continua di San Gimignano, a cura di Carlo Falciani. Il termine continua fa riferimento alla stessa aspirazione che anima Galleria nel suo percorso centenario tra l’arte di oggi e quella di ieri.
Un itinerario ininterrotto che vuol mettere in evidenza come la dialettica estetica non abbia mai smesso di comunicare, distribuendosi talvolta in sentieri artistici diversi ed essenzialmente segnati dal linguaggio culturale coevo all’oggetto che riproducono, sempre tuttavia proteso ad indicare il valore edonistico della bellezza. Proprio il dialogo antico e moderno è sottolineato dal curatore che allestisce per la mostra nuclei tematici disomogenei, a cui riserva una simmetria concettuale comune.
Tensione continua si articola dunque in 4 percorsi argomentativi, distribuiti nei diversi ambienti della sede storica di Galleria Continua, nell’ex cinema teatro di San Gimignano.
Il primo nucleo riguarda la natura e i suoi elementi fondanti, non controllabili dalle forze umane, e governati da logiche ancestrali che l’uomo non è in grado di dominare. La visione si esplica attraverso l’opera di Arcangelo Sassolino che in The way we were (2018) introduce grandi massi di basalto in una macchina da frantumazione rappresentando così l’inesorabilità dell’energia e le implacabili forze della natura.
Giuseppe Penone in Nel legno (2009) scava un tronco d’albero fino a metterne in evidenza gli anelli di accrescimento. Indaga quindi l’incessante scorrere del tempo, riavvolgendo i secoli passati fino a rintracciarli nei cerchi della dendrocronologia del tronco. Sabrina Mezzaqui imprime nel ghiaccio la scritta Eternità (2011) destinata a dissolversi nell’arco di pochi istanti ed esprime l’effimero passaggio umano in questo atomo opaco che è la terra.
L’eternità, in questo caso, non apre al fenomeno della beatitudine, ma rimanda al suo significato più arcaico, che riguarda tutto ciò che dura nel tempo e caratterizzato da un infinito presente di cui è non è possibile conoscere le logiche. La tensione universale della natura si rivela infine in una delle opere che per prima ne descrissero i criteri: il Sidereus Nuncius di Galileo Galilei (1564-1642), esposto in teca, che traccia le riflessioni dello scienziato sulle leggi che sottendono lo svolgere della natura e del tempo.
La tensione diventa erotica nelle stanze successive introdotte dalle pagine di Agnolo Bronzino (Firenze, 1503-1572), in teca, e aperte sulle Rime in burla. Nella poesia il gioco di parole proposto da Bronzino si articola sull’accostamento tra il pennello dell’artista e il pennello adoperato nell’atto erotico. La comparazione tra i due termini non è del tutto astratta se si considera che la parola pennello deriva proprio dal nome dell’organo maschile. In mostra quindi anche Penis (2017) studi a matita su carta di Berlinde De Bruyckere che si soffermano proprio sulla riproduzione dell’organo.
“Con che si fanno i re, gl’imperatori,
le monache, gli abati, asini e buoi?
Con questo solo, intinto ne’ colori”.
(terzina tratta da Agnolo Bronzino, Rime in burla).
Il tema erotico prosegue con le opere di Jonathas De Andrade, spesso allestite a terra, che mostrano bacini maschili coperti da indumenti intimi raccolti in modo quasi orgiastico. La tensione erotica infine diventa amorosa quando allude alla gelosia e alla vendetta di un amore tradito. René Boyvin in un’incisione cinquecentesca riporta il noto mito del dono fatale di Medea alla nuova amante di Giasone, uomo valoroso di cui si era profondamente innamorata e da cui precedentemente aveva avuto due figli.
L’opera mostra la disperazione di Medea per l’abbandono, e le strategie che mise in atto per vendicarsi della donna che le aveva sottratto l’uomo adorato. Facendo affidamento sulle sue conoscenze riguardanti le erbe mediche, cosparge la veste nuziale della rivale con un veleno fatale che, appena indossato, condurrà la novella sposa alla morte. Il mito, come sappiamo, si conclude con l’uccisione da parte di Medea dei suoi due figli come ulteriore vendetta per l’amato e infedele Giasone.
Il percorso erotico si conclude infine con la scultura di Quinto Martini Eroe caduto / Il pugilatore (1931), un’opera che ben si inserisce in questo lungo percorso tra antico e moderno proposto da Falciani. La statua infatti rimanda agli originali di statuaria greca e alle profonde ricerche dei grandi scultori del V secolo a.C. che si interrogarono sulle figure da inserire nelle parti terminali dei frontoni triangolari, e quindi risolvere quel conflitto laterale che non prevedeva l’inserimento di figure stanti agli angoli dei timpani.
La tensione diventa contemplativa nei piani inferiori. A guidarci in questo caso sono le Rime di Michelangelo (1475-1564) che, oltre ad essere stato pittore e scultore, ebbe anche fama di poeta. L’opera di Francesco Vezzoli Self portrait as emperor Hdrian loving Antinous (2012) restituisce l’assorta contemplazione con cui l’artista imperatore contempla Antinoo e ripercorre la grande predilezione dell’imperatore Adriano per il suo puer delicatus.
Sebbene fosse un uomo di grande levatura culturale e ed avesse anche preso moglie, Adriano si abbandonò all’amore per quel giovinetto che annegò prematuramente nel Nilo lasciandolo nella più assordante disperazione. Il componimento dei due busti, tra i quali si inserisce una intensa concentrazione amorosa, restituisce la consuetudine del mondo antico nel riservare attenzioni a fanciulli molto più giovani per istruirli, diciamo così, verso i problemi del mondo allora contemporaneo.
La tensione sociale infine si evince nei più ampi locali al pian terreno della Galleria. Lo spazio del teatro è paradossalmente simbolo di una rediviva agorà greca e qui, tra le diverse tensioni sociali, si può citare anche la nascita del concetto di democrazia che si afferma proprio tra le pieghe di una società emergente.
I tanti cantori di Adel Adbessemed riproposti in Otchi tchiornie (2017) (un’opera davvero stupenda che da sola vale la visita), 27 sculture in legno bruciato, secondo una possibile interpretazione, sono altrettante voci di un regime democratico o di un coro militare in cui ognuno può rappresentare la propria visione o quella collettiva.
Ma la democrazia e la tensione sociale possono infrangersi nei conflitti più semplici e blandi della quotidianità, come nei grandi specchi rotti disposti a pavimento nell’opera di Kader Attia Le grand miroir du monde (2017), installazione site specific su cui si riflette l’affranto peregrinare dell’azione umana che si esplica sotto gli astri vaganti del cielo, per parafrasare Lucrezio e il suo De Rerum Natura.
Sotto gli astri vaganti del cielo tuttavia avvengono tante cose che aprono alla frantumazione dei nostri sforzi che si concludono con l’esaurirsi del tempo, come nel noto lampadario di Ai Weiwei Black chandelier in murano glass (2017-2021) in cui il legittimo termine di una tensione umana si esaurisce in ossa e vertebre in vetro, a ricordo di ciò che si è dissolto nel breve spazio di un’esistenza. Ci resta da chiederci, con l’opera di Michelangelo Pistoletto, se L’arte è ancora libera (1976) o se è anch’essa assoggettata alle tensioni sociali visto che l’artista riproduce la scritta protetta dalle grate di un carcere.
L’elemento antico in questa sezione è suggerito dall’opera Marco Curzio (1513) di Jacopo da Pontormo che ricorda la leggenda del sacrificio del nobile guerriero romano che si gettò volontariamente in una voragine aperta nel Foro Romano, al fine di impedire che questa, come avevano predetto gli aruspici, si estendesse oltremodo e inglobasse l’Urbe.
Ancora oggi, il luogo del baratro nel Foro è noto come Lacus Curtius. Il gesto di estremo sacrificio sofferma l’attenzione sul valore dell’azione del singolo per far sì che la società evolva e progredisca.
Molte ancora le opere in mostra, vi consigliamo quindi di fare un salto a San Gimignano e ammirare tanta bellezza continua. Contestualmente inoltre, potrete ammirare la mostra sulle opere di Julio Le Parc, Alicja Kwade e Yosé Yaque tutte fino al 14 gennaio 2024.