Il 20 giugno 2024 l’Aula Magna del Dipartimento di Ingegneria Informatica, Automatica e Gestionale di Sapienza Università di Roma è stata teatro di una tavola rotonda dedicata al tema IA e occupazione femminile: opportunità e minacce. Il video dell’evento è disponibile online sul canale Youtube del Dipartimento.

L’incontro ha aperto una riflessione sulle implicazioni che nell’immediato futuro l’intelligenza artificiale avrà sul lavoro femminile. La tavola rotonda è stata moderata da Daniela Carlà dell’associazione Noi Rete Donne, che ha rimarcato l’importanza del dialogo multidisciplinare per comprendere in che modo si possa concretamente agire sul presente e far sì che le occasioni offerte dall’IA prevalgano sulle minacce.

Intelligenza artificiale e
mercato del lavoro

Il dibattito è partito da una premessa specifica, che smentisce le critiche allarmanti che da più parti si sentono quando si parla dell’impatto dell’IA nel mondo del lavoro: è stato infatti appurato che il numero di posti di lavoro persi sarà inferiore a quelli creati. Il rischio non sta tanto sul piano quantitativo, quanto su quello qualitativo: quali saranno i posti che andranno persi, e quali invece quelli che dovranno essere occupati? E che impatto avrà questa riconfigurazione del mercato del lavoro in prospettiva di genere? 

Come è stato rimarcato a più riprese nel corso della tavola rotonda, le ripercussioni dell’IA sul mondo del lavoro interesseranno soprattutto le mansioni per cui è prevista una minor qualifica professionale, ovvero i lavori in cui a oggi il tasso di occupazione femminile è più alto.

Il rischio che si profila all’orizzonte è insomma che l’utilizzo dell’IA finisca per rendere superflue proprio le tipologie di occupazione in cui le donne sono maggiormente coinvolte. Uno dei punti centrali emersi dal dibattito, infatti, è che i sistemi di IA tendono a replicare l’attuale e l’esistente. Il vero rischio è allora che vengano riprodotte ed esasperate disparità di trattamento già esistenti nella realtà, non solo nelle occupazioni meno qualificate, ma in tutti i livelli di reclutamento del personale. Da questo punto di vista, anche affidare processi decisionali ai sistemi automatici può risultare problematico in chiave di genere, in quanto essi possono aver appreso e fatto propri alcuni stereotipi.

Nel corso della tavola rotonda è stato ricordato un esperimento molto significativo nel quale un sistema di IA alla richiesta di generare una riunione tra manager aveva prodotto un’immagine in cui la maggioranza delle persone seduta intorno al tavolo era di genere maschile. In effetti, nonostante i grandi avanzamenti degli ultimi anni, l’IA generativa continua a produrre bias, come ha rivelato di recente uno studio dell’UNESCO.

IA e pubblico impiego

Lo scenario meno minaccioso è senz’altro quello relativo al pubblico impiego, come spiegato da Antonio Naddeo dell’ARAN (Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni). Nel settore pubblico il rischio di perdita di posti di lavoro è minimo e l’impatto dell’IA si tradurrà in una necessità di ricollocazione di chi svolge mansioni più semplici. A suo avviso, anzi, in questo ambito lavorativo l’IA rappresenta soprattutto un’opportunità per favorire l’occupazione femminile.

IA nel settore privato

Più complesso il quadro del lavoro privato, come ha rimarcato Tiziana Dell’Orto di EY Foundation, che ha ricordato alcuni dati. Nel 2023, in Italia era impiegato solo il 53% delle donne, a fronte di una media europea di occupazione femminile del 65%, nello stesso momento in cui l’85% delle aziende individuava un problema nella mancanza di manodopera qualificata. In Italia il 2,5% dei posti di lavoro disponibili non è occupato: esiste pertanto un potenziale occupazionale per donne e per i cosiddetti NEET (individui not in Education, Employment or Training).

L’avvento dell’IA potrebbe essere un’opportunità, ma occorre fare i conti con un altro dato, ovvero la scarsa presenza femminile in area STEM e in particolare ICT. Questo dato rappresenta un fattore di rischio nella misura in cui si stima una crescita della domanda del lavoro e, soprattutto, la trasformazione di questa domanda.

Il mercato del lavoro e la tecnologia

L’80% dei profili lavorativi del futuro non saranno come quelli di oggi, ma richiederanno competenze diverse. Questa trasformazione prospetta delle difficoltà se messa in relazione con i dati del potenziale occupazionale. Il problema strutturale è infatti che il mercato del lavoro è continuamente alla rincorsa della tecnologia, mentre i programmi universitari potrebbero non avere la stessa velocità di adattamento, prospettando una discrepanza tra le competenze acquisite e quelle richieste. La minaccia, in prospettiva di genere, è che le donne sono a oggi impiegate proprio nei settori a più alto rischio di perdita e la loro presenza è minoritaria nel settore ICT, ossia quello in cui si prospetta la maggior parte delle nuove occupazioni del futuro.  

Le implicazioni giuridiche

Anche dal punto di vista giuridico l’impatto dell’IA sul mondo del lavoro offre prospettive sia positive che negative. Ne ha parlato la Prof.ssa Cataudella dell’Università di Roma Tor Vergata. Un aspetto affrontato è la possibilità di aumentare il lavoro a distanza che l’IA potrebbe incoraggiare, anche se dall’altro lato questo comporrebbe il rischio di rendere il lavoro un’attività troppo pervasiva, assottigliando il confine con la vita privata. La Prof.ssa Caudella ha sottolineato la necessità di regolamentare le pari opportunità nell’accesso ai nuovi posti di lavoro e di scongiurare le discriminazioni algoritmiche anche sul piano normativo.

La Prof.ssa Crispini dell’Università della Calabria presenta il punto di vista della filosofia, notando il prospettarsi di una vera e propria rivoluzione tecnologica, e quindi culturale, che chiama in causa l’etica in quanto istituzione sociale che porta con sé un insieme di regole. Le discriminazioni riscontrate derivano da un rispecchiamento dell’esistente, in cui il sistema di progettazione del nostro futuro è governato da maschi.

Il lavoro femminile, come l’ossigeno, si rarefà man mano che si sale, precludendo le posizioni apicali alle donne. La ragione di questo fenomeno non deve essere ricercata solo nelle storture del sistema di reclutamento, ma anche nel divario di ego tra uomini e donne. L’esortazione è quindi a trasformare il divario di genere nel mondo del lavoro agendo sull’autorappresentazione femminile, rompendo il soffitto di cristallo che spesso è introiettato dalle donne fin dai primi anni di scuola.

Paolo Pennesi dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro ha messo in luce alcune applicazioni pratiche dell’IA nei contesti lavorativi meno sospetti, come i cantieri edili. In questo caso, la tecnologia può migliorare la formazione dei nuovi lavoratori, il monitoraggio e la messa in sicurezza degli operatori. Il rischio di genere, in questa specifica declinazione, riguarda soprattutto il fatto che i protocolli di sicurezza sono standardizzati su soggetti maschili, risultando quindi meno efficaci se applicati a lavoratrici donne.

Uno sguardo moderatamente ottimista è quello della Prof.ssa Antonella Poggi di Sapienza, che intravede nuove opportunità nelle professioni legate all’IA. Nello specifico, le nuove mansioni riguarderanno quattro diversi campi: lo sviluppo, l’addestramento, il monitoraggio e l’utilizzo dell’IA. Osservando lo stato attuale del mondo del lavoro, è difficile immaginare un’alta percentuale di impiego femminile nei settori dello sviluppo e dell’utilizzo, mentre uno spazio maggiore sembra aprirsi in quelli dell’addestramento e del monitoraggio dei sistemi, mansioni che richiedono abilità creative multitasking e organizzative, in cui le donne solitamente hanno buon rendimento. Questa prospettiva può realizzarsi solo a fronte di un investimento nella formazione. In questo senso hanno iniziato a muoversi alcuni percorsi universitari trasversali e multidisciplinari, tra cui il corso di laurea in Filosofia e Intelligenza Artificiale, organizzato dal Dipartimento di Filosofia e dal DIAG Sapienza.

L’incontro si è concluso con l’esortazione della Prof.ssa Patrizia Tullini dell’Università di Bologna a non pensare alla questione dell’occupazione femminile da una prospettiva di mancanza da parte delle donne. Partire dal presupposto che alle lavoratrici mancano delle caratteristiche che invece sono possedute dagli uomini, pone la questione in termini di continua rincorsa, mettendo in secondo piano le qualità e le competenze tipicamente femminili, la cui mancanza non viene mai rimproverata agli uomini.

La tavola rotonda ha permesso di mettere in luce, attraverso prospettive e approcci anche molto lontani tra loro, le reali opportunità e minacce rappresentate dal massiccio ingresso dell’IA nel mondo del lavoro. L’aspetto più importante emerso dal confronto tra i vari relatori è senz’altro che l’IA non crea diseguaglianze, ma amplifica quelle già insite nella società. L’attenzione vigile non deve dunque essere rivolta solo alle nuove tecnologie e al loro sviluppo, ma deve continuare ad agire sull’esistente, decostruendo in primo luogo la rappresentazione e l’autorappresentazione delle donne e delle loro possibilità nel mondo del lavoro.

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