Continuo a riesumare per voi, o per me stessa, per farmi paura col passato, i miei quaderni antichi, scelti a caso fra le lontananze più abbiette. Correva l’anno 1999 e mi trovavo a Pantelleria. L’idea era modesta: una vacanza di giugno. Ma come sempre, la scrittura registra l’ansia di usare il tempo.

Vivevo nell’impervio Paese dei Quarant’anni, quel momento della vita in cui ti pare troppo tardi o troppo presto per qualsiasi cambiamento radicale. Eppure al cambiamento radicale aspiri con tutta te stessa. E non sai perchè. Forse ti scoccia realizzare, ottenere piccoli noiosi successi, sei nel pieno della tua carriera di essere umano. Devi guadagnare, contare gli spiccioli come una avara e distribuirli come se fossi ricca.

Hai fame di  sfide, come quand’eri giovane. Hai paura di non essere più in grado di vincere al primo colpo. Anche senza volerlo (come quand’eri giovane). E’ scritto tutto con il pennarello verde, questo quaderno dalla copertina screziata. E’ scritto tutto in versi liberi, nel senso che vado a capo spesso, e senza motivo, seguendo un ritmo scivoloso e intermittente (non abbellisco, copio):

Domenica, giugno.
Quando i quaderni sono così brutti/diventano belli.

Trovo quest’esemplare
Di decorata povertà
Fra i giornali di ieri
Nel negozietto
Di Pantelleria
Isola ruvida
Fiorita di sterpi
Battuta dal vento
Corrosa da un mare
Scomposto.
Lo acquisto
Per duemila lire.
Il prezzo l’ha inventato
Una vecchia
Che si lamenta
Dei parenti:
L’hanno lasciata lì
Sola coi soldi
Alla mercè della merce.
“Non so se ci perdo – dice
Lagnosa – o ci guadagno”.
Per un attimo
Sotto le palpebre pesanti
Lavora lo smacco
Per l’affare perduto
Poteva dire diecimila
O venti
O un milione.
La forestiera
– Che sarei poi io –
Sembra strana abbastanza
Da essere adeguata
A ricevere
Qualche imbroglio.
Peccato che la fatica
Di star dritta
Dietro al banco
Impedisca
Ogni impresa
Alla vegliarda
debolezza.

Grondano ageism queste poche righe. Sono acide e stereotipate. Ma non finisce qui. Il giorno dopo me la prendo con gli intrattenitori dell’hotel:

Come pappagalli sul trespolo
Animano la noia
Degli alberghi
Gridando frasi
Grondanti giovinezza
Mi parlano in inglese
Perchè Leggo,
Ho un libro in mano.
Cerco di spiegare
Che alla mia anima
Non serve niente.
Animassero gli esangui
Un po’ più in là,
Quelli senza libro.

E poi c’è il tormento, sempre presente, dall’infanzia in avanti, traversando tutti i Paesi che compongono La Vita: il romanzo che sto scrivendo e non mi soddisfa:

Se il tempo non rallenta
Gli correrò davanti.

Intanto, potremmo ascoltare il podcast Vietato Invecchiare di francesca Barra sullo stigma sociale dell’invecchiamento femminile.

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