Novanta opere e ventidue donne – ventidue artiste – alle prese con una contro-narrazione sull’autodeterminazione attraverso i comics nordamericani. Women in Comics arriva a Roma il 28 maggio (fino all’11 luglio) in una location straordinaria, Palazzo Merulana.

L’esposizione originale, questo non è un dettaglio, è stata allestita una sola volta (nel 2020) alla Galleria della prestigiosa Society of Illustrators di New York, l’Associazione professionale fondata da Henry S. Fleming nel 1901 (oggi diretta da Anelle Miller) che, oltre alle mostre, dal 1959 ogni anno, produce e pubblica Illustrators Annual, considerato uno dei più importanti cataloghi di illustrazione del mondo.

In mostra le icone e i miti del fumetto underground e dei femminismi

Tenetevi forte: accanto alle tavole di Trina Robbins, vera mistress dell’attivismo femminista, icona militante del fumetto underground, prima artista al mondo a disegnare, nel 1986, la mitica Wonder Woman (per una major come la DC Comics), anche opere originali di altri miti del tratto grafico e dei femminismi internazionali: parliamo di Afua Richardson e Alitha Martinez, autrici afroamericane e attiviste per i diritti delle donne e delle minoranze, entrambe vincitrici dell’Eisner Award per il loro lavoro su World of Wakanda della Marvel, serie spin-off del già politicissimo Black Panther di Ta-Nehisi Coates.

Presente anche Colleen Doran, ennesimo mostro sacro, che ha disegnato sui testi di sceneggiatori del calibro di Neil Gaiman e Alan Moore, e con lei Emil Ferris, premiata nel 2018 con il Fauve d’Or al Festival Internazionale di Angoulême come “Miglior fumetto dell’anno”: stiamo parlando della graphic novel che in Italia ha tradotto Bao Publishing, La mia cosa preferita sono i mostri, indiscusso cult mondiale.

Ma i nomi sono tantissimi, tra cui anche Ebony Flowers (autrice di Hot Comb, considerato da Guardian, Washington Post e Believer uno dei migliori libri del 2019), Trinidad Escobar (fumettista e poetessa filippina di San Francisco, dove insegna al California College of the Arts), Tillie Walden (Su un raggio di sole, Bao), Jen Wang (Il Principe e la sarta, Bao), Joyce Farmer (Special Exits, Eris Edizioni).

Amore, sessualità, creatività, discriminazione, indipendenza sono i temi che attraversano le epoche: dal fumetto vintage degli anni ’50, al graphic novel più autoriale, fino alla psichedelia degli anni ’70 e del fumetto underground, per arrivare alla scena contemporanea mainstream di Marvel e DC Comics. Un’orgia di stimoli grafici, colori, vignette, illustrazioni, fumetti, approcci, stili: “Questa mostra – sottolinea la curatrice Kim Munson – è una rappresentazione dell’ampia gamma e diversità delle donne che operano nei fumetti e dei tanti generi in cui stanno lavorando, siano esse memorie personali, storie per bambini, di supereroi, di genere epico/fantasy, o ancora nel graphic journalism e nella grafica editoriale.”

Intanto, in loop nella sala espositiva, la proiezione di She Makes Comics della regista Marisa Stotter (Respect Films, 2014): la storia mai raccontata delle donne nell’industria dei fumetti, un film/documentario ancora mai visto in Italia.

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