Papa Francesco se n’è andato con il dolore nel cuore per il sangue e la violenza a Gaza, in Siria e Ucraina. A chi toccherà ora continuare il suo magistero civile?

Come diceva il poeta Izet Sarajlić – sono i poeti che hanno impedito l’arresto del cuore del mondo con il loro turno di notte. E questa notte, senza Papa Francesco, sarà una lunga notte buia. Adda passà a nuttata direbbe il saggio Eduardo.

Papa Francesco e gli artisti

Papa Francesco molte volte ci ha ricordato della grande responsabilità civile degli artisti. Due anni fa Francesco nella Cappella Sistina volle incontrare proprio scrittori, registi, pittori, poeti, musicisti provenienti da diversi paesi del mondo. L’incontro fu preceduto da una suite di Bach suonata con un violoncello costruito con il legname dei barconi naufragati al largo delle coste di Lampedusa.

“L’artista prende sul serio la profondità inesauribile dell’esistenza, della vita e del mondo – disse Francesco –  anche nelle sue contraddizioni e nei suoi lati tragici. L’artista ricorda a tutti che la dimensione nella quale ci muoviamo, anche quando non ne siamo consapevoli, è quella dello Spirito.

L’arte è come una vela che si riempie dello Spirito e ci fa andare avanti. La gente ha bisogno di questi frutti, di frutti speciali […] Sì, l’artista è un bambino […] che si muove nello spazio della creazione. Nelle opere mettete sempre voi stessi, come esseri irripetibili quali noi tutti siamo, ma con l’intenzione di creare ancora di più. Quando il talento vi assiste, arricchite il mondo di una luce di un realtà nuova. E poi la creatività dell’artista: non basta soltanto guardare, bisogna sognare.

Noi esseri umani aneliamo a un mondo nuovo che non vedremo appieno con i nostri occhi, eppure lo desideriamo, lo cerchiamo, lo sogniamo. Siete un po’ come i profeti. Sapete guardare le cose sia in profondità sia in lontananza, la vostra arte vuole agire come coscienza critica della società, togliendo il velo all’ovvietà…criticando le astuzie del potere… con la capacità di andare oltre […] Vorrei chiedervi di non dimenticarvi dei poveri, che sono i preferiti di Cristo.

Anche i poveri hanno bisogno dell’arte e della bellezza. Alcuni sperimentano forme durissime di privazione della vita; per questo, ne hanno più bisogno. Di solito non hanno voce per farsi sentire. Voi potete farvi interpreti del loro grido silenzioso. Con le vostre opere potete rendere gloria a Dio, che tutti cercano, anche attraverso l’arte”.

Questo è il compito che ci ha affidato Francesco che fra tutte le arti ha amato molto soprattutto la poesia e ci ha spiegato qual è il ruolo del poeta oggi ed il valore della poesia. Una forma di resistenza. C’è la responsabilità civile dei poeti nella difesa dei diritti umani attraverso il dono della loro arte. I poeti spesso fanno paura al potere. I poeti sono stati imprigionati, hanno spezzato loro i polsi per impedirgli di scrivere.  Molti poeti sono stati uccisi. Penso a Pier Paolo Pasolini, crocifisso e non ancora risorto.

Lettera ai poeti

Qualche mese fa Papa Francesco ha scritto una lettera ai poeti (pubblicata come prefazione all’antologia Versi a Dio. Antologia della poesia religiosaCrocetti Editore), a cura, tra gli altri, di Antonio Spadaro (il testo è una riscrittura del discorso di Papa Francesco del 27 maggio 2023 pronunciato nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico).

In queste parole c’è il vero Vangelo di Francesco rivolto ai poeti, un vero manifesto non solo poetico ma soprattutto visionario, spirituale e civile.

“ […]Ho amato molti poeti e scrittori nella mia vita, tra i quali ricordo soprattutto Dante, Dostoevskij […]Le parole degli scrittori mi hanno aiutato a capire me stesso, il mondo, il mio popolo; ma anche ad approfondire il cuore umano, la mia personale vita di fede […]La poesia è aperta, ti butta da un’altra parte […] voi siete occhi che guardano e che sognano.

Non soltanto guardano, ma anche sognano. Una persona che ha perso la capacità di sognare manca di poesia, e la vita senza poesia non funziona […] L’artista è l’uomo che con i suoi occhi guarda e insieme sogna, vede più in profondità, profetizza, annuncia un modo diverso di vedere e capire le cose che sono sotto i nostri occhi […] L’arte è un antidoto contro la mentalità del calcolo e dell’uniformità; è una sfida al nostro immaginario, al nostro modo di vedere e capire le cose.

E in questo senso lo stesso Vangelo è una sfida artistica. Essa possiede quella carica “rivoluzionaria”, che voi conoscete bene, ed esprimete grazie al vostro genio con una parola che protesta, chiama, grida. Anche la Chiesa ha bisogno della vostra genialità, perché ha bisogno di protestare, chiamare e gridare. Vorrei dire però una seconda cosa: voi siete anche la voce delle inquietudini umane. Tante volte le inquietudini sono sepolte nel fondo del cuore. Voi sapete bene che l’ispirazione artistica non è solo confortante, ma anche inquietante, perché presenta sia le realtà belle della vita sia quelle tragiche.

È quello che vorrei chiedere oggi anche a voi: andare oltre i bordi chiusi e definiti, essere creativi, senza addomesticare le vostre inquietudini e quelle dell’umanità. Ho paura di questo processo di addomesticamento, perché toglie la creatività, toglie la poesia […]

Questo è il vostro lavoro di poeti: dare vita, dare corpo, dare parola a tutto ciò che l’essere umano vive, sente, sogna, soffre, creando armonia e bellezza. È un lavoro che può anche aiutarci a comprendere meglio Dio come grande «poeta» dell’umanità. Vi criticheranno? Va bene, portate il peso della critica, cercando anche di imparare dalla critica. Ma comunque non smettete di essere originali, creativi. Non perdete lo stupore di essere vivi”.

Come è accaduto con Don Tonino Bello e Don Andrea Gallo, Papa Francesco è riuscito a parlare non solo agli uomini e donne di chiesa ma soprattutto a chi esclude la divinità nella propria vita tuttavia senza escluderla nella vita degli altri.

Ora aspettiamo un altro Papa Francesco.  

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