In questi giorni ha suscitato un certo clamore la vendita del ritratto Dama con ventaglio (Dame mit Fächer) del pittore Gustav Klimt, aggiudicata per 86 milioni di sterline circa (pari a quasi cento milioni di euro) dalla casa d’aste Sotheby’s di Londra.

Dieci minuti di asta, un susseguirsi di rilanci tra quattro offerenti, per divenire l’opera d’arte di maggior valore mai battuta all’asta in Europa, aggiudicata ad un collezionista di Hong Kong

“Dama con ventaglio” (https://www.flickr.com/search/?text=gustav%20klimt)

Secondo Sotheby’s i ritratti di Gustav Klimt finiscono raramente sul mercato; un evento simile si era verificato nel 2006 con la vendita all’asta del Ritratto di Adele Bloch-Bauer I del 1912 (esiste anche una seconda versione), quadro divenuto famosissimo a causa della vicenda giudiziaria per il riconoscimento della sua legittima proprietaria, raccontata nel film Woman in Gold.

“Ritratto di Adele Bloch-Bauer I” (https://www.flickr.com/search/?text=gustav%20klimt)

L’11 gennaio del 1918 Gustav Klimt venne colpito da apoplessia cerebrale e morì il successivo 6 febbraio, a 55 anni, lasciando alcune opere incompiute.

Una famosa foto conservata nell’archivio fotografico della Österreichische Nationalbibliothek di Vienna mostra l’atelier dell’artista con due importanti tele ancora poggiate sui cavalletti e non completate: una rappresenta un’allegoria, La sposa, l’altra è la Dama con il ventaglio, di cui non si è mai conosciuta l’identità, sebbene siano state formulate varie ipotesi a riguardo.

Dopo la morte di Klimt, la Dama con ventaglio fu acquisita dall’amico e collezionista Erwin Böhler, per poi passare al fratello di Erwin, e, alla sua morte nel 1940, alla moglie di lui, Mabel.

Dal 1967 il dipinto era parte della collezione di Rudolf Leopold. Per far fronte a debiti sopravvenuti, Leopold fu costretto a vendere l’opera a un mercante di opere d’arte di Vienna. Nel 1994 il quadro riapparve a New York e venne venduto all’asta da Sotheby’s. La Procura austriaca aveva aperto un’inchiesta a riguardo (poi archiviata, vista l’impossibilità di identificare il proprietario), in quanto il quadro era uscito dall’Austria senza il nullaosta dello Stato.

L’anonimo proprietario (lo stesso che proprio due settimane fa ha deciso di vendere il quadro) prestò poi la tela al Belvedere di Vienna, sotto un’immunità concessagli dal governo austriaco, che così espose l’opera in una mostra che ebbe luogo tra il 2021 e il 2022.

“È stato creato quando Klimt era ancora nel pieno della sua attività artistica e riunisce in sé tutta l’abilità tecnica e l’esuberanza creativa che caratterizzano le sue opere più importanti”.

(Helena Newman, Responsabile di Sotheby’s per l’arte impressionista e moderna).

Gustav Klimt e la sua visione della donna

Gustav Klimt è universalmente riconosciuto per quello che, tranne poche eccezioni, costituisce gran parte della sua produzione: la rappresentazione della donna.

Se da giovane aveva trattato altri temi, soprattutto legati a incarichi e commissioni (ritratti di uomini, ma anche paesaggi), gradualmente la sua produzione divenne quasi monotematica, virando esclusivamente verso la raffigurazione della donna.

La donna era già presente nei primi dipinti allegorici, ma la grande evoluzione che si registra nel corso della sua attività è il passaggio da un prototipo statuario e accademico del nudo femminile, freddo e distaccato, ad un modello più realistico e naturale, spesso eroticamente seducente.

I ritratti delle donne riportano i nomi delle modelle, signore della buona società viennese, mentre a volte non sono stati identificati, come nel caso della Dame mit Fächer.

L’attribuzione di una precisa identità del soggetto ritratto passa in secondo piano considerando la strutturazione del quadro. Quasi sempre nei suoi ritratti manca una collocazione spaziale precisa, una profondità che dia sostegno alle figure, a favore di una cangiante rappresentazione di varie superfici ornamentali, piatte, da cui solo alcuni elementi (il volto, le mani bianchissime) staccano in tridimensionalità, evidenziando un gesto, una fisionomia.

Le donne di Gustav Klimt trascendono la realtà grazie ad un’aura che caratterizza quasi tutti i suoi ritratti. Forme allungate, riprese leggermente dal basso, sguardo dall’alto, eleganza e raffinatezza degli abiti: queste figure esprimono sempre un distacco e una dignità che, anche laddove non fossero stati corrispondenti alla loro effettiva collocazione sociale, sono state attribuite dall’artista grazie ad un perfetto equilibrio di disegno, pittura e decorazione (Klimt era stato un incisore ed un orefice, come il padre, prima di dedicarsi alla pittura).

Dame mit Fächer è tutto questo, ma anche qualcosa in più. C’è l’uso delle foglie d’oro, ma senza quell’eccesso di bizantinismo che trasforma la figura in una sorta di dea pagana, come accade, ad esempio, per Adele Bloch-Bauer.

La dama dal collo allungato come una Madonna del Parmigianino è immersa in uno sfondo piatto, giallo brillante, che evidenzia la passione per il giapponismo. Le linee sinuose disegnano simboli orientali, quali la fenice (la rinascita e il cambiamento) e i fiori di loto (la purezza spirituale).

La sua figura a tre quarti non ci osserva, guarda altrove (esattamente come la Dama con l’ermellino di Leonardo) ed è un esempio di rara grazia.

La vitalità e l’erotismo che emergono dalle gote rosse sul viso e quella spalla lasciata nuda si contrappongono alla malinconia di un uomo, che si definiva “poco interessante” e che faceva una vita ritirata, nel mezzo della Prima Guerra Mondiale.

Gustav Klimt (https://www.flickr.com/search/?text=gustav%20klimt)

Un mondo al femminile in risposta alla crisi personale e sociale del tempo. E’ difficile pensare agli orrori della guerra, alla drammatica fine che molte famiglie delle dame ritratte incontreranno durante la persecuzione ebraica perpetrata dal nazismo pochi anni dopo.

La popolarità di Gustav Klimt, il suo ruolo nell’arte moderna e la sua grande attualità risiedono proprio nell’utilizzo che seppe fare dell’arte come antidoto all’orrore della realtà concreta.

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