Il 17 febbraio a Milano, presso i locali post-industriali del BASE (ex Acciaierie Ansaldo), ho avuto il piacere di partecipare, in presenza dopo tanto tempo, a Planet-D: a diversity transition la quinta edizione del Diversity Brand Summit, evento organizzato da Diversity e Focus MGNT che si pone di fare il punto su come stia maturando la consapevolezza di marche e consumatori sui temi della comunicazione inclusiva.

“Use your power”, il video di apertura del Diversity Brand Summit 2022

Presente il Gotha degli addetti ai lavori che, nelle aziende, nelle società di consulenza e nei media, portano avanti con convinzione il concetto che inclusione e valorizzazione delle diversità non sono solo slogan o operazioni di maquillage ma un formidabile motore di performance e generazione creativa per ogni organizzazione sociale.

Actimel, Amazon, Barbie, Burger King, Coca-Cola, Decathlon, Diesel, Durex, Esselunga, Fastweb, Ferrovie dello Stato Italiane, Freeda, Google, H&M, Ikea, L’Oréal, Netflix, Sorgenia, TIM, Vodafone: questi i brand che, dal combinato giudizio di consumatori ed esperti, compongono la TOP 20 del Diversity Brand Index per le loro iniziative/attività realizzate in Italia nel 2021 e la loro capacità di veicolare al mercato finale tale impegno.

Le marche della TOP 20 del Diversity Brand Index

Al centro dell’evento, e alla base della classifica, è il Diversity Brand Index 2022, ricerca annuale volta a misurare la capacità delle aziende di sviluppare con efficacia una cultura orientata alla diversity & inclusion.

Una prima survey su un campione rappresentativo di consumatori fa emergere spontaneamente le 500 marche percepite, per le loro attività commerciali e di comunicazione, inclusive. Queste marche vengono poi sottoposte a un assessment da parte del comitato scientifico che analizza i loro progetti e iniziative interne ed esterne di inclusione  per poi stilare la fatidica TOP 20.

Molto interessanti le evidenze del progetto di ricerca da cui emerge la crescita della maturità e consapevolezza del mercato sul valore e la forza delle tematiche di diversità e inclusione.

Molte aziende, con concentrazione ancora sulle più grandi e a respiro internazionale, sembrano aver capito che l’inclusione e la valorizzazione delle diversità devono essere nelle agende non solo come leve reputazionali ma anche e soprattutto come facilitatori dello stare insieme, dell’attrazione di talenti e della produzione di innovazione.

Crescono con evidenza le iniziative rivolte all’esterno, ma anche le occasioni per le aziende di fare rete per promuovere i valori dell’inclusione, come la rete di 200 aziende messe insieme su invito di TIM per 4 Weeks 4 Inclusion; i consumatori e le consumatrici sono per il 77,5% propensi verso i brand percepiti come più inclusivi; aumenta il Net Promoter Score (passaparola) per le aziende più inclusive e si registra un delta potenziale del + 23% tra la crescita dei ricavi delle aziende percepite come più inclusive rispetto a quelle meno inclusive.

Francesca Vecchioni, Fondatrice e Presidente di Diversity, ha aperto l’evento ricordando che

“per i brand riconoscere la realtà della diversity & Inclusion non è più solo un’opzione possibile, ma una condizione necessaria e urgente. Saper fare inclusione e attivarsi realmente per mettere a valore la diversità, è una sfida per molti ancora da cogliere. Come per il cambiamento climatico, per le tematiche della D&I non c’è più tempo per il bla bla bla: è arrivato il momento per le imprese di avviare la transizione che porta a una reale e autentica inclusione. Lo richiede il mercato: le persone sono sempre più consapevoli, apprezzano e premiano le aziende che dimostrano un impegno concreto sulla D&I, e ormai sono capaci di smascherare quelle che invece praticano il cosiddetto ‘Diversity washing’. Per questo serve un approccio sistemico, autentico e coraggioso”.

Francesca Vecchioni, Fondatrice e Presidente di Diversity

Dalla ricerca l’Italia si conferma complessivamente un Paese con un buon grado di conoscenza, familiarità e contatto sui temi della diversity ma ancora con una scarsa pratica, con un gap tra il grado effettivo di contatto e quello del coinvolgimento.

Si presenta, quindi, una formidabile opportunità di collaborazione tra mercato del lavoro, mondo scolastico, accademie, istituzioni e terzo settore per cavalcare la leva dell’inclusione come motore di crescita sociale.

D’altronde, per accorgersi di come sta cambiando il vento, basta aprirsi un profilo su Instagram o TikTok per vedere come la Z Generation (e appena potrà farlo in autonomia ancor di più la Alpha Generation) sta riscrivendo l’immaginario collettivo raccontando con quotidianità e naturalezza il caleidoscopio delle miriadi di diversità che riguardano ciascuno di noi.
Le aziende apriranno gli occhi definitivamente per comprendere i consumatori di domani?

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