La guerra in Ucraina non minaccia solo le vite di milioni di persone ogni giorno, ma mette a rischio anche le opere d’arte custodite nei preziosi musei del Paese. Dipinti, sculture, installazioni, preziosi: a causa di questa insensata e funesta guerra anche i tesori dei musei ucraini rischiano di essere perduti, distrutti sotto i bombardamenti che quotidianamente affliggono le principali città.

E’ a seguito di questa drammatica realtà che alcuni musei hanno deciso di proteggere le proprie opere esfiltrandole, cioè evacuandole, all’estero. Esfiltrazione è un termine utilizzato in gergo dai servizi segreti per indicare l’allontanamento di persone o cose da territori di guerra. Un termine che pochi conoscono per fortuna, chi è avvezzo a questo termine è perché ha sperimentato la guerra sulla propria pelle.

L’esfiltrazione di reperti d’arte è sempre avvenuta durante le guerre, a ricordarcelo ci sono un libro, scritto dallo scrittore statunitense Robert Edsel, ed un bellissimo film con protagonisti George Clooney, Matt Damon, Bill Murray, John Goodman, Jean Dujardin, Bob Balaban, Hugh Bonneville e Cate Blanchett, in una libera trasposizione cinematografica dello stesso libro.

Libro e film sono ispirati ai veri protagonisti del programma Monuments, Fine Arts, and Archivesuna task force militare organizzata dagli Alleati durante la seconda guerra mondiale per proteggere i beni culturali e le opere d’arte nelle zone di guerra.

Oggi la storia si ripete, con la necessità impellente di salvare almeno alcuni dei gioielli dell’arte ucraina. Fin dall’inizio del conflitto la National Art Gallery di Kiev ha subito contattato i musei europei per sapere se potevano ospitare temporaneamente i dipinti.

E’ stato il caso di una collezionista spagnola che si è mobilizzata per mettere in salvo alcune opere e trasferirle al Museo Thyssen di Madrid.

Si tratta di Francesca Thyssen-Bornemisza, a capo di uno dei più grandi musei spagnoli, che ha coordinato tutto il progetto ed ha fatto sì che una parte significativa del patrimonio culturale ucraino potesse lasciare il Paese nella massima segretezza. A tal scopo ha addirittura fondato un gruppo chiamato Musei per l’Ucraina.

Arrivato al confine polacco, il convoglio è rimasto bloccato per 24 ore, ma dopo alcune vicissitudini l’operazione si è conclusa con successo. Pochi giorni dopo l’arrivo a Madrid, i 51 dipinti sono stati esposti al Museo Nacional Thyssen, in un’esposizione dal titolo Nell’occhio della tempesta: modernismo in Ucraina 1900 – 1930, che si protrarrà fino al prossimo 30 aprile.

Anche la Svizzera ha salvato ad oggi una cinquantina di quadri che sono esposti a Ginevra.

La città di Ginevra ha risposto prontamente alla richiesta d’aiuto di Kiev, inviando più di 300 casse di legno per proteggere le opere, casse che hanno impiegato otto giorni per attraversare un territorio molto pericoloso dal punto di vista geostrategico.

Alcune di queste scatole sono esposte nel seminterrato del Museo Rath di Ginevra. Alcuni dipinti sono rimasti in un museo a Basilea. Gli altri sono oggetto della mostra, inaugurata l’otto dicembre che resterà aperta fino al 23 aprile, intitolata Dal crepuscolo all’alba. Un titolo e un tema che ci ricollegano alla tragica attualità ucraina.

La prospettiva è che in primavera i dipinti ritornino a Kiev, a meno che la situazione bellica non costringa a prolungare il loro triste esilio.

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