Il linguaggio poetico. Il divino parla in versi
Linguaggio e poesia. In "Versi a Dio", a cura di Davide Brullo, Antonio Spadaro e Nicola Crocetti, si esplora questa tensione poetica
Linguaggio e poesia. In "Versi a Dio", a cura di Davide Brullo, Antonio Spadaro e Nicola Crocetti, si esplora questa tensione poetica
Scrivo un articolo sulla dinamica del linguaggio poetico, sulla ricerca e sul senso ultimo della scrittura come atto di conoscenza, bisogna confrontarsi con i punti più lontani dal nostro sapere per poter avere una dimensione unica di una serie di pensieri frammentati.
Effimeri, cosa siamo? Cosa non siamo? Sogno di un’ombra, l’uomo. Ma quando, dono degli dèi, appare un bagliore. Vivida luce si spande sugli umani, e dolce la vita.”
Così Pindaro descrive la condizione umana, fragile e cangiante. Da sempre, l’umanità tenta di vincere la propria caducità appellandosi a scienze, filosofia e religione come strumenti di lotta verso la sua natura effimera.
La poesia è il manifesto del linguaggio che cerca di tendere al metafisico, capace di trasformare l’insondabile in dialogo. È un atto che si fa domanda, senza aspettarsi una risposta. Dialogare con il divino attraverso la poesia significa fermare il tempo, sospendere il presente, per provare a vincerlo, a sfidarlo. L’essere umano si affida a questo linguaggio per trascendere i propri limiti.
In Versi a Dio, a cura di Davide Brullo, Antonio Spadaro e Nicola Crocetti, si esplora questa tensione poetica, non come atto di fede, ma come un’urgenza esistenziale. La poesia qui si fa strumento di esplorazione, di interrogazione, di ricerca di senso. Non c’è certezza, ma un movimento continuo verso l’eterno, verso un’inquietudine che non ha paura di restare senza parole.
BURIATI, SIBERIA
Invocazione agli spiriti-signori locali
Alla mia bocca aggiungete una bocca,
alla mia lingua aggiungete una lingua,
al mio corpo aggiungete un corpo,
alla mia mano aggiungete altre mani,
al mio piede aggiungete altri piedi;
considerate, voi spiriti, ciò per cui io oggi
vi prego e per cui oggi vi invoco!
*
BASAVA
(Basanava Bangewadi, India 1131 – Kundalasangama, India 1196)
Padre: poiché ero ignorante
mi hai conficcato nel grembo di una madre
mi hai trascinato tra mondi improbabili.
Era sbagliato che nascessi
o Signore?
Perdonami se sono nato.
Mi lego a questo voto,
Signore dei fiumi che si intrecciano:
non tornerò più in questa dimora.
La tensione è tangibile al contatto con le pagine. I versi attraversano il mondo erodibile, scrutando oltre l’orizzonte. In questa lettura ci perdiamo, ritrovandoci a porci una domanda eterna, che risponde al nostro passato, presente e futuro. La poesia si fa traccia di ciò che siamo e di ciò che saremo. È un viaggio che tende verso l’infinito, in cui sempre più smarriti restiamo nel conversare con noi stessi.