Le storie di trasformazione più profonda nascono da esperienze personali. E quando la consapevolezza diventa prodotto, e la visione processo, ogni dettaglio parla della sfida – vinta in questo caso – del progressivo cambiamento degli oggetti anche quotidiani, che popolano la nostra vita, in una direzione imprevista e il più delle volte sorprendente.

Questa storia comincia vent’anni fa con Andreas Wilfinger e Ulla Wannemacher, un papà e una mamma austriaci, che trovano nel kit igienico distribuito dall’asilo al figlio un dentifricio pieno di ingredienti potenzialmente dannosi per la salute. Uno per tutti il triclosano, che sanno poter causare gravi danni intestinali. Alle prese con un problema pratico ma anche di coerenza con il proprio stile di vita orientato al bio e alla sostenibilità, Andrea e Ulla hanno investito i loro risparmi in un team di naturopati olistici e biochimici, e hanno trasformato un ostacolo in una opportunità che ha cambiato tutta la loro vita.

E’ nata così, dopo alcuni anni di ricerca e di caccia agli investimenti necessari, Ringana: una azienda da oltre 120 milioni di euro nel 2020, che produce una linea di cosmesi fatta con ingredienti freschi e bio. Dal balsamo e olio per i denti fino ai saponi, alle creme, ai solari e al trucco, ogni cosmetico è privo di conservanti chimici, additivi, microplastica e oli minerali. Ogni flacone reca la sua data di scadenza, in genere intorno ai 3 mesi, tempo di utilizzo medio del prodotto perché mantenga la sua freschezza. Ci si trovano principi attivi pregiati e di filiera corta e controllata, vegani e che non prevedono alcun tipo di test su animali.

L’attenzione dell’azienda ai componenti e al packaging potrebbe sembrare un vezzo, ma pochi sanno che alcuni ingredienti per la cura della pelle, inclusi BHA (idrossitoluene butilato) e BHT (idrossanolo butilato), conservanti spesso presenti negli idratanti e nel trucco, sono stati associati a gravi danni ambientali. L’ossibenzone, uno dei principali ingredienti delle creme solari, è responsabile ad esempio dello sbiancamento della barriera corallina. E le plastiche dei contenitori vanno ad aggravare l’allarme secondo cui per l’Onu, nel 2050 i nostri oceani avranno più plastica che pesci.

Per questo la maggior parte dei prodotti dell’azienda è venduta in vetro e il vuoto è a rendere, tanto che oggi più di una bottiglietta su cinque viene riutilizzata, dopo essere stata recuperata e sterilizzata, con un risparmio solo per il 2020 di 31 tonnellate di CO2 non immesse nell’ambiente, le stesse prodotte percorrendo 217.000 km in automobile: oltre 5 volte il giro del mondo. Ogni 10 bottiglie rinviate all’azienda si riceve un prodotto in omaggio. I prodotti viaggiano all’interno di scatole in cartone completamente riciclato e riciclabile, protetti – invece che da polistirolo – da chips biodegradabili al 100%, composte da amido di mais non ogm. Possono così essere smaltite semplicemente nel compost o tra i rifiuti organici e evitano che l’azienda impieghi 75,5 tonnellate di plastica all’anno.

Persino lo stabilimento-madre in cui vengono realizzati cosmetici e integratori (a Hartberg, in Austria) è stato recuperato in maniera sostenibile da un supermercato che era da demolire. Un impianto fotovoltaico da 950 m2 produce energia nel rispetto dell’ambiente. Delle cisterne per il recupero dell’acqua piovana e un impianto con processo a freddo alimentato a energia solare consentono di risparmiare svariati milioni di litri d’acqua dolce all’anno. Al posto dei classici nastri trasportatori viene impiegato un sistema intelligente di rulli a risparmio energetico.

Una esperienza, quella di Ringana, solida e strapremiata: nel 2015 vince il Klimaschutzpreis, premio per la protezione dell’ambiente, dal 2016 fa parte dell’Alleanza globale per il clima ed è stata nominata più volte per l’Energy Globe Award, conferito ogni anno a progetti eccezionali per risparmio energetico. Cambiare è possibile, anche l’impensabile, basta permettersi di immaginarlo e lavorarci tanto su. Grandi sogni realizzati come quello di Andrea e Ulla dimostrano che un’altra industria è possibile, e riescono a farci persino più belli.

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