Inquinamento da filtri di sigarette: le ultime norme in Europa
La Spagna obbliga le aziende di sigarette a raccogliere i mozziconi, l'Irlanda e l'Olanda le tassano. E l'Italia?
La Spagna obbliga le aziende di sigarette a raccogliere i mozziconi, l'Irlanda e l'Olanda le tassano. E l'Italia?
La notizia è di quelle che fanno subito gioire ambientalisti ed animalisti: in Spagna le aziende del tabacco dovranno pulire i mozziconi dalle strade e dalle spiagge di tutto il Paese, secondo un nuovo regolamento ambientale appena entrato in vigore.
Ma una normativa simile è stata adottata da qualche giorno anche in Irlanda, imponendo alle aziende produttrici di tabacco di contribuire al costo dei rifiuti di sigaretta. Quasi la metà dei rifiuti in Irlanda è legata alle sigarette, secondo il National Litter Pollution Monitoring System del Paese.
Anche l’Olanda si sta muovendo in questa direzione, dopo una campagna di ong, aziende e cittadini che chiede che i produttori coprano i costi della rimozione delle cicche, e che si torni alle sigarette senza filtro. Ed altri Paesi europei stanno lavorando alla ricerca di soluzioni che vadano oltre le campagne di sensibilizzazione.
Quello dei filtri delle sigarette è un danno ambientale gigantesco: ogni anno vengono buttati via milioni di mozziconi di sigaretta per ogni Paese europeo, rilasciando rifiuti di plastica tossici che possono impiegare decenni a decomporsi.
In Spagna in particolare, circa un quinto degli abitanti fuma ogni giorno, secondo i dati del 2020. Il nuovo regolamento è entrato in vigore il 6 gennaio scorso, ma non è ancora chiaro come verrà applicato o se i costi saranno trasferiti sui consumatori.
Secondo un rapporto della Fundación Catalana Rezero i rifiuti di sigarette sono i più abbondanti sulle spiagge del Mediterraneo occidentale e le misure esistenti per ridurli, come campagne di sensibilizzazione e posacenere portatili sulle spiagge, sono sempre state insufficienti.
Le nuove norme renderanno i produttori responsabili della raccolta dei mozziconi di sigaretta scartati, nonché del loro trasporto per il trattamento dei rifiuti.
Perché sono fatti con fibra di acetato di cellulosa, un tipo di bioplastica che, diffusa nell’ambiente, ostacola la crescita delle piante.
La Spagna ha introdotto una serie di misure radicali per frenare il fumo negli ultimi anni. Lo scorso luglio, il fumo è stato vietato in tutte le spiagge pubbliche di Barcellona e i trasgressori sono stati multati di 30 euro.
Le nuove regole derivano da una legge approvata lo scorso anno che vieta la plastica monouso, come posate e cannucce, progettata per conformarsi a una direttiva dell’Unione Europea. E i filtri di sigarette rientrano a pieno titolo in questa categoria. Eppure continuano ad essere prodotti. Perché? Pare che la risposta sia nelle logiche di marketing.
Il filtro infatti indurrebbe il fumatore a fumare di più perchè darebbe la sensazione di fumare in modo più sano (visto che il filtro dovrebbe bloccare meccanicamente l’inalazione di agenti dannosi prodotti dalla combustione della carta e del tabacco).
A sostenerlo sono numerosi studi scientifici, tra i quali uno studio molto interessante dal titolo Cigarettes Butts and the Case for an Environmental Policy on Hazardous Cigarette Waste, pubblicato già nel 2009 sulla National Library of Medicine, la più grande biblioteca medica del mondo, che spiega molto bene la pericolosità dei filtri di sigaretta e il perché del loro utilizzo.
Questo studio spiega infatti che i mozziconi di sigaretta scartati sono una forma di rifiuti non biodegradabili. Trasportati dalle strade alle fognature, ai fiumi e, infine, all’oceano, i filtri per sigarette sono l’elemento più raccolto ogni anno nelle pulizie internazionali delle spiagge.
Ma ben lontani dall’essere un dispositivo protettivo per la salute, i filtri per sigarette sono principalmente uno strumento di marketing per aiutare a vendere sigarette sicure. Essi infatti sono percepiti dai fumatori abituali come strumenti utili a ridurre i rischi per la loro salute causati dal fumo.
I filtri hanno effettivamente la capacità di ridurre la resa di catrame e nicotina dalle sigarette accese, ma c’è controversia sul fatto che ciò riduca di conseguenza il carico di malattie del fumo sulla popolazione.
Al contrario i filtri possono servire a sostenere il fumo facendo sembrare meno urgente per i fumatori smettere e più facile per i bambini iniziare a fumare a causa della ridotta irritazione.
C’è chi addirittura parla di frode dell’industria del tabacco nell’uso dei filtri, come nello studio di K. Evans-Reeves, C. Lauber, R. Hiscock intitolato The ‘filter fraud’ persists: the tobacco industry is still using filters to suggest lower health risks while destroying the environment.
Ridurre l’impatto ambientale dei rifiuti di mozziconi di sigaretta sul Pianeta si deve, e tra le soluzioni più auspicabili ci sono lo sviluppo di filtri biodegradabili (anche se secondo alcuni esperti continuerebbero a rilasciare sostanze chimiche nocive nell’ambiente, se scartati in modo improprio) e l’aumento delle multe e delle sanzioni per i mozziconi abbandonati.
Tuttavia la legge introdotta in Italia nel 2016 (221/2015 nel cosiddetto Collegato Ambientale) che prevedeva una sanzione amministrativa da 30 a 150 euro per l’abbandono di rifiuti di piccole dimensioni – e fino a 300 euro per i mozziconi – non ha prodotto risultati perché è rimasta inapplicata.
E allora perché non pensare a soluzioni più drastiche, come vietare del tutto la vendita di sigarette con filtro sulla base del loro impatto ambientale negativo?
E’ auspicabile che la politica abbia il coraggio di adottare scelte del genere, perché non è più tempo per soluzioni tiepide a problemi scottanti.