Cosa è il femonazionalismo ce lo spiega molto bene Sara R. Farris, professora presso la Goldsmiths University di Londra, nel suo libro Femonazionalismo. Il razzismo nel nome delle donne (edito da Alegre – 2019) in cui esamina le richieste di uguaglianza di genere da un’improbabile raccolta di partiti politici nazionalisti di destra europei, neoliberisti e alcune teoriche e sedicenti femministe, mostrando come il loro sfruttamento degli ideali femministi giustifichi la retorica e le politiche anti-Islam e anti-immigrat*.

Questa strategia di utilizzare i diritti delle donne, le politiche nataliste e il linguaggio del femminismo ai fini dell’estrema destra non è rara. Liberali europei, laicisti e politici di destra hanno usurpato i diritti delle donne e il femminismo per invadere la libertà religiosa, il corpo delle donne e la migrazione sotto una bandiera che la studiosa femminista Sara R. Farris chiama femonazionalismo.

Durante i primi anni 2000, un certo numero di paesi dell’Europa occidentale ha introdotto misure per criminalizzare simultaneamente i migranti o le donne musulmane. Nel luglio 2002, in Italia si approva il ddl in tema di immigrazione ed asilo, che richiedeva il rilevamento delle impronte digitali dei migranti e imponeva severe sanzioni ai migranti privi di documenti.

In Francia, la messa al bando del velo nelle scuole pubbliche nel 2004 è culminata nel volere del governo che le donne musulmane abbracciassero il principio francese della laicité (secolarismo). Queste strutture legali sono alcune delle molte iterazioni di come una formazione ideologica costruita su basi anti-migranti e anti-musulmane sia diventata più dominante nella politica europea.

Marine Le Pen

Poiché questo marchio di populismo è cresciuto vertiginosamente negli ultimi anni, ha tentato di rinominarsi in tutta Europa per fare appello a una nuova generazione di elettori, in particolare con Marine Le Pen che si è minimamente allontanata dalla campagna di suo padre invitando più donne e gay al Front National (FN).

L’ascesa dei partiti di estrema destra ha generato una litania di sedicenti femministe che propongono il coordinamento nazionalista dalla Scandinavia all’Europa meridionale. Aderendo al conservatorismo nazionale, partiti come i Democratici svedesi, il Partito popolare svizzero e l’ AfD si sono liberati dai partiti centristi sostenendo le loro fiorenti componenti femminili. Sperano di fare ciò che i loro predecessori non hanno fatto: raggiungere la parità di genere nella loro leadership.

Foto: Amnesty Schweiz

Le leader politiche europee spesso trasformano le donne migranti e musulmane in capri espiatori senza interrogarsi sui modi in cui il sessismo si sviluppa nella loro stessa società. Paesi come la Svizzera hanno storicamente istituito il divieto del burqa in nome dei diritti delle donne, anche se la parità di genere nella politica elettorale non è stata pienamente raggiunta. Mentre la Svizzera opera oggi come una democrazia diretta, le donne costituiscono solo il 30 per cento della sua camera dei rappresentanti e il 15 per cento del senato.

Fino ad arrivare con l’esponente di destra Giorgia Meloni e il suo partito Fratelli d’Italia, con il quale in questi anni ha cercato di boicottare il finanziamento e il mantenimento della struttura della Casa Internazionale delle Donne di Roma, ha sperimentato nelle Marche un laboratorio perfetto per andare contro l’aborto, ed ha ventilato il blocco navale come soluzione contro le/i migrant*.

Last but not least, quello delle devianze da combattere quali i disturbi alimentari e le diversità attraverso lo sport, arrivando alla sua denuncia su Twitter pubblicando un video riguardante lo stupro avvenuto a Piacenza recentemente.

Negli Stati Uniti, il movimento eugenetico durante l’inizio e la metà del XX secolo si è unito a programmi di sterilizzazione forzata, rivolti principalmente a disabili, donne nere, donne povere che lavorano e prostitute.

Nel suo testo seminale Killing the Black Body, Dorothy Roberts fornisce ampie prove d’archivio su come le donne nere furono sistematicamente sterilizzate negli Stati Uniti. Eppure non erano le uniche. Anche le donne portoricane e native americane furono sterilizzate, le convinzioni della superiorità razziale ariana servivano da foraggio per queste politiche.

Combahee River Collective

Ancora più eclatante è la raccolta di femministe che hanno difeso e continuano a difendere il colonialismo. Femministe più inclusive come quelle del Combahee River Collective e le femministe postcoloniali sono intervenute per sfidare il razzismo e l’immaginazione imperialista, ma le femministe in posizioni di potere politico in tutta Europa di certo non ascoltano.

Sfidare il femonazionalismo non è solo una questione di atteggiamenti morali. Piuttosto, significherà evidenziare i modi in cui le politiche e la retorica anti-musulmana e anti-immigrat*, implicite o esplicite, hanno fornito fiducia all’estrema destra.

La sfida nei prossimi anni è sviluppare richieste aperte e trasparenti per contrastare il crescente movimento di estrema destra in Europa. Mentre una nuova generazione di femministe sta costruendo un movimento che parla delle preoccupazioni del lavoro, della migrazione, della salute e della carcerazione, il femminismo dovrà prendere esplicitamente le distanze nettamente dal nazionalismo. Perché il femonazionalismo non ha niente a che fare con il femminismo e tutto ha a che fare con il razzismo.

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