La pressione arteriosa è la forza che il sangue esercita contro le pareti dei vasi sanguigni a seguito dell’azione di pompa svolta dal cuore.
Misurata in millimetri di mercurio (mmHg) e in stato di riposo, la pressione arteriosa è solitamente definita attraverso i valori di pressione sistolica (la massima) e pressione diastolica (la minima). Molto importanti sono i valori differenziali: la minima dovrebbe essere la metà della massima +10 quando la massima non supera i 120/130  o + 20 quando la massima non supera i 130/140.

Ecco un piccolo vademecum:

Un aumento della minima con bassa pressione differenziale indica aumentate resistenze periferiche da una parte e deficiente attività motoria del ventricolo sinistro dall’altra.

Aumento della minima e della massima con la minima che aumenta proporzionalmente più della massima e quindi differenziale bassa indica sclerosi dei piccoli vasi e spasmo arteriolare.

Se in un iperteso la pressione arteriosa massima si abbassa e la minima rimane invariata si tratta di scarsa capacità contrattile del ventricolo sinistro (ipertensione scompensata).

In un cardiopatico una pressione massima nei limiti normali con aumento della minima e differenziale bassissima (es. 120/100) sta ad indicare deficiente energia contrattile del cuore.

Una massima che sale con una minima che scende è segno di insufficienza aortica (es 150/40).  

Un aumento della sola pressione arteriosa massima indica ridotta elasticità delle grandi arterie.

Per approfondire:

Semeiotica Medica Comparata a cura di Osvaldo Sponzilli

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