Come scrissi quando venni a sapere della sua morte, nonostante io sia nell’ambiente femminista da una decina d’anni nell’ambito dell’attivismo, ero sempre lì e lì per conoscerla, ma non siamo mai riuscit* ad incontrarci ed è un po’ un rimpianto che mi porterò dietro negli anni. Condividevo molte delle battaglie di Michela Murgia e altre no di lei, ma ha sempre lottato, in tutti i sensi, che sia per i diritti delle donne e per la sua vita.

Michela Murgia, narratrice, politica, femminista, sarda

Sarda, al 100%. Amava la sua terra e respirava ogni istante della sua amata Sardegna.
Ne è sempre stata orgogliosa fino alla sua morte. Narratrice, politica, femminista, sarda.

Penso al mondo in cui viviamo e mi viene da piangere. Stiamo vivendo un’onda nera nel nostro paese, fatto di fascioliberismo selvaggio che non ha a cuore la nostra popolazione sotto tutti i punti di vista. Manca un pensiero e un’attenta riflessione, un sorriso ed una critica costruttiva come solo lei sapeva fare.

Aveva ragione quando diceva che stanno cercando di fermare il progresso, stanno facendo del loro meglio per catapultarci in un passato lontano. Un passo alla volta, un proclama alla volta, un’imposizione della legge alla volta.

Dicono e gridano che noi siamo l’unico pensiero. Ma sono l’unico pensiero, sono la dittatura di genere. È la loro dittatura, infatti, che ci fa vivere solo come vogliono loro, che ci fa usare il nostro corpo solo come vogliono loro, che ci fa amare solo come vogliono loro. Mentre noi, come ha ben sostenuto Murgia, vogliamo solo che tutt* siano liber* di scegliere.

Da quando è entrata sulla scena quasi vent’anni fa con il suo primo romanzo sulla sua esperienza di lavoro in un call center (Il mondo deve sapere, 2006), romanzo che in seguito ha ispirato un film popolare (Tutta la vita davanti, 2008), Michela Murgia è diventata un personaggio pubblico e un parafulmine per il dibattito politico in Italia.

Scrittrice, intellettuale e attivista per i diritti civili, è stata una critica schietta dello spostamento a destra del paese in un momento in cui i partiti di sinistra sembravano aver perso la voce, e una sostenitrice femminista e dei diritti civili che sollecitava l’accettazione di configurazioni familiari non tradizionali in un contesto nazione in cui i partiti al governo hanno promosso una visione più conservatrice.

Prima di morire disse ai suoi amici che avrebbe voluto che il suo funerale fosse aperto a tutt. Vennero da tutt* i ceti sociali – un banchiere in pensione, un impiegato di albergo, un traduttore, studenti – per onorare

“un simbolo di libertà e femminismo le cui parole dovrebbero essere trasformate in azioni”,

ha detto Maria Luisa Celani, che lavora nel campo delle arti e era uno dei tanti riuniti fuori dalla Basilica di Santa Maria in Montesanto, conosciuta come la chiesa degli artisti, nella centrale Piazza del Popolo a Roma, per il funerale.

Murgia ci aveva ispirat* attraverso i suoi romanzi e dibattiti pubblici, e li aveva commossi raccontando i suoi giorni di morte sui social media: dopo aver annunciato di avere un cancro al rene al quarto stadio in un’intervista a maggio sul Corriere della Sera, il quotidiano milanese, Murgia ha parlato apertamente della sua malattia e dell’importanza di vivere la vita appieno, senza paura.

Nel suo ultimo libro post-mortem dal titolo Ricordatemi come vi pare (Mondadori, 2024), si racconta a cuore aperto con il suo amico da una vita ed editor Beppe Cottafavi, raccontando a tutto tondo la sua vita spaziando a quand’era bimba fino all’età adulta, dalla sua fede religiosa alle sue lotte per i diritti delle donne e civili con la comunità LGBTQ+.

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