Dal 20 al 24 Aprile la Sala Umberto di Roma porta in scena Persone Naturali e strafottenti, l’opera più controversa di Giuseppe Patroni Griffi, nel suo nuovo allestimento. “La rivincita di Patroni Griffi, quarant’anni dopo” l’aveva titolato Franco Cordelli per il Corriere della Sera nell’anteprima del 2018.

Giacarlo Nicoletti alla regia definisce il testo

“un sottobosco di attualità così tangibile e una poetica di fondo così lucida e disincantata, da farne a tutti gli effetti un testo ancora fortemente contemporaneo, e perciò di teatro necessario… Emarginazione, violenza, distanze socio-culturali, violenza sessuale e psicologica, la ricerca continua di un altro che non esiste…”.

Marisa Laurito accetta la sfida del ruolo che fu di Pupella Maggio, Giancarlo Nicoletti, presta la sua attorialità unica al travestito Mariacallàs e la giovane rivelazione del cinema italiano Giovanni Anzaldo interpreta quel Fred che fu di un esordiente Gabriele Lavia. Completa il cast il poliedrico Livio Beshir, protagonista di numerose fiction e lavori cinematografici, oggi con noi.

Cosa significa per te essere naturale, e cosa essere strafottente?
Essere naturale significa inevitabilmente vivere in armonia con la propria essenza. Significa essere autentico, privo di sovrastrutture artificiose che ci allontanano dal  nostro ‘vero io’… ed è un percorso che tutti dovremmo fare con noi stessi. Lo strafottente è colui vive nel totale disprezzo delle esigenze ed opinioni altrui. Non è una persona felice.

Il colore della tua pelle ha in questo spettacolo una valenza forte, niente affatto neutra: cosa significa per te in quanto essere umano di colore interpretare Byron?  
Byron è rabbia, angoscia, arroganza. E’ mortificazione. Byron è il mio opposto e non nascondo che, all’inizio, è stato stimolante come attore, ma doloroso come essere umano, avvicinarmi ai suoi sentimenti, alla sua parte oscura senza rimanerne invischiato. Oggi, proprio grazie a quella sofferenza iniziale, questo personaggio mi ha permesso di far sbocciare un’ulteriore consapevolezza, gratitudine e soprattutto leggerezza. Il fatto che sia di colore mi ha semplicemente esaltato perché in Italia è raro trovare ruoli scritti così bene per un attore nero.

Cosa consideri sia oggi la diversità?
Ho difficoltà a darti una vera e propria risposta. E come se mi chiedessi “cosa consideri normale” Mi rifaccio spudoratamente a ciò che ha detto Drusilla Foer a Sanremo e  preferisco parlare di ‘unicità.

Rewriters ama il tema della riscrittura: cosa ti pare abbia da dire Patroni Griffi oggi? Patroni Griffi aveva già detto tutto 50 anni fa. Come spesso accade, però, non è stato capito. Pubblico e critica non era pronti ad assistere ad una rappresentazione di una Napoli raccontata attraverso la solitudine, l’omosessualità, la prostituzione, il razzismo. Oggi la parola ‘inclusione’ è sulla bocca di tutti, anche di “perbenisti e benpensanti” di un tempo ed è per questo che tali temi sono attualissimi.

Da artista poliedrico, dal lungo percorso televisivo e cinematografico, cosa ha dato a te di specifico questa esperienza di lunga tournée teatrale?  
Ho iniziato da adolescente con le tournée teatrali… eppure, due anni fa, dopo le prime tre settimane di repliche di “Persone, naturali e strafottenti” ero esausto. Avevo deciso che non avrei mai più messo piede su un palcoscenico teatrale tanto era lo stress emotivo che vivevo in quel periodo. Oggi sono grato di interpretare Byron. Amo condividere la scena con dei colleghi straordinari. So che può sembrare assurdo ma questa esperienza mi ha insegnato a lanciare il cuore oltre l’ostacolo. Sono felice!

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