Luca Maciacchini riesce sempre a fotografare la società odierna con elegante ironia e pungente sarcasmo. Il suo nuovo lavoro, dal titolo La farmacia potrebbe non esserci, punta il dito sui malanni del nostro tempo e incornicia in deliziose e ritmate ballate le psicosi della nostra contemporaneità.

Il sound è fresco e contemporaneo anche se affonda le sue radici nello schema tipico delle antiche ballate, confermando lo stile teatro-canzone che rievoca il grande Giorgio Gaber, ma con una dolcezza ed una linea di canto che talvolta recupera certe sonorità folk alla Angelo Branduardi ed una vis comica che fa il verso al grande Enzo Jannacci.

Lo stile di Luca Maciacchini,
ironico e irriverente

Carta cambia racconta le evoluzioni camaleontiche di una società superficiale e sbrigativa che cambia continuamente pelle per sopravvivere, e di una politica che campa alla giornata pensando alla prossima campagna elettorale piuttosto che alle prossime generazioni. Il brano sottolinea la tendenza a creare una società di eterni adolescenti, irresponsabili e immaturi, da manipolare a colpi di discorsi di propaganda enunciati da una televisione incantatrice.  

Con Il titolista Luca Maciacchini esplora la psicologia della comunicazione di massa, che agisce attraverso slogan, citazioni e testi sintetici per sedurre più che convincere, per ammaliare invece che far ragionare, per influenzare piuttosto che indirizzare. E’ il tema della propaganda politica usata oggi per conquistare le masse, una propaganda che, per essere efficace, deve limitarsi a pochi punti e ribadirli incessantemente. Poche magiche parole che non offrono la verità ma dolci illusioni.

A ognuno… la sua famiglia è un’amara ballata sulle ipocrisie del sistema della famiglia, tipico della nostra cultura, laddove la famiglia non è che un inganno, perché può essere quella finta da Mulino Bianco, quella mafiosa che ti imprigiona per sempre, quella solitaria del single o quella disperata dell’extracomunitario.

Si bussa alla porta sembra portarci tra le note rock irriverenti di Edoardo Bennato, pur rimanendo nello stile inconfondibile del teatro canzone.

Non perdonare è un testo più intimo, ispirato da un’amica, che si concentra sulla unicità della voce come elemento rappresentativo della nostra identità, sulla difficoltà di decifrare le voci per catturarne i più subdoli e reconditi significati, sulla necessità di captare nella voce di chi ci parla la verità più profonda. E’ un testo intenso, che ruota intorno al tema dell’invidia, dell’ipocrisia, della falsità.

Siamo tutti in cattedra?

Il brano “Commentate!” in particolare si concentra sulle derive dei social network, in cui ciascuno si sente autorizzato ad emettere giudizi su ogni argomento a prescindere dalla propria preparazione sul tema. E’ la banalità dell’individuo medio, che deve sempre dire la sua su tutto disimparando ad ascoltare. “Ascoltare è presenza” ci dice Luca Maciacchini. Ma chi ascolta più?

Il tema dell’epidemia da covid è affrontato in due brani: il dialettale Derva (che significa apri) che parla delle riaperture post covid descritte come un assalto alla normalità, e La farmacia c’è, che in realtà è un monologo in cui Luca Maciacchini sottolinea la stupidità umana di chi è convinto di saperne più di chi ne sa, e rifiuta le soluzioni più evidenti perché preferisce distinguersi dal branco piuttosto che salvarsi. Il messaggio, chiaro e forte, è rivolto ai no vax, ai terrapiattisti e a tutti coloro che si ergono a tuttologi rifiutando i rimedi della scienza moderna.

Il lavoro del sofisticato cantautore traccia un affresco sagace e colto della nostra collettività, con tutte le sue contraddizioni, i suoi vizi e i suoi difetti, e se da un lato delinea un quadro deprimente di una società che precipita in un inesorabile declino, dall’altro ci lascia qualche spiraglio di luce, offrendoci la speranza di una possibilità… quella che la farmacia per guarire dai nostri mali ci sia.

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