Non esiste una cucina femminile, esistono solo i sapori: un libro per scoprirli
Gap di genere nelle cucine professionali: c'è differenza fra cucina maschile e femminile? No, a contare sono emozioni e sapori: Niki Segnit ce lo svela in un libro.
Gap di genere nelle cucine professionali: c'è differenza fra cucina maschile e femminile? No, a contare sono emozioni e sapori: Niki Segnit ce lo svela in un libro.
Mi chiamo Chloe Facchini, sono una donna trans e la mia passione è stata da sempre la cucina. Ho iniziato a lavorare nei ristoranti quando avevo solamente tredici anni e da allora l’amore per il cibo e l’accoglienza non mi ha mai abbandonato.
Il mondo della cucina, da quando lo conosco attivamente, è sempre stato un luogo in cui la gerarchia, l’ordine e la disciplina sono fondamentali per raggiungere un buon risultato.
Gerarchia e genere possono confliggere in una cucina?
Ultimamente si sta discutendo parecchio sul fatto che le donne siano poco rappresentate in cucina, ed in qualità di donna trans che ha avuto la possibilità di esplorare entrambi gli universi posso dire che la questione va presa dalla lontana.
Il primo mito da sfatare è che non esiste una cucina femminile ed una cucina maschile. Esiste la cucina, punto. Il genere non determina la buona riuscita di un piatto.
Bisognerebbe parlare piuttosto di emozioni che siamo in grado di trasmettere attraverso la nostra sensibilità, che si concretizzano attraverso il bagaglio tecnico che abbiamo acquisito nel corso dei nostri studi e del nostro lavoro.
Armonia, gusto, equilibrio, cromia sono quegli elementi che ci fanno ripercorrere la nostra storia, i nostri ricordi e le nostre tradizioni, l’interprete ai fornelli deve decifrarne il codice per tradurlo in un piatto. La grammatica del gusto non conosce genere. Questo è il nostro lavoro. Vi consiglio la lettura de La grammatica dei sapori di Niki Segnit, edizioni Gribaudo, un libro che esplora in maniera dettagliata gli accostamenti tra sapori, associando idee, immagini e sensazioni e proponendo ricette intelligenti, creative e originali.
Purtroppo accedere e scalare la gerarchia di una brigata di cucina non è molto semplice. Il fattore determinante è sempre il genere. Essere maschi e bianchi ne facilita l’ascesa.
Ho lavorato in Francia parecchi anni alla fine degli anni ’90 e la cosa che mi colpì immediatamente fu la presenza di persone provenienti da tutti gli angoli dei pianeta ed il genere era indifferente. Le cucine erano multietniche e multiculturali. Questa dimensione era per me aliena.
L’ambiente della cucina è un ambiente per natura molto machista, le donne che ne fanno parte devono quotidianamente sgomitare per guadagnarsi un posto e farsi largo a prescindere dalle proprie capacità.
Per una donna trans la questione è ancora piu’ ardua in quanto oltre a scontrarsi con le medesime difficoltà di una donna cisgender deve combattere contro il pregiudizio che la stigmatizza in quanto prostituta e la discrimina poiché in una realtà fallocentrica ha rinunciato al privilegio di essere uomo.
Io sono stata fortunata, mi sono affermata in quanto chef quando ero un uomo e nel momento in cui ho affrontato il mio percorso di transizione tutto è stato messo in discussione all’infuori della mia capacità professionale.
Mostrarmi per quello che ero da un lato mi ha permesso di esprimermi nel lavoro in modo vero e sincero (ho mantenuto il mio posto all’interno dell’azienda in cui lavoravo) dall’altro lato invece mi ha fatto pagare lo scotto di essere una donna trans in quanto le aziende per cui collaboravo hanno interrotto ogni rapporto con me. Probabilmente temevano la reazione dei loro clienti facendosi rappresentare da una donna trans.
Per migliorare la situazione nelle cucine ci vuole ancora tanto tempo, per colmare in primis il gap di genere – come emerge dal gender policies report 2022 – ed in secondo luogo quella cattiva consuetudine di pagare meno le donne che lavorano in cucina a parità di livello rispetto agli uomini.
Il panorama sta tuttavia migliorando, passo dopo passo: dobbiamo riscrivere il mondo della cucina da una nuova prospettiva in cui si deve tenere conto delle capacità a prescindere dal genere o dall’orientamento sessuale o dalla propria etnia.
Addolciamo la giornata con una ricetta che profuma di casa…
Ingredienti per uno stampo a cerniera da 26cm di diametro:
400g farina 00
350g zucchero semolato
16g lievito in polvere per dolci
1 pizzico di sale
170 g burro
125 ml olio di semi
3 uova
140 ml panna
300g acqua
1 cucchiaino estratto di vaniglia
1 cucchiaio da tavola di cannella in polvere
1 cucchiaino da caffe di noce moscata
½ cucchiaino da caffè di pepe nero macinato
4 mele sbucciate ed affettate
Procedimento:
In una boule miscelare la farina con il lievito, la cannella, la noce moscata, il pepe, lo zucchero ed il pizzico di sale.
In un’altra boule montare il burro con l’acqua, l’olio e l’estratto di vaniglia, quando si sarà formata una emulsione incorporare delicatamente la farina.
Aggiungere le uova sbattute con il latte ed una mela tagliata a cubetti con un movimento dall’alto verso il basso senza smontare il composto.
Versare l’impasto in uno stampo a cerniera imburrato ed infarinato.
Decorare la superficie con le mele affettate e spolverarle con un po’ di zucchero semolato. Infornare a 175 gradi per 55 minuti.Verificate la cottura con uno stecco di legno! Una volta raffreddata, spolverate la superficie con dello zucchero a velo.