(English translation below)
Quarant’anni e non mostrarli! E’ questa l’età di un musical incredibilmente attuale, in questi giorni nei teatri italiani. Risale infatti al 1982 La piccola bottega degli orrori, il musical che, portato in scena oggi, esprime tutta la sua drammatica contemporaneità.

Non c’è niente di più attuale di un pianeta che viene minacciato da un essere vivente mettendo a rischio tutta l’umanità, Covid-19 docet! Il fatto che poi l’essere vivente invece di un virus sia una pianta, è l’angosciante variante di una storia che assume così risvolti ancora più inquietanti.

Siamo in una New York cupa, dove una strana pianta, acquistata da un fiorario presso alcuni mercanti cinesi (e anche qui sorvolo sul parallelismo con quanto accaduto a Wuhan) si rivela carnivora e per crescere può nutrirsi solo di sangue fresco. Il fioraio si lascia prendere la mano e per cercare di nutrire la pianta, che gli porta grandi incassi e successi, si farà travolgere da una terribile sequenza di omicidi.

Naturalmente non ho intenzione di fare spoiler, e non serve neanche raccontare nei dettagli l’affascinante vicenda. Ma è importante soffermarsi sulla contemporaneità della struttura narrativa: un essere vivente minaccia il pianeta, causa numerose morti, e invece di essere debellato, è qui l’amara conclusione, invaderà il pianeta preludendo ad un infausto finale.

Ed è proprio nel finale che la contemporaneità viene ribaltata: perché se oggi parliamo continuamente della possibilità di salvare il pianeta con le piante (che regalando ossigeno riducono l’anidride carbonica), nel musical è attraverso la morte di tutte le piante che si può sperare di salvare l’umanità. Non nutrite le piante è il refrain della canzone che chiude il musical.

Sul palco il cast è perfetto: un Giampiero Ingrassia nei panni di Seymour, la cui timidezza crea un affascinante contrasto con il vortice di delitti nel quale precipita, un Fabio Canino ironico ed esilarante nell’interpretare Mushnik il cinico imprenditore titolare del negozio di fiori, una incantevole Belia Martin, reduce da grandi successi come protagonista della versione spagnola del musical Sister Act, nelle vesti della dolce Andrey, un talentuoso Emiliano Geppetti non solo nei panni dell’antagonista Orin Scrivello, ma capace di interpretare sul palco altri quattro ruoli diversi con una capacità istrionica senza pari. E, dulcis in fundo, la potente interpretazione di Lorenzo Di Pietro, in arte Velma K nel ruolo della pianta assassina.

Giampiero Ingrassia e Fabio Canino

La forza canora trainante è data da un trio di voci insuperabile: Giovanna D’Angi, Elena Nieri e Claudia Portale, che fanno da voce narrante per tutta la durata della storia, senza quasi mai lasciare il palco, mentre l’energia cinetica che coinvolge i corpi su un ritmo incalzante è scatenata da quattro eccellenti ballerini performer.

Emiliano Geppetti con le coriste

Di grande attualità poi la storia nella storia: quella della giovane e bella Audrey (interpretata da Belia Martin) picchiata e abusata da un uomo che finge di amarla ma che la usa a suo piacimento. E poiché non è mai sufficiente parlare di violenza contro le donne, che se ne parli anche in un musical pieno di ironia, freschezza e creatività artistica, non fa che portare acqua alla causa, per educare gli uomini di domani ad essere migliori.

In questi giorni drammatici segnati dal conflitto russo-ucraino, la compagnia non fa mancare la sua voce contro la guerra, chiudendo lo spettacolo con una grande bandiera della pace, tenuta dai tre protagonisti dello show.

La regia è curata da Piero Di Blasio, la direzione musicale è del maestro Dino Scuderi, le coreografie di Luca Peluso, le scene di Gianluca Amodio. I costumi coloratissimi sono di Francesca Grossi.

Dopo aver acceso il palco del teatro Brancaccio di Roma, il musical continua la sua tournée salendo verso nord: da stasera fino al 18 marzo sarà a Trieste, poi ad aprile toccherà i palchi di Bergamo e Bologna, infine a Milano fino al 30 aprile presso il Teatro Nazionale CheBanca. I biglietti di tutte le prossime repliche su Ticketone.

ENGLISH VERSION

Don’t feed the plants! The threatening message of the musical The little shop
of horrors in the theater until April

Forty years and don’t show them! This is the age of an incredibly current musical, these days in Italian theaters. The little shop of horrors dates back to 1982, the musical which, staged today, expresses all its dramatic contemporaneity.

There is nothing more topical than a planet that is threatened by a living being putting all humanity at risk, Covid-19 teaches! The fact that the living being instead of a virus is a plant is the distressing variant of a story that takes on even more disturbing implications.

We are in a gloomy New York, where a strange plant, bought by a florist from some Chinese merchants (and also here I fly over the parallelism with what happened in Wuhan) turns out to be carnivorous and to grow, it can only feed on fresh blood. The florist lets himself be carried away and to try to nourish the plant, which brings him great profits and successes, he will be overwhelmed by a terrible sequence of murders.

Of course, I’m not going to spoilers, and there’s no need to tell the fascinating story in detail either. But it is important to dwell on the contemporaneity of the narrative structure: a living being threatens the planet, causes numerous deaths, and instead of being eradicated, here is the bitter conclusion, it will invade the planet, a prelude to an ominous ending.

And it is precisely in the finale that contemporaneity is overturned: because if today we continually talk about the possibility of saving the planet with plants (which by giving oxygen reduce carbon dioxide), in the musical it is through the death of all plants that we can hope to save humanity. Don’t feed the plants is the refrain of the song that closes the musical.

On stage the cast is perfect: a Giampiero Ingrassia in the role of Seymour, whose shyness creates a fascinating contrast with the whirlwind of crimes into which he falls, an ironic and hilarious Fabio Canino in interpreting Mushnik the naive entrepreneur, an enchanting Belia Martin, fresh from great successes as the protagonist of the Spanish version of the musical Sister Act, in the guise of the sweet Andrey, a talented Emiliano Geppetti not only in the role of the antagonist Orin Scrivello, but capable of interpreting on stage other four different roles with a histrionic ability without even. And, last but not least, the powerful interpretation of Lorenzo Di Pietro, aka Velma K in the role of the killer plant.

The driving force of singing is given by an unsurpassed trio of voices: Giovanna D’Angi, Elena Nieri and Claudia Portale, acting as the narrator for the duration of the story, almost never leaving the stage, while the kinetic energy that involves the bodies on a fast pace is unleashed by four excellent performer dancers.

Then the story in the story is very topical: that of the young and beautiful Audrey (played by Belia Martin) beaten and abused by a man who pretends to love her but who uses her at will. And since it is never enough to talk about violence against women, even talking about it in a musical full of irony, freshness, and artistic creativity, it only brings water to the cause, to educate the men of tomorrow to be better.

In these dramatic days marked by the Russian-Ukrainian conflict, the company does not miss its voice against the war, closing the show with a large flag of peace, held by the three protagonists of the show.

The direction is by Piero Di Blasio, the music is directed by maestro Dino Scuderi, the choreography by Luca Peluso, the scenes by Gianluca Amodio. The colorful costumes are by Francesca Grossi.

After turning on the stage of the Brancaccio theater in Rome, the musical continues its tour going north: from this evening to 18 March it will be in Trieste, then in April in Bergamo and Bologna, and finally in Milan until 30 April at the CheBanca National Theater. Tickets for all upcoming performances on Ticketone.

Condividi: