Possibile che dopo due incidenti gravi come Chernobyl e Fukushima, e dopo due referendum in cui i cittadin3 italian3 hanno espresso un inequivocabile NO, anche nel nostro paese si torni – con l’incoraggiamento di progetti europei da miliardi di euro – a parlare di energia nucleare? Eppure sta succedendo, ci racconta la nostra blogger Vera Risi. E i pericoli, reali e potenziali, sono ancora lì.

Il nucleare? L’Europa sta triplicando le risorse

È un tema cruciale per chi si riconosce nel manifesto ReWriters e in particolare nelle esigenze della sostenibilità ambientale, dell’ecologia e della geoetica. Il paradosso è che proprio in nome della sostenibilità l’Europa sta rilanciando questa opzione, e in un recente vertice a Bruxelles ben 30 paesi hanno deciso di triplicare le risorse destinate al nucleare entro il 2050. 

Ma davvero il nucleare non produce inquinamento né emissioni di Co2? Falso, afferma Vera Risi, se si tiene in conto tutta la filiera che va dall’estrazione dell’uranio (risorsa comunque finita, è bene ricordarlo) alla costruzione delle centrali, fino alla dismissione di quelle divenute obsolete.

E naturalmente alla gestione delle famigerate scorie, che sta agitando da mesi gli abitanti e le amministrazioni comunali della Tuscia: come si può pensare che un territorio vulcanico, ricco di falde acquifere nonché di siti importanti per la biodiversità e per le testimonianze archeologiche, possa ospitare un mega deposito? Gli interessi economici sono enormi, quelli politici legati alle prospettive occupazionali anche: ma valgono il rischio?

E last but not least, potremo mai essere sicuri che il nucleare cosiddetto civile in caso di conflitto non venga trasformato in arma di distruzione di massa?  La strada verso il nucleare bellico una volta aperta è senza ritorno, avverte Risi. Anche se porta un’etichetta green.

Insomma, conclude la nostra blogger, non si tratta di una preclusione ideologica: frenare questa nuova corsa al nucleare è una questione di tutela della vita sulla Terra, compresa la nostra.

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