Il collezionista d’arte di Filadelfia Albert Coombs Barnes creò la Fondazione Barnes nel 1922 per insegnare a persone di ogni estrazione sociale come guardare l’arte, raccogliendo alcuni dei più importanti dipinti impressionisti, post-impressionisti e moderni del mondo, tra cui opere di Renoir, Cézanne, Matisse e Picasso. oggi è considerata una delle più grandi collezioni al mondo.

Ma andiamo per ordine. Per capire lo spirito che animò il chimico collezionista Albert C. Barnes bisogna partire dall’idea di capitale intellettuale. Egli sosteneva il pensiero secondo il quale la cultura è il capitale strutturale interno di un’azienda.

Sappiamo che l’azienda è un sistema socio-economico che, attraverso un insieme differenziato di risorse, svolge processi di acquisizione e di produzione di beni e servizi per il mercato. Ogni azienda è diversa, unica, poiché è composta da un particolare insieme di risorse. Il sistema dell’insieme delle risorse aziendali è un insieme di fattori tangibili e intangibili. Le risorse tangibili sono beni fisici che costituiscono il capitale materiale dell’azienda, quelle intangibili possiedono un grande valore strategico e sono fondamentali per creare valore economico.

Il bene intangibile per eccellenza
è il capitale intellettuale

Per capitale intellettuale mi riferisco al capitale della conoscenza di una società (International Federation of Account, 1998), che comprende le attività relative alla conoscenza e alla competenza dei dipendenti, la fiducia dei clienti per l’azienda e i suoi prodotti, marchi e franchising, i sistemi informativi, le procedure amministrative, i brevetti, i marchi di fabbrica e l’efficienza dei processi di business aziendali (Danish Trade and Industry Development Council, 1997).

Secondo Volkov e Garanina, il capitale intellettuale è qualsiasi bene appartenente ad una società o da essa controllato, non avente forma fisica o finanziaria, ma in grado di produrre benefici economici futuri. (Il ruolo del board human capital nel governo delle aziende, Volkov e Garanina, 2007).

Paolo Cezanne, I giocatori di carte (Les Joueurs de cartes), photo by Sailko on Wikimedia Commons – https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Paul_c%C3%A9zanne,_giocatori_di_carte,_1890-92.JPG

Tutelare la salute e il benessere dei dipendenti nelle organizzazioni lavorative permette il miglioramento dei livelli di performance delle aziende. Le aziende sono luoghi in cui si pianificano strategie e si prendono decisioni, luoghi in cui si devono produrre risultati, fare valutazioni, luoghi dove le persone devono svolgere specifiche mansioni rispettando le procedure.

Devono essere luoghi dell’efficienza, del controllo, del calcolo, di dati e di fatti. Purtroppo questi aspetti rappresentano soltanto la parte visibile e tangibile, la superficie: l’apparente. Esiste un sopra e un sotto nei comportamenti organizzativi; ed è proprio tra gli aspetti più facilmente osservabili che è possibile approfondire la componente emotiva che, in ogni individuo, è influenzata dalla propria storia personale.

Nella struttura del capitale intellettuale di una azienda, la cultura è dunque il capitale strutturale interno. E’ con questo pensiero in mente che il chimico collezionista dott. Albert Coombs Barnes (nato il 2 Gennaio 1872 a Filadelfia in Pennsylvania, negli Stati Uniti, e morto il 24 Luglio 1951) creò la Barnes Fondation di Filadelfia.

Il dott. Albert Coombs Barnes studiò la chimica applicata alla medicina. Verso il 1895 si recò a Berlino, in Germania, che allora era il centro di ricerca e istruzione della chimica. Tornato negli Stati Uniti, entrò a far parte di una compagnia farmaceutica che, per approfondire gli studi lo rimandò in Germania, ma questa volta a Heidelberg. Una città che Barnes descrisse come

“una calamita per i ricercatori scientifici di ogni Paese”.

Amedeo Modigliani, Jeanne Hébuterne, 1919. BF285. Dominio pubblico.

Dalla vendita dell’Argyrol iniziata nel 1902, un antisettico al nitrato d’argento co-inventato con il chimico tedesco Hermann Hille, il dott. Barnes guadagnò molto denaro e nel 1912 incaricò un amico d’infanzia e compagno di Liceo, il pittore realista William James Glackens (Filadelfia, Stati Uniti13 Marzo 1870 – Westport, Stati Uniti, 22 Maggio 1938) di recarsi a Parigi per acquistare quadri dei pittori contemporanei.

Era giunto il momento di superare la storia che non rinnegava se stessa e non rinnegava i grandi maestri del passato ma affermava perentoriamente che, senza quei maestri, non sarebbe stato possibile ereditare una concezione del mondo, un sistema di valori, un’idea dell’arte.

Ma in che modo gli impressionisti affrontarono la realtà? Liberarono la sensazione visiva da ogni esperienza o nozione acquisita e da ogni atteggiamento preordinato che ne potesse ostacolare l’immediatezza; liberarono l’operazione pittorica da ogni regola, da ogni metodo tecnico che ne potesse compromettere la resa dei colori.

Nel 1912 il dott. Barns consegnò a William James Glackens ben $ 20.000 con i quali William si recò a Parigi riuscendo ad acquistare 33 opere d’arte: le prime tele che costituirono la Collezione Barnes.

La funzione didattica
della Fondazione Barnes

Nel 1922 nacque la fondazione con lo scopo di avvicinare all’arte le persone di ogni estrazione sociale. In trent’anni Barnes collezionò 4000 oggetti tra cui oltre 900 dipinti e quasi 900 pezzi di ferro battuto con un corpus straordinario di dipinti impressionisti, post- impressionisti e della prima età moderna tanto da essere considerata una delle più grandi collezioni al mondo.

Sono 181 le opere di Pierre Auguste Renoir, 69 quelle di Paul Cézanne, 59 quelle di Henri Matisse, 46 quelle di Pablo Picasso, e 7 quelle di Vincent Van Gogh; con una biblioteca che ospita oltre 9.000 libri. La collezione inoltre comprende molti altri dipinti e opere di importanti artisti europei e americani, arte africana, cinese, greca e dei popoli nativi americani.

Da forte sostenitore dell’educazione progressista e della giustizia sociale, avendo lavorato a stretto contatto con le comunità afro-americane, era convinto che le persone, come l’arte, non dovessero essere segregate. Un pensiero affine a quello dell’immenso Courbet.

Ho cinquant’anni ed ho sempre vissuto libero; lasciatemi finire libero la mia vita; quando sarò morto voglio che questo si dica di me: Non ha fatto parte di alcuna scuola, di alcuna chiesa, di alcuna istituzione, di alcuna accademia e men che meno di alcun sistema: l’unica cosa a cui è appartenuto è stata la libertà”.

Jean Désiré Gustave Courbet

La galleria d’arte che fece costruire per ospitare le opere appartenenti alla Fondazione Barnes avrebbe dovuto avere una funzione didattica per ogni dipendente e per gli studenti che avrebbero potuto apprendere l’arte con quello che Barnes definì il proprio metodo scientifico. Nella stesura dello statuto dispose che la collezione dovesse essere esposta per insiemi organizzati secondo i principi formali di Colore – Linea – Spazio.

Come istituzione educativa, la Barnes Foundation, limitava l’accesso alla visita della collezione e spesso il dott. Barnes richiedeva agli interessati che fissassero un appuntamento scrivendogli una lettera. Criticava aspramente le code infinite che si formavano all’esterno di qualsiasi istituzione museale per la visita di un’esposizione, ritenendo che la stanchezza accumulata dai visitatori nelle ore di coda in attesa di poter entrare nel museo non permettessero di beneficiare del valore offerto dalla bellezza delle opere d’arte che avrebbero ammirato.

Barnes aveva perfettamente compreso l’importanza dell’arte nella vita degli esseri viventi e si spese in prima persona per l’istruzione, il benessere dei suoi dipendenti e dei giovani per un mondo oggi diremmo più inclusivo.

La Fondazione Barnes ci insegna quanto sia importante la tutela del bene comune e del benessere umano e sociale in tutti i suoi aspetti fondamentali; poiché ogni limitazione o violazione dei diritti genera ferite sui singoli individui e sulla comunità; i traumi hanno il potere di espandersi, protrarsi di generazione in generazione, di impattare sul mutamento sociale, l’economia e la cultura.

Ringrazio la dott.ssa Rossana Elena Cal, Referente territoriale di OPL (Ordine degli Psicologi della Lombardia), per le significative considerazioni relative all’analisi e all’approfondimento dei principi che possono aver spinto il dott. Albert Coombs Barnes all’impegno profuso nel contrasto a ogni forma di discriminazione e nella tutela, nella difesa e nella cultura dei diritti umani.

Da non perdere in questo momento alla Fondazione Barnes, e fino al 21 maggio, la mostra su due straordinarie artiste sudafricane, Sue Williamson e Lebohang Kganye, dal titolo Tell me what you remember, un dialogo intergenerazionale con due delle artiste contemporanee più acclamate del Sudafrica.

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