Il 2 Novembre del 1975 segna la morte tragica di uno degli autori, giornalisti e personaggi della letteratura italiana più importanti di tutto il 900, Pier Paolo Pasolini viene ritrovato morto ad Ostia, strappandolo alla nostra società troppo presto.

Quest’anno ricorreranno i cinquant’anni dalla sua morte, che ancora sembra avvolta da un alone di mistero. Quest’anno Pasolini infatti è stato anche tra i protagonisti della prima prova per la maturità, tra le tracce proposte è comparsa una delle sue poesie più belle, segnando la dolcezza dell’autore e non la sua combattiva forza intellettuale che lo ha sempre contraddistinto.

Film “Salo’ o le 120 giornate di sodoma” di Pier Paolo Pasolini.
Nella foto Pier Paolo Pasolini. Foto Tgl/Infophoto (solo per uso editoriale)

Pasolini era un intellettuale prolifero, ha lavorato come giornalista scrivendo diversi articoli in cui raccontava la sua visione del mondo e dell’Italia. Molti ora sono raccolti in una raccolta Scritti Corsari, edita Garzanti, dove l’autore indagava il fenomeno della società dei consumi definendo più volte anche in interviste che quest’ultima avrebbe portato a lungo termine ad una omologazione eccessiva, cosa che nemmeno il Fascismo era riuscito a fare del tutto. Secondo Pasolini la società dei consumi avrebbe portato ad una mercificazione della gente, anticipando di gran lunga ciò che stiamo vivendo oggi.

Pasolini e la politica

Nei suoi articoli parlava di politica e di come i partiti politici stessero vivendo una crisi profonda e di come la corruzione dilagava all’interno della società. Nei suoi articoli più volte ha analizzavano il fenomeno del divorzio e dell’aborto a seguito delle leggi apportate in Italia, scendendo in campo con delle interviste nei confronti della cittadinanza. E più volte nei suoi articoli ha criticato l’impianto legislativo, non per le leggi giustamente approvate, bensì perché sosteneva che accanto alle giuste leggi ci doveva essere una giusta educazione. Pasolini anticipa i tempi parlando di educazione sessuale, ai sentimenti e all’accettazione del diverso. Parlando di femminicidio e di violenza di genere, come eventi che si sarebbero dilagati nelle nostre vite se non si fosse corsi al riparo con un’educazione dell’uguaglianza, condannando l’idea patriarcale della famiglia e del potere.

I suoi romanzi sono veri e profondi, raccontando uno spaccato di società, il proletariato, la parte più vera di una società che secondo Pasolini era legata solo all’apparenza.

Nella sua vita i rapporti d’amicizia con Alberto Moravia ed Elsa Morante furono importanti e salvifici e tante, infatti, sono le foto che li ritraggono insieme anche durante periodi di vacanza, segnando un legame indissolubile e forte tra i tre.

foto pier paolo pasolini MORAVIA E MORANTE
foto pier paolo pasolini MORAVIA E MORANTE
foto pier paolo pasolini MORAVIA E MORANTE

Un intellettuale scomodo

La verità è che la società di oggi aveva bisogno di Pier Paolo Pasolini, un intellettuale scomodo, dalla dialettica tagliente e che di certo non le mandava a dire, eppure con le sue idee sapeva tracciare una linea di confine tra ciò che era giusto e sbagliato. Il suo pensiero è ancora qui tra noi, e tante volte sentiamo il bisogno di ricordarlo, di leggerlo per non dimenticare che la cultura é libertà e che l’essere umano ha una responsabilità, e in quanto tale deve rispettare chi gli sta accanto.

Pasolini avrebbe smascherato l’ipocrisia, l’odio di questa comunità così disillusa ricordandoci che la letteratura, la scrittura, il leggere parole che non sono le nostre ma che ci rappresentano, tutto questo è il vero ponte tra una società che si è lasciata andare e una che vuole lottare per restare in piedi con dignità. Pasolini ci avrebbe insegnato che la neutralità tante volte non serve, ciò che serve davvero è schierarsi per un ideale, un obiettivo, lottando con le unghie e con i denti per raggiungerlo, per affermarlo. Così come avrebbe fatto lui, così come ha sempre fatto.

Pasolini ci avrebbe educato alla cura, all’ascolto e al dialogo. Ci avrebbe preso per mano chiedendoci di dire basta dinanzi a quei valori e quei principi che non rappresentano l’Italia. Pasolini avrebbe scritto tanto, fotografando la nostra società allo sbando, ma alimentando la discussione e il confronto con i suoi libri, articoli e poesie scomode. Perché oggi ciò che ci manca è proprio questo, abbiamo bisogni di libri che scuotano le coscienze, che ci facciano male, ma che ci aiutino a pensare, a sviluppare il pensiero critico. Oggi, sentiamo più che mai il bisogno, in un periodo storico estremamente complicato che la letteratura ritorni al suo vecchio compito mettere in discussione le istituzioni e i vecchi schemi.

Ecco, Pasolini è stato tutto questo. E leggendolo mi sono commossa perché ho pensato più volte “Chissà cosa avrebbe detto oggi?”, perché quando indaghi le sue parole capisci che nella società degli anni Sessanta e Settanta c’era un maestro che non la sua sensibilità era in grado di fotografare gli eventi e le loro ripercussioni. Chissà cosa avrebbe detto della violenza sempre più dilagata e delle nostre piazze sempre più dilaniate da guerre e crisi. E così più volte mi è capitato di pensare, che oggi, avremmo davvero avuto bisogno di Pier Paolo Pasolini e che ci è stato strappato troppo in fretta.

E se anche voi sentite il bisogno di perdervi in una voce profonda vi consiglio di recuperare i suoi film, i suoi libri e le sue poesie.

Vorrei chiudere il mio articolo con un pensiero di Pasoli, che è stato ricordato e citato anche in questa edizione recente del Premio Strega:

“Vi sono alcuni momenti della storia in cui non si po’ essere inconsapevole. Bisogna essere consapevole, e non esserlo equivale ad essere colpevole”.

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