I giovani non vanno più a teatro: perché? Da dove dovrebbe partire e come dovrebbe funzionare una educazione teatrale per generare prima curiosità, poi fruizione consapevole e, magari, anche il desiderio di avvicinarsi in prima persona alla pratica creativa? Come assicurare il ricambio generazionale nella vita delle scene italiane?

Allo stato attuale, i numeri bassi che si registrano nelle sale suggeriscono che le carenze del nostro sistema formativo nei confronti dell’espressione scenica sono una triste realtà che viene da lontano. La speranza riposta nel sentire delle nuove generazioni, per potersi concretizzare, deve essere supportata da strategie intelligenti che vadano al di là del mero, per quanto importante, tramandare i classici (i nostri).

Il ruolo chiave della scuola nella scoperta del teatro

La speranza di cui ci parla Roberta Calandra, scrittrice e sceneggiatrice, è anzitutto che la scuola possa assumersi un ruolo da protagonista attraverso veri e propri programmi didattici che accompagnino i giovani alla scoperta del teatro – anzi ‘dei’ teatri, con un’apertura globale – e permettano loro di costruirsi una sensibilità nei confronti di una forma di espressione artistica tra le più antiche e multiformi della nostra specie. Una forma che rispetto a cinema, televisione e social media ha una caratteristica tanto ostica quanto intrigante: esige lentezza.

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