Avete presente un borgo medievale circondato da alberi, dominato da un castello, occupato da case di pietra e gremito di viuzze che vanno da destra a sinistra perché sennò risalire la china è troppo faticoso?

Ecco, questo è Pereto (AQ), piccolo ma raccolto paese che sorge al confine tra Lazio e Abruzzo, e inserito all’interno di un contesto naturalistico dominato da roverelle, faggete e querceti. Appartenente al novero dei Borghi Autentici d’Italia, il paese sorge abbarbicato sul declivio del monte, assolato, ma rinfrescato da un’estate dai toni gradevoli.

Se soffrite i torridi climi di questi giorni e state pensando a cosa vedere in Abruzzo, Pereto è una meta ideale per passare il tempo a contatto con il verde e stare a tu per tu con l’arte contemporanea reinventata in contesti rurali.

Cos’è la Straperetana?

Straperetana è una mostra diffusa che fino al 28 agosto vi aspetta a Pereto, tra le vie inclinate e i camini ora spenti. Nasce dall’idea di Paola Capata e Delfo Durante di Monitor, galleria di arte contemporanea con sede a Roma, Lisbona e Pereto, ed è a cura di Saverio Verini e Matteo Fato.

Per questa edizione, gli organizzatori hanno pensato di rivolgere l’invito a diversi artisti ai quali è stato chiesto di far dialogare le loro opere con altri personaggi del mondo dell’arte che hanno rappresentato per loro un modello di riferimento. Un do ut des dunque, un ponte tra le generazioni: 13 artisti espongono quindi a Palazzo Maccafani, sede extraurbana di Monitor, e nelle aree esterne.

Chi sono gli artisti in mostra a Pereto
e cosa espongono?

Alek O. con le sue piastrelle assemblate dialoga con Diego Bianchi che ha infilzato le verdure con degli stuzzicadenti per ricordarci, forse, che anche la vita ha le sue spine.

Riccardo Baruzzi ha realizzato uno spaventapasseri in ferro, sonagli, cartoncuoio e altri materiali e lo ha messo in relazione con alcune foto di Marcello Galvani, raccolte nel suo libro Di palo in frasca. Qui il riferimento alla natura rurale ospitante si impone in maniera evidente.

Cesare Pietroiusti compare con un estratto/saggio pubblicato nella Rivista di Psicologia dell’Arte del 1981 in cui riferiva sul celebre Socle du monde (1961) di Piero Manzoni, presente in mostra in una riproduzione fotografica di Henk Peeters. Ricordiamoci che Piero Manzoni fu l’ideatore della Merda d’Artista (1961) che prevedeva il confezionamento di 90 barattoli dotati all’interno, come riferiva Manzoni stesso, di 30 grammi di deiezioni d’autore (esclusivamente di produzione propria!).

Namsal Siedlecki propone un’opera singolare: ha esposto infatti il suo manufatto alle intemperie di una cascata e in pochi mesi questa l’ha ricoperto di calcite. Il confronto è con le opere delle sue nonne Sofia Bentinck e Joan Hudson che ovviamente hanno segnato la sua vita. Si percepisce qui la diacronia del legame affettivo che travalica il tempo e si calcifica sulla pelle delle persone.

Margherita Moscardini scrive a terra con lettere di bronzo Inhabiting without belonging – abitare senza appartenere – e lo mette in relazione con un video riguardante Bas Jan Ader in cui si vedono le immagini dell’artista che prepara la sua traversata transoceanica in barca a vela – la più piccola imbarcazione con cui si fosse mai pensato di condurre questa tipologia di viaggio – da Cape Cod (USA) all’Inghilterra. Doloroso ricordare che Bas Jan Ader scomparve in mare proprio durante quel tragitto e di lui si persero le tracce. Nella mostra potrete rievocare i trascorsi di questa esperienza.

Ma a proposito di USA: avete mai visto un mondo senza Americhe? A Pereto si può! Nel Santuario della Madonna dei Bisognosi, il globo tra le mani di Gesù Bambino mostra solo ASIA, AFRICA, EUROPA poiché l’America doveva ancora essere scoperta: gli affreschi risalgono a pochi anni prima del viaggio di Colombo. Una visione tutta medievale e europocentrica, una riflessione geografica e politica venuta meno tra Conquistadores, patate, pomodori, cioccolato e junk food.

E il contesto esterno?

Torniamo alla Straperetana: la mostra prosegue nello spazio urbano di Pereto. Nella piazza del paese troviamo due stendardi di Eleonora D’Arielli. Sul primo l’artista ha ricamato la poesia Acqua di Wislawa Szymborska, e sull’altro, con un sottile filo rosso su lino bianco, sono riprodotti i fiumi d’Europa che volgono al Mar Mediterraneo, anch’esso di rosso.

Lea Contestabile, in un contesto esterno, firma l’opera Come stella lucente salirò a casa per il giardino della memoria e trascrive sulle mura di accesso al borgo la frase Un paese ci vuole, noto emistichio di Pavese che integriamo con le parole dell’autore perché in grado di restituire il senso di questi appartati paesini italiani:

“Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”.

(Cesare Pavese, La luna e i falò)

Per visitare la mostra, ecco i contatti straperetana.org – info@straperetana.org

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