Ho visto con mia figlia, pre-adolescente, Maria Montessori. La nouvelle femme. Vedere con lei i film non è come vederli con mia moglie, o con le amiche, o da sola. Mi immergo nella storia raccontata anche con i suoi occhi di bambina-quasi ragazza, ancora pura, ignara di tante sovrastrutture, bias, pregiudizi inconsapevoli e per questo fisiologicamente aperta ad ogni esperienza, senza giudizio.

Montessori, il film. Difficile spiegarlo alle persone più giovani

Difficile, quindi, aiutarla a capire un film come questo, soprattutto per lei, cresciuta da due donne bisessuali, sposate tra loro, tra le prime omogenitrici a cui è stata riconosciuta la responsabilità genitoriale anche dalla legge, entrambe professioniste affermate.

Difficile spiegarle come potesse essere possibile che una donna, per di più una donna come Maria Montessori, con le sue capacità, non parlasse in pubblico dei suoi successi, ma invece lo facesse al suo posto il compagno. Come potesse essere possibile che non fosse retribuita per il suo lavoro perchè donna. Che non potesse crescere suo figlio in quanto partorito senza essere sposata. Che il suo compagno decidesse di lasciarla perchè l’affermazione di lei come professionista e accademica lo metteva in imbarazzo e adombrava il suo, di successo. Che il compagno, una volta finita la loro storia, potesse riconoscere il figlio avuto insieme e crescerlo con un’altra donna, togliendoglielo.

Bravissime Léa Todorov, alla regia, e Jasmine Trinca, nei panni di Montessori, in questo lungometraggio appena uscito nelle sale italiane per riscrivere la storia e tracciarla anche di orme femminili, insegnandoci lezioni che non conoscevamo a fondo.

Un film femminista prima che biopic, di un femminismo sincero e non ideologico, in cui la figlia di un gigante di filosofia e teoria della letteratura come Tzvetan Todorov, e con alle spalle già un documentario, riesce a debuttare alla grandissima, con una storia dritta, senza fronzoli, piena di passione e autenticità. Che ci restituisce, anche grazie all’interpretazione della Trinca, ormai eccellenza assoluta che qui trasuda intensità, una donna visionaria, le cui intuizioni hanno generato modelli educativi e non solo dai quali non si è più potuti tornare indietro.

Il tema della maternità

Molto coinvolgente il contributo degli attori bambin* (tutti neuro-atipici) con cui Montessori lavorava prima prima di decidere di applicare il suo metodo d’insegnamento anche a chi non presentava disabilità: ma il tema core non è tanto la riabilitazione e l’integrazione delle e degli emarginati nella società di allora (e di ora…), già di per sè battaglia pionieristica, bensì il tema della maternità. Un tema rappresentato attraverso il confronto tra due donne: da un lato Lili d’Alengy (Leïla Bekhti, bellissima, bravissima), una cantante e musicista che con le sue grazie affascina il bel mondo dell’aristocrazia parigina, e dall’altro Montessori, una dottoressa che, con il suo collega e amante, sperimenta nuove metodologie per curare i bambin* neurodivergenti.

Due donne molto diverse per indole, stile di vita, formazione, sistemi valoriali ma entrambe coraggiose, con due figli avuti fuori dal matrimonio e nascosti allo sguardo punitivo della società patriarcale. Quando, come accade quando si attiva una profonda sorellanza, le due donne si alleano, insieme riescono a sviluppare ognuna il proprio potenziale: Lili accettando e superando la vergogna di una figlia con disabilità, Maria a rinunciare ad allevare il figlio a cui dedicherà la sua carriera che, in seguito, rifiuterà il cognome del padre per adottare quello della madre da cui non si separerà più.

Andate a vederlo. Portate i vostri figli affinchè diventino Maschi del futuro e le vostre figlie, affinchè imparino a capire fin da piccole che cosa sia la cultura patriarcale, per combatterla e riscrivere la storia. Possibilmente alleandosi ai machi del futuro.

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