Scusate l’assenza dell’ultimo periodo. A che punto eravamo rimasti? Al mio post operatorio, giusto. Sono passati quasi sei mesi dal mio intervento di riassegnazione di genere e non vorrei tediarvi oltre con dettagli a mio avviso superflui ai fini della mia narrazione se non quello riguardo agli sbalzi ormonali.

Ho vissuto momenti veramente terribili, up and down dell’umore pazzeschi, pensieri oscuri che non avevo mai avuto in vita mia, ma finalmente dopo il quarto mese ho finalmente ritrovato la mia stabilità. Un mese prima dell’intervento ho dovuto sospendere le terapie ormonali sostitutive e le ho potute riprendere solamente dopo quindici giorni dall’intervento. Il mio corpo non produce più testosterone e mi sono ritrovata letteralmente sulle montagne russe. Tutto nella norma per chi affronta il mio percorso.

Riassegnazione di genere.
“Ora sto veramente bene”

Ora sto veramente bene. Dopo questa piccola parentesi riepilogativa, ma necessaria, vi posso dire che questo percorso per me si è concluso e mi sento fortunata. Avere avuto la possibilità di essere ciò che sono affermando la mia identità di genere in tutto e per tutto non è una cosa scontata. In tanti paesi del mondo non sempre è possibile farlo. Queste sono le considerazioni che faccio tutti gli anni in questo periodo sulla coda delle feste natalizie.

Cosa è cambiato veramente in me?

Francamente ritengo che ad oggi mi sento molto soddisfatta di me stessa, la chirurgia la reputo la ciliegina sulla torta di un lungo percorso psicologico che mi ha vista coinvolta dal 2017. Riscrivere la propria storia alla luce delle esperienze che facciamo quotidianamente è una cosa meravigliosa e la vera vittoria per me è stata vedermi donna, completamente donna davanti allo specchio.

Negli ultimi mesi ho dovuto riscoprire il mio nuovo sesso, capire come funziona, l’esperienza tattile è stata fondamentale. Ho avuto un pene per 43 anni ed è così diverso dalla mia vagina. Improvvisamente mi sono imbattuta nei problemi quotidiani di ogni donna o almeno penso.

In primis la prima volta che sono andata al cinema ho dovuto affrontare i bagni pubblici. Non mi ero mai posta il problema prima, ma in quanto donna per me è stata una impresa titanica. In secondo luogo non avevo mai considerato lo scoglio assorbenti. Mi sento un po’ stupida nel descrivervi la mia totale ignoranza sulle diverse tipologie disponibili in commercio. La prima volta sono rimasta immobile davanti allo scaffale e non sapevo minimamente quale scegliere. Ho iniziato a comprarne di diverse tipologie, alcune delle quali, lo confesso, per me totalmente inutili e finalmente dopo qualche settimana, smaltite le scorte, ho trovato quello giusto. Il terzo scoglio che ho dovuto superare è stato quello del lubrificante giusto. Non se ne parla quasi mai o almeno non ho mai sentito una donna parlarne liberamente, forse la secchezza vaginale è ancora un argomento tabu’, ma per una donna trans è la normalità. Le donne trans che hanno fatto un intervento di vaginoplastica con inversione pene scrotale non lubrificano. Le prime volte in farmacia è stata dura.

Io non sono una persona pudica, ma mi rendo conto che la mia libertà nel parlare di certi argomenti possa suscitare qualche imbarazzo nelle persone che ho di fronte. Alla fine anche qui dopo vari tentativi ne sono venuta a capo. Scoprire un nuovo approccio alla nostra sessualità è un viaggio verso terre sconosciute.

La prima volta che ho fatto sesso, dopo circa tre mesi dall’intervento, mi sono sentita un’adolescente, avevo una paura folle. Avevo paura del dolore fisico, non sapevo cosa avrei provato. Avevo ben chiaro il ricordo di cosa volesse dire fare sesso in quanto uomo, le sensazioni, il momento dell’orgasmo, ma questa volta avrei riscoperto un nuovo mondo. Vi posso solamente dire che mi sono commossa. Mi sono sentita a mio agio e nonostante mi senta un po’ imbranata, è stato bellissimo.

Vi consiglio una lettura che vi porterà ad esplorare il concetto di intimità e sessualità, Queer Sex, di Juno Roche.

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