Presentato di recente il calendario della nuova edizione di un Festival unico, resiliente e costantemente innovativo, che parte l’8 Luglio, ne parliamo con i suoi organizzatori: Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande.

Cinquanta anni di un festival che si autodefinisce una fenice che risorge dalle proprie ceneri: come li celebrerete?
Sicuramente cercando di realizzare Santarcangelo Festival in sicurezza nel massimo rispetto delle norme anti-Covid, ma attivando un clima sereno e di solidale comunanza fra artisti e pubblico. Tutta l’edizione è del resto dedicata alla convivenza simbiotica e rispettosa dei diritti delle minoranze, umane e animali. Ci auguriamo che tutti i progetti, anche quelli più arditi che prevedono il coinvolgimento del pubblico e si svolgono in luoghi non teatrali, servano a riattivare il dialogo fra la scena artistica e la cittadinanza, ultimamente così parcellizzata nella sfera del privato, per innescare quella forza propulsiva e magica che il Santarcangelo Festival ha sempre avuto, del rinascere dalle proprie ceneri e trasformare l’impossibile in possibilità per tutte e tutti!

Il visual di questa edizione, composto da frame del video di Betty Apple, è quella di una mutazione, di un morphing, perché?
Perché siamo partiti dall’idea dello shapeshifter, la mitica figura del Mutaforma che compare in tante culture e cosmogonie trasversali, anche lontanissime fra loro: dalle tradizioni africane o dell’America latina a quelle nordeuropee. Se quest’idea di commistione, di possibile simbiosi mutante fra umani e mondo animale è così ricorrente e persistente, può costituire una bella immagine per una ripartenza più rispettosa dei fragili equilibri intra-specie del pianeta. Betty Apple è un’artista che lavora su immaginari del futuro, usando in modo spericolato le tecnologie per immaginare mondi senza barriere fra generi e provenienze geografiche: “il futuro fantastico” che anche noi sogniamo.

Il Santarcangelo festival
in tutte le sue forme

Da sempre, ma mai come adesso, Santarcangelo Festival si è incarnato nella relazione con il territorio: in che forma avverrà quest’anno?
Molte saranno le iniziative rivolte a implementare la relazione con il territorio, tutte concentrate nel progetto speciale H24: un insieme di performance pensate per gli spazi pubblici di Santarcangelo, caratterizzate da processi site-specific che coinvolgono in modo partecipato l’intera comunità cittadina. H24 rilancia e ribadisce il ruolo imprescindibile dei linguaggi artistici come momenti di convergenza per rispondere alla crisi pandemica con nuove forme di vicinanza. Nell’ambito del progetto europeo BE PART, lanceremo una call per formare un gruppo di 50 cittadini di età e provenienza etnico-culturale diversa, che parteciperanno a Be Water, My Friends della coreografa Mara Oscar Cassiani, un ballo di gruppo nello Stadio cittadino. Gran Bois di Luigi De Angelis, in collaborazione con Defa/Cristiano DeFabrizi e Giorgina Pi è un affascinante happening sul voodoo haitiano che trasformerà i balconi e i tetti del centro storico in palcoscenici aperti, con il coinvolgimento di musicisti appartenenti a comunità di emigrati africani. La cineasta francese Marie Losier allestirà set cinematografici nel centro realizzando in 16 millimetri quadri viventi degli abitanti. Il progetto nomadico Cinema du Desert ci spingerà a esplorare location inusuali a contatto con la natura, tema che, insieme alla sostenibilità, sarà al centro della programmazione dei film. Per i 30 anni della Mutoid Waste Company, il collettivo belga Ghost propone nel campo di Mutonia uno spettacolo-concerto dedicato al film Mad Max, coinvolgendo numerosi performer e musicisti del territorio. Non mancano tanti progetti e workshop per bambini e adolescenti nella piazza cittadina.

Centrale come non mai è oggi il tema dell’interrelazione: quali degli appuntamenti selezionati per questa edizione la narrano più efficacemente?
La capacità di immaginare radicalmente nuove forme di collettività, dalla sfera politico-sociale alla coesistenza tra specie, è al centro del progetto How To Be Together, nato da una collaborazione con alcune tra le Istituzioni Europee più innovative nell’ambito della formazione (DAS Theatre, Amsterdam; KASK School of Arts, Ghent; Haute École La Manufacture, Losanna; Prague Performing Arts Academy; Iuav Teatro e Arti Performative, Venezia). In una magnifica area verde rigenerata del Parco dei Capuccini verrà realizzato un villaggio temporaneo ed ecosostenibile in cui sperimentare nuove modalità di essere insieme, nel rispetto delle norme anti-Covid, che ospiterà per la durata del Festival un gruppo di 50 tra artisti, studenti, partner e creativi selezionati tramite open call: un ritorno celebrativo alle origini del Santarcangelo Festival noto per gli accampamenti liberi negli spazi della città.

How to be together

Quale futuro? Dopo il Covid-19 è la domanda del pianeta, e più che mai delle istituzioni culturali. Voi cosa state immaginando?
È una grande domanda, e pensiamo che la risposta non possa essere assolutamente ricercata individualmente. Il virus ci ha mostrato quanto siamo fragili e interdipendenti: è necessario ripartire dalla domanda How To Be Together?, posta con insistenza dalla crisi pandemica, che reclama l’immaginazione radicale di possibili scenari e nuovi modi di convivenza, nella consapevolezza che le pratiche collaborative svolgono un ruolo fondamentale nella creazione di un paradigma capace di sovvertire lo scenario critico generato dall’attuale sistema neoliberale, competitivo, individualistico ed estrattivo. Il virus infetta l’immaginario con una logica di immunitas vs communitas che demonizza l’Altro, rivelando le fragilità e le forti disuguaglianze su cui si basano gli ideali democratici liberali. È il momento di esplorare inedite possibili forme di comunanza, con cui riaffermare il nostro essere identità plurali e il desiderio di vivere insieme facendo emergere l’interdipendenza che ci lega, come un superorganismo tentacolare e invertebrato, cui cui immaginare possibili società future.

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