Il 2030 è alle porte, e gli obiettivi stabiliti dall’Agenda ONU segnano una svolta cruciale tra chi ha abbracciato da tempo il percorso della sostenibilità e chi si trova a correre freneticamente ai ripari all’ultimo minuto. Perchè è già l’ultimo minuto per le aziende. Non si tratta, infatti, esclusivamente di adempimenti normativi ma di un reale cambio di paradigma con conseguenze che possono spaziare dal costo del credito, ad aspetti reputazionali e infine alla perdita di competività sul mercato.

La sostenibilità aziendale
non è più un optional

La sostenibilità aziendale (economica, ambientale e sociale) non è più un optional, una mera strategia di comunicazione  o un’azione virtuosa volontaria magari non valorizzata, ma una componente essenziale per la reputazione, la redditività e la sopravvivenza stessa delle imprese nel lungo termine.

Le recenti direttive europee sulla Corporate Sustainability Reporting hanno fissato scadenze per la pubblicazione dei bilanci di sostenibilità, creando un terreno fertile per l’azione di numerosi player nel campo di indici e misurazioni: le aziende dovranno da ora in poi navigare a vista tra una moltitudine di proposte per conformarsi alle normative.

Indici, certificazioni, assessment, questionari, survey, rapporti che ruotano attorno alla misurazione e al confronto di una vasta gamma di dati aziendali al fine di ottenere una panoramica dell’operato in termini di sostenibilità ambientale, sociale e di governance.

Tuttavia, l’abbondanza di offerte comporta il rischio di analisi superficiali e non sistematiche, con il conseguente pericolo di ottenere rappresentazioni distorte e poco realistiche dell’impatto delle attività aziendali in un contesto in cui la trasparenza e la fiducia sono valori essenziali. Il rischio più sottile ma estremamente rilevante è che le aziende interpretino questa attività com un mero esercizio di compliance, sottovalutando le reali potenzialità direttamente correlate col proprio business.

Affidarsi a fornitori affidabili per una sostenibilità autentica

Per questo motivo è di cruciale importanza affidarsi a fornitori affidabili. Solo esperti con una solida e comprovata esperienza nel settore della sostenibilità offrono non solo competenza tecnica, ma anche un livello di indipendenza che assicura l’obiettività delle valutazioni. Stesso discorso per le aziende che propongono software, e sistemi informatici di gestione dedicati all’analisi delle performance aziendali dedicate al tema specifico. Questo è fondamentale per garantire che le valutazioni ESG siano non solo accurate e attendibili ma realmente utili poter guidare le decisioni strategiche, promuovendo una sostenibilità autentica e profitevole con un impatto positivo e trainante sull’ambiente e sulla componente umana (soprattutto le persone più giovani, secondo i dati) che in quell’ambiente vive e interviene.

La chiave per superare questa sfida potrebbe risiedere nella collaborazione tra Istituti di ricerca indipendenti (Università, Enti di Ricerca accreditati) e aziende private. Lavorando insieme, è possibile sviluppare strumenti e metodologie solide ed autorevoli e che riflettano appieno la complessità delle dinamiche aziendali legate ai temi della sostenibilità.

Tuttavia, la sfida non è solo tecnica ma anche concettuale. Se da un lato normative rigide e precise possono guidare la misurazione di parametri come le emissioni o l’impatto ambientale, dall’altro il campo sociale si presenta estremamente complesso da valutare e analizzare dati provenienti da una pluralità di fonti e settori, richiede non solo competenze quantitative avanzate, ma anche una comprensione attenta e profonda delle dinamiche non soltanto della realtà interna  ma dell’intero ecosistema: dalle catene di fornitura agli impatti sul territorio esteso alla comunità sociale di cui ogni azienda fa parte.

E’ una sfida che esige l’intersezione di competenze multidisciplinari e una ricerca continua di nuove metodologie e approcci innovativi. In questo scenario, la flessibilità e l’agilità che contraddistinguono gli Istituti di Ricerca Universitari sono una possibile soluzione, ma anche un valore aggiunto e un fattore di competitività.

Per le aziende, è quindi essenziale investire in strumenti e formazione adeguati. Anche se i costi possono essere significativi, è importante considerare tali investimenti non come spese, ma come opportunità per costruire il proprio valore differenziante anticipando il cambiamento e non subendolo.

Infine, la percezione dei consumatori gioca un ruolo cruciale. Sempre più orientati verso aziende trasparenti riguardo ai propri impatti ambientali e sociali, i consumatori sono spesso il motore dietro le azioni delle imprese e poter palesare il proprio impegno in maniera chiara e trasparente è una garanzia di successo.

In conclusione, il labirinto delle proposte di valutazione ESG richiede una guida sicura e affidabile, dove la bussola per navigare in questo complesso mare di proposte sarà la competenza e l’autorevolezza. Affidarsi a fornitori con una solida reputazione scientifica e una comprovata esperienza nel settore della sostenibilità è il primo passo per costruire un percorso trasformativo di crescita sostenibile il cui valore plasmerà il futuro del sistema economico e della comunità intera.

Sara Caratozzolo e Sergio Caucino

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