Durerà fino al 18 settembre questa imperdibile mostra allestita al Camden Art Center di Londra da Tenant of Culture dal titolo Soft Acid.

Tenant of Culture è il nickname della giovane artista olandese Hendrickje Schimmel (nata nel ’90 ad Arnhem, nei Paesi Bassi). Il suo soprannome significa inquilino della cultura, ed è una degli artisti emergenti del Camden Art Center.

La scelta di un nickname così curioso nasce da un uso improprio dell’idea di brand, di marchio, che è normale nel mondo della moda e del design, ma insolito nel mondo dell’arte.

L’artista ha preso a prestito la frase dallo scrittore Michel de Certeau, che la usava come una sorta di allegoria per affrontare le questioni tra consumatori e produttori.

Decostruire e riproporre materiali scartati dall’industria della moda in nuove sculture, indumenti e forme antropomorfe: questo è il senso della ricerca artistica di Tenant of Culture, che utilizza i materiali e il linguaggio della moda e dell’abbigliamento per esplorare il vasto e problematico tema dei rifiuti accumulati attraverso le varie fasi di produzione del settore, dalla distribuzione al consumo.

La sua ricerca per questa mostra è iniziata negli stessi archivi del Camden Art Centre, dove ha scoperto testimonianze del lavoro di massa delle donne nell’industria della lavanderia nella Gran Bretagna del XIX secolo, e la cui entità è scarsamente documentata.

Studiando questo periodo storico, Tenant of Culture si é concentrata sui metodi di produzione contemporanei e sull’importanza del processo di lavaggio in più fasi del tessile e sulla produzione di indumenti.
Soft Acid, è dunque una installazione site-specific in cui le forme scultoree realizzate con i tessuti appaiono sospese su un sistema di sospensione in acciaio inox che riempie l’intera
galleria. Il risultato è un insieme di opere tessili colorate composte da capi usati e rimontati.

Destrutturate, sbiancate, ritinte, rimontate, strizzate, pressate, appese e allungate, le sculture rispecchiano le metodologie e i processi utilizzati in tutte le fabbriche e lavanderie commerciali sia storiche che contemporanee.

Tenant of Culture evita intenzionalmente tutti quei materiali che sono comunemente associati alla sostenibilità o che rappresentano l’idea di organico e tutti quei tessuti considerati naturali. Per cui le sue sculture sono realizzate esclusivamente con tessuti sintetici, impermeabili, abbigliamento tecnico per alte prestazioni, accessori in plastica e jeans tinti.

Attraverso una indagine materica e dialettica, Soft Acid cerca di esaminare i modi in cui le strutture ideologiche si materializzano nei metodi di produzione, circolazione e scambio.
La mostra pone una questione importante: dove risiede il valore, chi decide, e a quale costo?

Il suo lavoro è dunque tutto focalizzato sull’industria della moda, che l’artita ritiene inaccessibile.

Le sue opere sono provocazioni, tendono ad estremizzare, per cercare di capire che direzione stiamo prendendo riguardo al tema dell’abbigliamento e dell’ambiente. E finiscono per dimostrare che essere eticamente corretti nel mondo della moda è impossibile.

La ricerca artistica di Tenant of Culture ruota intorno a questa impossibilità, utilizzando i rifiuti post-consumo dell’industria. Molti marchi attualmente si presentano come etici, ma chi può essere davvero definito etico?

E’ proprio intorno a questa domanda che ruota tutta la ricerca artistica di Tenant of Culture, in mostra a Londra fino al 18 settembre.

Chi vuole approfondire trova in questo video un’interessante intervista alla giovane artista.

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