In questi giorni si fa un gran parlare della gravità dell’uscita degli Stati Uniti dall’Accordo sul clima di Parigi del 2015. Sicuramente non è una buona notizia per chi combatte contro la crisi climatica. Ma, purtroppo, non è la peggiore. The Guardian ci ricorda che Trump ha abolito molti dei limiti e degli incentivi per ridurre l’uso di combustibili fossili e ha segnalato la sua intenzione di continuare a sostenere le grandi compagnie petrolifere. Gli Stati Uniti sono il principale esportatore di gas al mondo e sotto l’ex presidente Joe Biden la produzione di petrolio è salita a livelli record. Nel 2024 la temperatura media ha raggiunto +1,55° di aumento rispetto all’era preindustriale: l’immagine che segue è autoesplicativa.

Le novità introdotte da Trump, i progressi che potrebbero annullarsi

Le novità che ha introdotto e introdurrà Trump potrebbero annullare i progressi compiuti negli ultimi anni con le energie rinnovabili in tutto il Paese, in parte a seguito dell’Inflation Reduction Act di Biden, il quale ha sì aumentato la produzione di energia fossile ma ha anche spinto le imprese verso una transizione economica ecologica, tesa a combinare sviluppo economico e transizione ecologica (non sappiamo in realtà con quali prospettive di successo). Adair Turner, presidente del think tank Energy Transitions Commission, ha affermato che le azioni di Trump potrebbero aggiungere circa 0,3 °C al riscaldamento globale e spingere altri Paesi a ridurre i loro sforzi di riduzione delle emissioni. Cose entrambe gravissime visto che già ora abbiamo oltrepassato l’obbiettivo degli accordi di Parigi del 2015 di contenere il riscaldamento climatico in 1,5 gradi di aumento rispetto all’era preindustriale: arrivare in breve tempo a 1,85 gradi di aumento (1,55+0,3) ci avvicinerebbe drammaticamente ai 2 gradi di aumento che molti scienziati ritengono possano attivare i punti di non ritorno, eventi climatici non più arrestabili in tempi compatibili con la sopravvivenza dell’umanità, che potrebbero portare alla sesta estinzione di massa sulla Terra.

Trump ha vinto le elezioni. E non è una buona notizia per l’ambiente

In questo articolo iniziamo a vedere alcuni perché:

  1. Elon Musk e X, un buon modo di fare disinformazione (peggiore del “greenwashing”)
  2. Aumento produzione fossile
  3. oltre 300 miliardi di investimenti tolti alle rinnovabili
  4. 500 miliardi destinati alla AI (Intelligenza Artificiale)
  5. Spinta verso lo sviluppo delle criptovalute
  6. Politiche di contrasto alle migrazioni
  7. Guerre e Starlink

1. Elon Musk e X, un buon modo di fare disinformazione

Tra i tanti ruoli assegnati a Elon Musk forse il più importante, anche se meno pubblicizzato, è proprio quello di governare la [dis]informazione. E l’informazione che viene veicolata tramite i social è ancora più grave e subdola degli interventi che Musk fa di persona. È particolarmente rilevante e devastante l’impatto dell’incontrollata, e spesso subdolamente promossa disinformazione su X (ex Twitter). E lo spirito di emulazione ha portato Mark Zuckerberg ad eliminare il fact-checking nei social network di Meta (Facebook, Instagram, WhatsApp Messenger). Cosa che certo non è un viatico di correttezza dei contenuti social ma anzi permetterà il proliferare di notizie fuorvianti portando a un sistema iperliberista dei social. Già ora, ad esempio, è un fiorire di false informazioni sulla crisi climatica, e non solo, tese a convincere che il problema non esiste e che è solo una favola inventata dai progressisti per contrastare il liberismo e il consumismo sfrenati. Peccato che le risorse del pianeta siano limitate e il loro consumo eccessivo sta provocando non solo impoverimento per le future generazioni ma anche forti reazioni della natura. Incendi, inondazioni, siccità etc. sono ormai una triste realtà visibile a tutte e tutti.

2. Aumento produzione fossile

Ben tre ordini esecutivi sono dedicati a facilitare lo sfruttamento delle vaste riserve di combustibili fossili degli Stati Uniti.

Il primo ordine esecutivo consente di accelerare i permessi relativi ai progetti energetici e quelli per lo sfruttamento delle risorse naturali in Alaska, oltre all’eliminazione di qualsiasi regolamento approvato dal precedente governo che possa ostacolare questo obiettivo. La misura revoca anche un provvedimento del segretario degli Interni che aveva temporaneamente sospeso la locazione di terreni a scopo di estrazione all’interno dell’area protetta dell’Arctic national wildlife refuge.

Con un secondo ordine esecutivo Trump ha poi dichiarato un’emergenza energetica nazionale, affermando che la produzione di energia degli Stati Uniti è “inadeguata a soddisfare i bisogni della nazione“. La misura istruisce i capi delle agenzie governative a utilizzare i poteri di emergenza per identificare e sfruttare le risorse energetiche nazionali.

Il terzo ordine, intitolato “Liberare l’energia americana“, copre un’ampia gamma di politiche. Tra le altre cose, incoraggia la produzione di energia su terreni e acque federali, la trasformazione degli Stati Uniti in un leader nelle estrazioni non finalizzate alla produzione di combustibili (comprese quelle di terre rare), e la fine dei sussidi per i veicoli elettrici. L’ordine esecutivo promette anche di salvaguardare la libertà del popolo americano di scegliere lampadine, lavastoviglie, lavatrici, fornelli a gas e altri elettrodomestici.

Con un memorandum presidenziale – un atto simile a un ordine esecutivo – Trump ha anche sospeso tutti i nuovi contratti di locazione per i parchi eolici offshore, bloccando, di fatto, lo sviluppo dell’energia eolica offshore.

3. oltre 300 miliardi di investimenti tolti alle rinnovabili

Sempre con l’ordine esecutivo chiamato “Liberiamo l’energia americana” Trump ha anche disposto, all’art. 7, dall’autoesplicativo titolo: “Terminare il Green New Deal” che tutte le agenzie sospendano immediatamente l’erogazione dei fondi stanziati per i due progetti “climatici” dell’amministrazione Biden, l’Inflation Reduction Act e l’Infrastructure Investment and Jobs Act. Cosa che porterebbe alla cancellazione di circa 50 miliardi di dollari di prestiti del Dipartimento dell’Energia e altri 280 miliardi di richieste di prestito in fase di revisione. Il che vuol dire bloccare lo sviluppo dell’energia rinnovabile.

L’ordine esecutivo stabilisce inoltre che

tutte le attività, i programmi e le operazioni associate all’American Climate Corps, comprese le azioni intraprese da qualsiasi agenzia, saranno immediatamente interrotte”.

Tra le notizie relative all’American Climate Corps, il cui sito è ora sospeso tra l’atro si legge (nostra traduzione) :

Biden ha promosso… l’agenda più ambiziosa della storia in materia di clima, energia pulita, conservazione e giustizia ambientale, la legge del più grande investimento in azioni per il clima di sempre, proteggendo oltre 21 milioni di acri di terreni pubblici e acqua e promuovendo la Justice40 Initiative, che indirizza il 40 percento dei benefici degli investimenti federali chiave alle comunità svantaggiate. Come parte di questo impegno storico per affrontare la crisi climatica, il presidente Biden ha promesso di mobilitare la prossima generazione di lavoratori per l’energia pulita, la conservazione e la resilienza”.

Forse sarebbe opportuno fare una copia del sito, prima che Trump stabilisca che dalla sospensione si passi alla completa cancellazione. E i 15.000 giovani che già lavoravano ai programmi governativi per l’energia rinnovabile e l’economia climatica quasi sicuramente rimarranno, o sono già rimasti, senza lavoro. E di conseguenza tutto l’indotto.

Lo stesso ordine esecutivo incoraggia l’esplorazione e produzione di energia su terreni e acque federali, compresa la piattaforma continentale esterna.

Troppo lungo il testo per analizzare tutti i provvedimenti in esso contenuti: in estrema sintesi l’obiettivo è eliminare qualsiasi iniziativa in corso che contrasti la crisi climatica e liberalizzare, eliminando qualsiasi vicolo, lo sfruttamento delle risorse fossili.

4. 500 miliardi destinati alla AI

Pochi giorni fa il presidente Trump svela ‘Stargate’, la joint-venture di Softbank, Oracle e OpenAI per investire nell’infrastruttura necessaria per l’Intelligenza Artificiale assicurando che farà tutto il possibile perché non ci siano problemi (cioè nessun vincolo, nessuna regola!). I tre colossi si impegnano a investire inizialmente 100 miliardi di dollari con l’obiettivo di salire fino a 500 miliardi in quattro anni. Inutile ricordare che l’enorme quantità di energia necessaria per l’AI sarà prevalentemente prodotta da fonti fossili contribuendo ad aumentare il riscaldamento climatico. Secondo una ricerca di Alex de Vries, dottorando presso la VU Amsterdam School of Business and Economics, l’AI a livello mondiale potrebbe consumare già entro il 2027 l’equivalente del consumo di un Paese come i Paesi Bassi. Possiamo immaginare il trend di crescita dei consumi, abbiamo appena cominciato, che ci aspetta! L’AI è come un nuovo “Paese” che diventerà sempre più grande e più energivoro. Ma almeno l’AI, pur con tutte le preoccupazioni che l’Europa ha manifestato con la legge “AI Act”, ha applicazioni utili in alcuni campi, come ad esempio quello sanitario. Ben diverso è il caso delle criptovalute che sono altrettanto energivore ma servono solo alla speculazione finanziaria.

5. Spinta verso lo sviluppo delle criptovalute

Trump potrebbe elevare il Bitcoin tra gli asset della riserva strategica nazionale. Questa possibilità porta a nuovi record per le criptovalute. E sia Trump che Melania lanciano le loro “memecoin” (tipo speciale di criptovaluta che di solito si basa sui meme di Internet).

Come ben sappiamo le criptovalute rappresentano un’altra fonte di grandi consumi energetici (e di acqua) perché proprio come l’AI, hanno bisogno di grandi centri di calcolo con enormi capacità di elaborazione. Già ora il “mining” (cioè la produzione) di criptovalute supera il consumo di energia di un Paese come l’Italia. E anche in questo caso i consumi sono destinati a crescere sempre di più. Diventerà una triste gara tra AI e criptovalute a chi contribuirà di più ad aumentare il riscaldamento climatico!

6. Politiche di contrasto alle migrazioni

Le politiche di Trump in merito ai migranti sono note a tutti. Non entriamo quindi nel merito della crudeltà e dell’ingiustizia di tali politiche. Vogliamo solo ricordare che ancora una volta le persone che vengono dai paesi che meno hanno contribuito all’attuale crisi climatica, perché meno ricchi, sono proprio le persone che più stanno soffrendo e soffriranno le conseguenze della crisi climatica dovuta ai paesi più ricchi. E che, come visto nel caso degli US, troppo spesso i paesi ricchi non solo non fanno nulla per riparare ai danni che hanno fatto in passato, ma addirittura agiscono per aumentare i danni che faranno in futuro. Dimostrando un grande livello di stupidità perché rifiutando i migranti si privano di risorse ed energie importanti per il loro futuro e perché rifiutandosi di aiutare i paesi meno fortunati non solo alimentano ingiustizie e sofferenze ma minano alla base lo sviluppo che si dovrebbe basare sulla riduzione del consumismo, sulla redistribuzione delle risorse e non sullo sfruttamento e la competizione esasperati. Non c’è giustizia sociale senza giustizia ambientale!

7. Guerre, Starlink

Potremmo pensare che almeno sul fronte delle guerre in corso Trump e Musk siano una novità positiva. Questo è quello che ci si vuole far credere. Ma è vero? Il fatto che Trump chieda ai paesi NATO un aumento delle spese militari dal 2% al 5% del PIL è una notizia preoccupante. Pare che non voglia sempòlicemente far pagare le spese militari a qualcun altro riducendo i costi per gli Stati Uniti ma che la strategia sia proprio un aumento di tali spese, già cresciute di molto negli ultimi anni, il che fa pensare che il clima conflittuale che ci sta accompagnando da diversi anni sia destinato a continuare se non a crescere. E Starlink di Musk ha un chiaro utilizzo anche di tipo militare. Non a caso è usato dall’Ucraina nella guerra contro la Russia. Ricordiamo tutti cosa successe quando Musk lo “tolse” all’Ucraina per qualche tempo. E anche l’Italia pare che sia interessata al suo uso per motivi di “sicurezza nazionale”. Quanto il settore militare incida sulle emissioni climalteranti globali in tempo di pace lo analizzammo già qualche anno fa (qui l’articolo), quanto possano essere ancora più dannosi i conflitti è evidente come è evidente che anche Starlink sia un ulteriore “contributo” all’aumento delle emissioni cliamlteranti considerato quante migliaia di satelliti si devono mandare in orbita!

Che fare?

Dobbiamo ovviamente studiare a fondo i provvedimenti dell’Amministrazione Americana, diffondere dettagli sulle loro conseguenze e proporre azioni per contrastarli, continuando a combattere contro la crisi climatica e a denunciare le conseguenze di azioni sbagliate, se non addirittura criminali, soprattutto nei confronti delle future generazioni e delle popolazioni più svantaggiate.

Intanto possiamo leggere qualche libro che ci aiuti a comprendere le conseguenze che ci aspettano come, ad esempio,Prepariamoci a vivere in un mondo con meno risorse, meno energia, meno abbondanza… e forse più felicità di Luca Mercalli. O anche Clima bene comune di Luca Mercalli e Alessandra Goria.

Di Guido Marinelli per conto Valeria Belardelli

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